Pandemia. Ascoltare la voce della scienza

Pannello di discussione sul ruolo degli esperti nelle decisioni pubbliche durante l’emergenza sanitaria

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Pandemia. Ascoltare la voce della scienza

Perché la scienza è affidabile? In che modo i risultati scientifici vengono verificati ed entrano nel dominio delle delibere pubbliche? Come i politici e coloro che apportano decisioni dovrebbero formulare le leggi della politica pubblica? Effettivamente poi, nella pratica epidemiologica e nell’ottica del lavoro dell’Unità di crisi e della pratica civile, che succede? Su queste domande si è riflettuto ad Abbazia, nella villa Antonio, dove ha avuto luogo il 27° forum inerente al progetto Opatija Coffeehouse Debates, che mira a unire la comunità locale con quella accademica e popolarizzare la scienza e la cultura deliberativa e democratica. Organizzato dall’Associazione Kulturni front (Fronte culturale), dalla Facoltà di Filosofia di Fiume e dall’Amadria park hotel, si è tenuto il 18° pannello di discussione, coordinato da Ivan Cerovac, professore presso la Facoltà di Filosofia di Fiume, al quale sono intervenuti tre pannellisti, Ilija Brizić, docente presso la Facoltà di Medicina di Fiume (Centro di Proteomica), Elvio Baccarini, professore presso la Facoltà di Filosofia di Fiume e l’epidemiologo Mario Sušanj, membro dell’Unità di crisi abbaziana, che hanno affrontato il tema “Il ruolo degli esperti nelle decisioni pubbliche al tempo della pandemia.”

 

Brizić, che da oltre dieci anni si occupa delle risposte immunitarie alle infezioni virali con un gruppo di ricercatori, riconosciuto in Croazia e all’estero per il lavoro svolto presso il Centro nazionale per l’eccellenza nel campo dell’ immunologia virale, ha rilevato che oggidì vi è un grande spartiacque tra le tecnologie di cui ci serviamo e l’effettiva conoscenza delle stesse. “Attualmente il 50 per cento delle persone rifiuta l’immunizzazione per disinformazione, non rendendosi conto della serietà delle ricerche scientifiche – ha esordito l’esperto –. Affinché un lavoro di ricerca scientifica sia accettato e pubblicato su qualche rivista del settore (generalmente passa anche un anno e mezzo), deve sottostare a un complesso processo scientifico, che parte dal porsi una serie di domande a fare delle ipotesi sull’argomento, fino all’effettuazione di esperimenti che generalmente durano anche molti anni. Nel caso del Covid-19, dato il grande numero di contagiati e la quantità degli scienziati coinvolti, abbiamo ricevuto delle risposte in un tempo relativamente breve. Trattasi di responsi basati su prove valide e su metodi raffinati utilizzati nella biomedicina, dai quali si sono tratte delle conclusioni, pubblicate in svariate riviste scientifiche”, ha spiegato aggiungendo che “dobbiamo seguire la scienza e non credere a informazioni fabbricate.”

Sulla scia delle affermazioni di Brizić, Elvio Baccarini ha sostenuto che “La percezione attuale delle libertà umane fondamentali e della democrazia è essenzialmente diversa dalle motivazioni sulla nascita della consapevolezza delle stesse. Le persone che hanno scritto su questo tema lo hanno fatto per creare una società libera, prerogativa fondamentale per liberare la razionalità, le ricerche e la conoscenza. Se non si gode delle libertà di cui sopra ci saranno comunque coloro che arriveranno a scoperte geniali, ma le stesse riceveranno il dovuto spazio in ritardo, o più tardi del necessario. Desideriamo davvero sia così o preferiamo un sistema che favoreggi la genialità, le possibilità e le potenzialità di ogni individuo? Solo un individuo libero è un soggetto la cui dignità e integrità saranno protette. Un sistema che tutela le libertà è indispensabile per vivere in armonia e progresso. Nessuno degli autori di cui sopra ha mai immaginato la legittimazione della libertà che minaccia i diritti degli altri individui. In relazione alla pandemia vi sono state delle resistenze irrazionali a talune disposizioni epidemiologiche sulle quale vige un consenso generale. La voce degli esperti e quella degli inesperti non ha lo stesso peso e permettere alla scienza di decidere, soprattutto nelle situazioni di crisi, non significa né violare le libertà fondamentali né i diritti democratici.”

”Nel corso della pandemia sono andato incontro a vari aspetti, anche di natura legale. Dal mio punto di vista l’epidemia è uno stato di guerra e il nostro lavoro mira a proteggere e difendere le persone, al bene comune – ha chiarito Mario Sušanj –. Si parla tanto di libertà, diritti, leggi. Quando non trovo risposte su qualche argomento mi affido alle persone esperte, ai professionisti del settore. Sono rimasto sbalordito da tutta la sfiducia nei nostri confronti e in quelli della scienza.” – ha concluso l’epidemiologo mettendo in risalto il fatto che la stessa, invece, è l’unica salvezza.

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