
La Comunità degli Italiani di Fiume ha ospitato ieri due gruppi di ragazzi, studenti degli ultimi anni delle scuole superiori di Trieste e Carrara, per offrire loro uno spunto in più sugli eventi storici che hanno coinvolto queste terre, ma anche su quella che è la quotidianità degli italiani che vivono a Fiume. Ad accoglierli c’era Enea Dessardo, presidente della CI, il quale ha iniziato il suo racconto partendo dal presente, anche perché i ragazzi avevano già affrontato un percorso esplorativo della città, con tanto di lezioni a cielo aperto. Dessardo ha così spiegato loro degli asili, delle scuole e del Dipartimento di italianistica, dove le lezioni avvengono interamente in lingua italiana, ma anche de La Voce del popolo e più in generale dell’EDIT, di Radio Fiume, del Dramma Italiano e di tanti altri soggetti che compongono una fitta rete di italianità in città. Si è parlato anche dei numeri al censimento del 2021 e di come questi siano sostanzialmente molto diversi rispetto al numero di soci effettivi della Comunità, ossia di persone che si sono dichiarate di madrelingua o di cultura italiana.
Come dichiararsi?
“È molto difficile comprendere fino in fondo questo fenomeno, ma bisogna considerare il fatto che lo stato Croato riconosca la nazionalità come un qualche cosa di esclusivo, nel senso che si può essere o italiani o croati, o nel caso qualcos’altro. Per molte persone è però molto difficile dichiararsi così. Anche guardando alla mia famiglia, mio padre, mio nonno e suo padre sono tutti italiani, ma mia madre è croata, io dunque come mi dovrei dichiarare, capite la situazione?”, ha affermato Dessardo.
Sulle «Tracce del ricordo»
La prima comitiva, quella da Trieste, contava un centinaio di ragazzi, provenienti da quattro diversi licei, giunti qui nell’ambito del progetto Tracce del Ricordo, promosso dalla Città di Trieste con l’obiettivo di avvicinare gli alunni alla storia, dando loro la possibilità di vedere con i propri occhi alcuni dei territori dove sono avvenuti alcuni fatti storici particolarmente importanti.
In questo contesto il professore Stefano Pilotto ha spiegato loro molto sulla storia della Seconda Guerra mondiale e in particolare sulle vicende del Confine orientale, il dramma dell’esodo e le foibe, con una grande capacità dialettica e la volontà di far capire ai ragazzi come ancora oggi ci sia una narrazione molto diversa fra la parte italiana e quella croata su quanto successo in questi territori. “Per l’Italia queste terre erano italiane, abbiamo visto oggi i leoni veneziani e sappiamo dei resti romani che ci sono qui. Ma la Jugoslavia considerava il territorio come suo e ha visto l’arrivo dell’Italia, dopo la Prima Guerra mondiale, come un’invasione”, ha affermato il professore.
Argomento interessante
I ragazzi si sono dimostrati interessati agli argomenti trattati ed hanno posto un certo numero di domande. Erano curiosi di sapere su come funzionassero gli esami di maturità in un contesto dove ci sono scuole italiane sul territorio croato, oppure quali fossero i rapporti fra la minoranza italiana e la maggioranza croata o ancora se ci siano dei legami forti con la comunità degli esuli. La comitiva è poi partita per Pola dove ha fatto tappa alla CI locale.
Un viaggio per ricordare
Il secondo gruppo di allievi, una trentina, è giunto invece dalla Toscana, specificatamente dall’Istituto tecnico Galilei di Carrara (Ms). La loro permanenza in città è dovuta al Viaggio del Ricordo, un progetto che va avanti ormai da anni allo scopo di conoscere la storia del Confine orientale italiano e l’esodo istriano, giuliano, dalmata e che porta ogni anno nuove scuole ad esplorare le nostre terre.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ
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