
Abbiamo azzeccato il pronostico, ma è mancato poco, pochissimo, un solo voto per smentirci. Fumata nera ieri, alla sessione di insediamento del Consiglio cittadino in cui non c’è stata una maggioranza per eleggere il presidente. Si è votato due volte, concedendo una sosta, mezz’ora di riflessione, per ripensarci al secondo tentativo. Niente da fare. Ci sarà un nuovo tentativo entro 30 giorni, come prevede la legge, ma quanto visto ieri testimonia di un clima politico cambiato notevolmente.
Ecco cos’è successo nell’aula consiliare in cui ha regnato il caldo, nel vero senso della parola, senza un adeguato sistema di climatizzazione. Dopo le formalità, la nomina delle Commissioni per procedere con l’iter formale di costituzione dell’organo rappresentativo, con il giuramento dei consiglieri eletti, è arrivato il punto chiave dell’ordine del giorno. C’è stata una sola proposta per quanto riguarda il presidente del Consiglio cittadino, quella di Robert Kurelić, come era stato annunciato e anticipato dalla sindaca Iva Rinčić qualche giorno fa. Egli fa parte dell’Azione dei giovani, uno dei partiti che l’ha sostenuta nel contesto di una grande coalizione che comprende anche Unione del Quarnero, Centar, HSU e Alternativa 101.
Tecnologia capricciosa
Il voto per alzata di mano è una pratica da tempo abbandonata. C’è il voto elettronico, un tasto da pigiare, per esprimere il proprio parere. In questo senso, la sessione di ieri è stata “ibrida” a causa di sua Maestà Internet che ha deciso di mettere alla prova le capacità umane di farne a meno. Si è votato, quindi, sotto la guida provvisoria di un Dj, consigliere di Unione del Quarnero, Robert Salečić, con tanto di bandana con i colori della bandiera storica fiumana. Alle bizze delle fibre ottiche si è ovviato con il tradizionale metodo in cui gli aventi diritto esprimono il proprio voto alzando la mano, a beneficio dei fotoreporter.

Foto: RONI BRMALJ
Esame di ripetizione e supplettive
La coalizione che ha sostenuto la sindaca Iva Rinčić ha 11 seggi, mentre per la maggioranza ne servirebbero 15. Al momento, il Consiglio cittadino ha 31 membri al quale se ne aggiungerà uno, presumibilmente a settembre, e sarà quello che rappresenterà la minoranza italiana che per Statuto ha diritto al seggio specifico. Ci vorranno le elezioni supplettive in quanto nessuna delle formazioni politiche, coalizioni o partiti singoli, ha piazzato un’italiana o un italiano nel turno ordinario delle elezioni. Per eleggere il presidente proposto, si sarebbero dovuto ottenere altri 5 voti. Sono arrivati quelli di MOST e quelli di due dei complessivi tre consiglieri della lista civica di Marko Filipović. Quest’ultimo, tra l’altro, ha rinunciato al suo posto di consigliere dopo essere stato superato nel turno di ballottaggio da Iva Rinčić. Ieri i due dei più vicini sostenitori dell’ex sindaco Filipović, hanno votato a favore della proposta della sua antagonista nella corsa per la carica di sindaco.
Con questi due voti si è arrivati a quota 15, sia nella prima che nella seconda votazione, quest’ultima svolta nei canoni delle nuove tecnologie, senza dover andare a scorgere tra i banchi dell’aula consiliare chi ha alzato la mano e chi no. Dei rimanenti 16 consiglieri, 4 sono stati contrari, cioè 3 dell’SDP e uno della DDI-IDS. Astenuti, quindi i 5 dell’HDZ, 3 di Možemo!, 3 di PGS e uno della lista civica di Marko Filipović. Tra le due votazioni nessuno ha cambiato idea. La sessione si è conclusa con un nulla di fatto e poi, nell’atrio del Salone del sindaco, con il buffet in cui si è brindato solo al prossimo incontro.
Rinčić: «Elezioni anticipate, perché no?»
Prima che i protagonisti della mattinata potessero abbandonare l’Aula consiliare per raggiungere il più accogliente locale al piano superiore dove trovare un po’ di ristoro, abbiamo intercettato le persone chiave. Primo tentativo fallito. Cosa non ha funzionato? Ecco cosa ci ha detto Iva Rinčić. “Noi abbiamo formulato la nostra proposta e credo che la rifaremo. Siamo stati quelli che hanno ottenuto il maggiore consenso da parte degli elettori e mi dispiace che ciò non sia stato riconosciuto dai consiglieri. Per noi non sarebbe stato un premio, ma la possibilità di cominciare a lavorare con responsabilità”.
Rinčić avevva ipotizzato, con ottimismo, a un esito simile a quello avuto nell’Assemblea regionale. Sono due realtà diverse? “Nell’Assemblea regionale non ci sono stati tanti ostacoli, evidentemente, per eleggere il presidente. Qui, mi sembra, ci sono degli schieramenti politici che mantengono un approccio alla politica superato. Noi non siamo interessati alle ‘botteghe’, ma alla realizzazione di progetti, a decidere in modo trasparente, consapevoli della responsabilità di cui siamo stati investiti”.
Cosa ci si può aspettare dalla prossima sessione di insediamento? Come ottenere i voti necessari senza “botteghe”? Rinčić non è apparsa preoccupata, anzi: “Non escludiamo nemmeno l’ipotesi delle elezioni anticipate. Vorrei che non si arrivasse a tanto, per una questione di tempo perso e di risorse spese. Le esperienze insegnano che in casi come questo chi detiene il potere esecutivo parte con un certo vantaggio. Non dico altro”.
Nella Regione litoraneo-montana, però, chi detiene il potere esecutivo, il presidente SDP Ivica Lukanović, non ha esitato a cedere la presidenza dell’Assemblea all’opposizione, il che ha portato a un’elezione unanime di Marko Boras Mandić. “Senza l’opposizione l’Assemblea non si sarebbe potuta costituire”. È un po’ lo stesso qui in Città? “Abbiamo avuto delle indicazioni preliminari che poi sono cambiate. Mi dispiace che non sia riuscito al primo tentativo l’insediamento del Consiglio cittadino”.

Foto: RONI BRMALJ
Problemi di comunicazione
L’HDZ, all’opposizione da sempre nel Consiglio cittadino di Fiume, è il partito più rappresentato. Ha 5 consiglieri, due in meno rispetto allo scorso mandato, ma, numeri alla mano è sicuramente un interlocutore da tenere in considerazione. Non l’ha fatto Rinčić e Josip Ostrogović, deputato al Sabor e capo della sezione fiumana del partito, ha commentato così: “Siamo stati astenuti perché dalle elezioni a oggi nessuno ci ha contattati. Ci siamo ritrovati a dover votare per una persona che vediamo per la prima volta. È il primo autogol delle nuove strutture al potere. Con altri partiti di minore rilevanza ci sono state delle trattative, anche a due tornate”.
Lista Filipović divisa
L’ex sindaco Marko FIlipović è stato uno, non l’unico, degli artefici del tracollo dell’SDP a Fiume. Ha scelto di candidarsi a sindaco come indipendente e proponendo una lista civica. La lista si è aggiudicata tre seggi. Il portavoce informale, per ora, della lista è Stefan Mataja Mafrici, a sua volta “dissidente” SDP. Anche nella lista non sembra esserci un’unica anima. “Non è così. Il nostro intento è principalmente quello di essere costruttivi – ci ha detto Mataja Mafrici –, tenendo fede a quanto promesso agli elettori che hanno votato per noi. Abbiamo concluso, tra di noi, che sia giusto votare in base alla propria coscienza. Non ritengo che l’elezione del presidente del Consiglio sia un momento cruciale. Io sono stato l’unico astenuto, mentre i miei colleghi hanno votato a favore della proposta presentata. Non sono convinto che sia giusto che tutte le cariche appartengano a chi ha vinto alle elezioni, ma non con una maggioranza tale da giustificare questo atteggiamento. La loro lista ha conquistato il 30 per cento dei voti. Il rimanente 70 per cento? Sono elettori che hanno votato per altre opzioni politiche. Non sarebbe giusto, forse, concedere a chi rappresenta quel 70 per cento una carica come quella del presidente del Consiglio cittadino? Tutti noi operiamo per il bene della comunità”. Se si dovesse proporre nuovamente Kurelić come candidato, come si voterà? “Non è prassi ricandidare lo stesso nome. Non mi ricordo di casi simili in Croazia. Forse sbaglio, ma in questa situazione sarebbe una buona decisione porgere la mano a chi rappresenta il 70 per cento degli elettori”.
«Concedere il posto all’opposizione»
Abbiamo incontrato Sandra Krpan, candidata SDP a sindaco, eliminata al primo turno, vicesindaca nello scorso mandato e sicuramente uno dei fattori di rottura all’interno del partito. È acqua passata, ma Krpan, deputata al Sabor, si tiene anche il seggio in Città. Le abbiamo chiesto di commentare la situazione, ma ci ha dirottati verso Goran Palčevski, anch’egli vicesindaco di Filipović fino a poche settimane fa e oggi probabile capogruppo nel Consiglio cittadino: “Ci aspettavamo un livello più alto di comunicazione. Dobbiamo sapere che Iva Rinčić e la sua lista non sono i vincitori assoluti alle elezioni per cui ci si dovrebbe aspettare che la carica di presidente del Consiglio cittadino possa venire concessa all’opposizione. Sarebbe onesto e corretto”.
Concludiamo il riassunto di una mattinata, tutto sommato, tranquilla. Non si è trovato un accordo, ma non ci sono stati toni accesi, schermaglie e momenti di tensione. C’è un mese di tempo per tutti per riflettere e per mettere a tacere i complottisti, onnipresenti, che sanno fin d’ora come andrà a finire.
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