
I parchi sono tra gli elementi essenziali di una città. Altrove, le amministrazioni ne vanno fiere, li curano e li trasformano in spazi vivi. Nei centri urbani più avanzati, i parchi cittadini non sono solo distese di verde, ma veri e propri cuori pulsanti della vita sociale, culturale e sportiva. Qui la natura si intreccia con le esigenze della comunità, offrendo spazi ben curati dove i cittadini possono incontrarsi, rilassarsi e partecipare ad attività che arricchiscono la quotidianità.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
Dai concerti all’aperto alle proiezioni cinematografiche estive, i parchi delle città più sviluppate diventano veri teatri a cielo aperto, ospitando festival, mercatini tematici e biblioteche urbane dove è possibile leggere immersi nella tranquillità della natura. Anche lo sport trova spazio tra i viali alberati: percorsi fitness, campi da gioco e aree dedicate allo yoga e alla meditazione trasformano il parco in una palestra naturale accessibile a tutti.
Per le famiglie, i parchi offrono aree gioco moderne e sicure, laboratori didattici e persino piccole fattorie urbane, dove i più piccoli possono scoprire la fauna locale. Alcune città hanno puntato anche su orti comunitari, coinvolgendo i cittadini nella cura del verde pubblico e promuovendo una cultura della sostenibilità. Non manca l’attenzione alla biodiversità, con giardini botanici e oasi per la fauna urbana, né all’innovazione: in molte metropoli i parchi sono diventati veri e propri spazi di lavoro alternativi, con Wi-Fi gratuito e aree di co-working all’aperto, perfetti per chi cerca un’alternativa agli uffici tradizionali.
Un parco ben gestito non è solo un’area verde, ma un investimento per il benessere collettivo. Un’idea che molte città hanno già fatto propria, trasformando questi spazi in centri di aggregazione e qualità della vita.
A Fiume, invece, i tre grandi parchi cittadini (quelli di Mlaca, di Nikola Host e dell’eroe popolare a Tersatto) restano trascurati, lasciati in balia dell’incuria e dell’indifferenza. Il Parco di Mlaca, progettato nel lontano 1874 e una volta chiamato Giardino pubblico, è forse il peggiore dei tre citati. È uno spazio verde enorme, ma completamente inutilizzato. Nessun concerto estivo, nessuna esibizione di band locali, nessuna attività all’aperto. L’unica presenza costante è quella di qualche passante occasionale, dei proprietari di cani che ne approfittano per una passeggiata e di chi cerca un angolo appartato sulle panchine ormai logore, ben sapendo che qui nessuno verrà a disturbarlo. Più che un luogo di incontro, il parco è diventato una zona d’ombra, priva di vitalità.
Anche la vegetazione è frutto del caso. Gli alberi e le piante sono quelli che gli Austriaci, gli Italiani o gli Ungheresi hanno piantato secoli fa, oppure ciò che è cresciuto spontaneamente, senza alcun piano di cura o rinnovamento. Eppure, basterebbero piccoli interventi mirati per restituire dignità ai parchi cittadini: una regolare manutenzione del verde, un’illuminazione adeguata per garantire sicurezza, panchine e aree gioco rinnovate, la creazione di spazi dedicati ad attività culturali e sportive. Anche i pannelli informativi, che dovrebbero raccontare la storia del parco o offrire spunti educativi ai visitatori, sono ridotti a rottami. Le scritte sono ormai illeggibili, cancellate dal tempo, dall’usura e dagli immancabili scarabocchi. Alcune lettere sono sbiadite, altre completamente scomparse, rendendo impossibile decifrare il messaggio originario. Invece di trasmettere conoscenza, quei cartelli sono oggi testimoni silenziosi del degrado, simboli di una città che dimentica di prendersi cura del proprio patrimonio.
Vitomir Pajo Širola, eroe nazionale rappresentato con un busto all’ingresso del parco dalla parte sud, probabilmente si sentirebbe male nell’osservare lo spettacolo attorno a lui. Non servono investimenti faraonici, ma una visione più attenta e consapevole del potenziale che questi luoghi potrebbero esprimere.
La gestione attuale, invece, lascia spazio solo al degrado: sentieri sconnessi, cestini divelti, alberi pericolanti, recinzioni assenti e un’illuminazione inadeguata. In queste condizioni, è difficile aspettarsi che i cittadini sviluppino una cultura della fruizione degli spazi verdi, quando i parchi stessi sembrano essere dimenticati da chi dovrebbe prendersene cura. Non si può dire che il parco di Mlaca sia completamente privo di eventi. Certo, non mancano belle iniziative, come quella dell’Urbani Separe sotto il nome “Saluti da Mlaca!” (Pozdrav s Mlake!), che ha ridato vita agli spazi del parco con laboratori, eventi concreti e conferenze. Ci sono anche state alcune attività organizzate dalla scuola elementare “Podmurvice”, così come vari eventi educativi e turistici. Tuttavia, dobbiamo ammettere che tutto ciò è ancora troppo poco per un parco di queste dimensioni, quasi una goccia nell’oceano.
Fiume può e deve fare meglio. Prima di proiettarsi verso nuove sfide, la città dovrebbe cominciare a valorizzare ciò che già possiede. In fondo, ogni comunità si ritrova a vivere con l’amministrazione che sceglie. E se lo stato delle cose è questo, forse è anche perché la cittadinanza ha smesso di chiedere di più. Ma con una gestione più attenta e investimenti mirati, i parchi potrebbero diventare veri centri di aggregazione e bellezza, piuttosto che specchi fedeli del degrado che da troppo tempo si trascina tra i viali della città. Serve solo un pizzico di volontà. E purtroppo, questa manca ormai da troppo tempo.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

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