Operai rumeni senza stipendio. Fermati i lavori alla Raffineria

Protesta pacifica ieri a Urinj di un gruppo di lavoratori dell’azienda subappaltatrice. INA: «Noi onoriamo gli impegni presi»

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Operai rumeni senza stipendio. Fermati i lavori alla Raffineria
Una cinquantina di operai rumeni ha incrociato le braccia ieri dinanzi al cancello 2 della Raffineria di Urinj. Foto: GORAN KOVACIC/PIXSELL

Azienda subappaltatrice in bancarotta, o quasi. Operai rumeni senza stipendio. Risultato: protesta pacifica, seguita da precisazioni e notizie tutt’altro che promettenti per i lavoratori.

“Noi non c’entriamo”, è stato uno degli ultimi, in questo caso dell’INA, tra i vari comunicati, che si sono susseguiti in sequenza rapida, nel corso della mattinata di ieri, in merito alla protesta di una cinquantina di operai rumeni impegnati nei lavori di ammodernamento della Raffineria di Urinj. Per l’ammodernamento e l’ampliamento degli stabilimenti, un mega progetto che viene realizzato con molti anni di ritardo, l’INA investe intorno ai 4 miliardi di kune. L’appalto, a conclusione di una gara internazionale, è stato assegnato a una società italiana con sede a Roma, la “KT-Kinetics Technolohy”. Tra il cliente, ovvero l’INA, e l’impresa appaltatrice italiana non c’è una, bensì ci sono due imprese in subappalto.
L’ultima nella catena, quella che dovrebbe versare gli stipendi agli operai rumeni, personale qualificato, è l’“IGW Proiecte international” con sede a Bucarest, agenzia per l’intermediazione nelle forniture di manodopera. Quest’ultima è stata ingaggiata dalla “JCR Christof Services” con sede in Romania, compagnia figlia dell’austriaca “Christof Industries Global Gmbh” che invece ha sede a Graz in Austria.
Mentre l’INA, come cliente sottolinea il fatto che ha sempre provveduto a onorare gli impegni presi, provvedendo a versare i bonifici secondo le dinamiche stabilite, è venuto a spezzarsi uno degli anelli della catena. Lo ha spiegato l’avvocato fiumano Marko Hrstić, delegato a rappresentare l’“IGW Proiecte International” di Bucarest, quella che, tecnicamente, ha l’obbligo di saldare gli stipendi. Il comunicato dell’ufficio legale recita: “A causa delle difficoltà finanziarie di una delle principali imprese subappaltatrici (Christof Industries Global Gmbh – Graz), che logicamente si ripercuotono sull’azienda figlia con sede in Romania, l’azienda come altri subappaltatori, si trova in gravi problemi finanziari. Il mio cliente è sull’orlo della bancarotta. Si tratta di un’agenzia che fornisce manodopera, con un contratto stipulato con la JCR Christof alla quale sono stati messi a disposizione oltre cinquanta lavoratori. Il nostro cliente, l’Agenzia, ha l’obbligo di versare gli stipendi, come datore di lavoro, a prescindere dal fatto che i subappaltatori abbiano o meno provveduto a pagare per il servizio. Finora il nostro cliente ha cercato di provvedere attingendo alle proprie risorse, ma adesso è sull’orlo della bancarotta”.
L’ufficio legale aggiunge nel comunicato che si tratta di cittadini rumeni le cui famiglie risiedono in Romania e che dipendono dalle paghe di questi operai, i quali ora si trovano in un vicolo cieco. “Per questo motivo è stata avviata l’iniziativa di protesta con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, con l’auspicio che l’INA e l’appaltatrice KT-Kinetics Technology, assumano il ruolo di ‘chain ability’ adempiendo agli obblighi dell’‘anello mancante’ della catena”. “Nonostante le difficoltà – conclude il comunicato –, gli operai ingaggiati non hanno mai smesso di lavorare a questo progetto d’importanza strategica per lo Stato”.
L’INA, d’altro canto, spiega in modo inequivocabile: “L’azienda non ha alcuna responsabilità nel cercare una soluzione al problema insorto tra l’azienda appaltatrice e i subappaltatori. Adempie regolarmente agli impegni finanziari nei confronti della compagnia appaltatrice e speriamo che si possa giungere a una soluzione in tempi brevi”. I subappaltatori austriaci, con l’azienda figlia rumena, hanno accumulato nei confronti dell’agenzia IGW – formalmente datore di lavoro per gli operai impiegati a Urinj – debiti per circa 700mila euro, mentre ai lavoratori non sono state versate le due ultime mensilità.

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