Petra Mandić: «Vi presento la mia visione di ciò che Fiume dovrebbe essere»

A tu per tu con la candidata sindaca di MOST che ci ha parlato di crisi demografica, imprenditoria e dignità sul lavoro

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Petra Mandić: «Vi presento la mia visione di ciò che Fiume dovrebbe essere»
Petra Mandić. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Abbiamo parlato con Petra Mandić, candidata alla carica di sindaca di Fiume dalle file del Most. Disponibile e aperta a rispondere alle nostre domande, vi presentiamo quello che ha condiviso con noi l’ultima delle tre donne a rincorrere questo prestigioso incarico.

C’è qualcosa di particolarmente interessante su di Lei che potrebbe, a Suo avviso, aiutare i lettori a conoscerla meglio e a capire per cosa si batte?
Quello che un tempo era normale, oggi può essere considerato quasi una curiosità: ho cinque figli. A tutti i livelli si avvertono le conseguenze della catastrofe demografica in atto. Presto, coloro che sono in grado di lavorare non riusciranno più a sostenere i bisogni della popolazione. Mi batto in particolare per le giovani famiglie e per la risoluzione di tutti i problemi che le affliggono, dall’alloggio accessibile al sostegno finanziario durante e dopo la gravidanza.

Una famiglia numerosa e l’impresa familiare che gestisco insieme a mio marito mi hanno insegnato a prendere decisioni rapide. Le piccole e medie imprese sono la spina dorsale di ogni economia sana, e mi impegno affinché dalla politica vengano creati i presupposti per il loro successo.

Qual è stato il momento decisivo o la motivazione che l’ha spinta a candidarsi a sindaca di Fiume?
Negli ultimi due mandati sono stata consigliera cittadina. Conosco bene il sistema e i processi che vi si svolgono. Inoltre, la gestione di un’impresa e la cura di una famiglia numerosa mi hanno insegnato a lavorare in modo efficiente ma anche attento. All’inizio ho esitato ad accettare la proposta della base del partito di candidarmi a sindaca rappresentando il Most e i suoi numerosi partner.

Il momento decisivo è arrivato quando, dei dipendenti della municipalizzata Rijeka plus e della Čistoća, mi hanno contattata (così come anche un dipendente dell’Autotrolej), tutti e tre con lo stesso problema: un trattamento disumano, quasi feudale, da parte dei loro datori di lavoro. Il mobbing e le continue umiliazioni dei dipendenti sono qualcosa su cui non posso stare a guardare senza reagire. Per questo motivo desidero mettere la mia esperienza, conoscenza e capacità al servizio del bene comune.

Come definirebbe i Suoi valori politici fondamentali e la Sua visione del mondo?
I valori politici fondamentali per cui mi batto sono innanzitutto la tolleranza e l’inclusività, nonché la dignità di ogni persona. Non impedirei mai a nessuno di riunirsi e di esprimere pubblicamente le proprie opinioni, anche se diverse dalle mie, finché ciò avviene nel rispetto della legge. Trovo del tutto inaccettabile la protesta contro i fedeli che pregano in piazza davanti alla cattedrale di San Vito, a cui hanno partecipato i candidati sindaci Sandra Krpan, Iva Rinčić e Nebojša Zelič.

Ai valori familiari e democristiani affianco anche quelli del liberalismo economico, che considero i più onesti ed efficaci. Quando lo Stato si intromette nei rapporti economici, emergono corruzione e favoritismi. Lo Stato deve invece essere attivamente coinvolto nella tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori.

Quali sarebbero le Sue prime decisioni concrete se assumesse la guida della città? Cosa ritiene richieda un intervento urgente a Fiume?
In primo luogo, procederei a una revisione di tutte le spese, poi ristrutturerei tutte le aziende cittadine e sostituirei le loro amministrazioni inefficienti.

C’è qualcosa contro cui intende lottare in particolare nella politica cittadina, se riceverà la fiducia dei cittadini?
Come già sottolineato, al centro del mio impegno ci sarà la lotta contro ogni forma di violazione della dignità umana, sia nel rapporto con i dipendenti delle aziende della Città, sia nei confronti degli utenti dei servizi municipali.

Come valuta la situazione attuale di Fiume e quale dovrebbe essere, secondo Lei, la sua direzione futura?
Fiume oggi è una città che prosperare e avanzare, è ferma, ristagna e addirittura regredisce. Manca di decisioni coraggiose e di cambiamenti pensati e di qualità. La nostra città sta letteralmente morendo. Anche altre città croate stanno vivendo questo processo, ma a Fiume succede più rapidamente. L’indice di vitalità, che indica il numero di nati vivi ogni cento decessi, dà risultati allarmanti: a Zagabria è 77, a Osijek 66, a Spalato 62, mentre a Fiume è un disastroso 37.

Presto, Fiume scenderà sotto i 100.000 abitanti e perderà lo status di grande città.

Il futuro della città deve puntare a renderla attrattiva per giovani famiglie e imprenditori, con alloggi accessibili, asili disponibili, trasporti efficienti e un ambiente ordinato. È fondamentale favorire l’imprenditoria e sviluppare Fiume come nodo di trasporto chiave per questa parte d’Europa.

Ha una visione a lungo termine per lo sviluppo della città e un piano concreto da attuare durante il Suo mandato?
Concretamente, chiuderei la municipalizzata Rijeka plus, rafforzerei l’Autotrolej e la Čistoća, che sono fondamentali per mantenere l’ordine in città. Preparerei progetti per tre nuovi asili, una casa per veterani e una per pensionati a Cantrida. Costruirei parcheggi multipiano nei quartieri.

In poco tempo, queste misure eliminerebbero gli ingorghi, renderebbero la città più pulita, i servizi più economici, gli asili più accessibili e gli alloggi più convenienti. I nostri veterani e pensionati avrebbero il diritto a una sistemazione dignitosa, vicino al mare, come meritano.

Infine, riorganizzerei completamente l’amministrazione cittadina affinché sia orientata alle persone e non al sistema burocratico.

Quali sono, secondo Lei, i maggiori punti di forza e i potenziali di Fiume che oggi non vengono sufficientemente sfruttati?
Il maggiore punto di forza e potenziale inutilizzato è la nostra posizione geostrategica. Fiume deve tornare a essere un centro di trasporto come un tempo. Ma per raggiungere questo obiettivo serve un ampio accordo. Serve collaborazione tra autorità locali e nazionali. Serve una visione da seguire, e questo è mancato negli ultimi trent’anni di amministrazione cittadina.

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