Nugent von Westmeath. I nobili all’ombra dell’alloro

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Nugent von Westmeath. I nobili all’ombra dell’alloro
I due sarcofaghi. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

All’entrata del Castello di Tersatto, quasi nascosti da un rigoglioso e protettivo alloro, si possono osservare due reliquie. Sembrano dei grandi vasi da giardino, di quelli che, generalmente, si collocano nei parchi o sulle terrazze dei ristoranti. Al loro interno c’è un po’ di tutto, foglie, mozziconi di sigarette, immondizia. Ogni tanto si vede anche qualcuno seduto sui loro bordi, in cerca di un po’ di ombra o pace. Trattasi, invece, di due preziosissimi sarcofagi, distrutti, abbandonati e dimenticati. Un vero e proprio scempio.

Una preziosa collezione d’arte
Sul feldmaresciallo austriaco Laval Nugent von Westmeath, irlandese di nascita, discendente della più antica nobiltà francese – risalente al 900 d.c. –, fondatore a Tersatto del primo Museo in territorio croato (1842) si sa già tutto, o quasi, come pure della sua passione per il collezionismo e per aver acquistato, ricevuto in dono o requisito come bottino di guerra statue, busti, vasellame greco, etrusco, romano, e quant’altro. Si conoscono pure i dettagli inerenti alla sua proficua unione con la giovane principessa Giovanna Riario Sforza, imparentata con svariate case reali europee e con l’antica e potente aristocrazia italiana, la quale portò in dote una quantità ingente di quadri di importanti artisti italiani. Non pago di tutto ciò e forte dei suoi poteri e denari Nugent, alla fine degli anni ‘30 del XIX secolo, acquistò le rovine di ben cinque Castelli dei Frankopan, tra cui anche quello di Tersatto (gli altri erano i Castelli Bosiljevo, Stelnik, Dubovac e Sušica), li fece ristrutturare e, facendoli diventare importanti fulcri culturali e civici, gli ridiede nuova vita. Nugent morì il 22 agosto 1862 nel castello di Bosiljevo e il suo corpo fu, in seguito, trasferito a Tersatto, in un sarcofago nel tempio dorico “La pace dell’eroe”, accanto a quello di sua moglie, dove rimase per circa un secolo.

Da Mausoleo a… bagno pubblico
Nel 1960, per ragioni ignote, sotto la sovrintendenza del famoso architetto Igor Emili e dell’accademico Branko Fučić, il Mausoleo dei Nugent, dove riposavano il conte e i suoi discendenti, venne profanato, i sarcofaghi distrutti con martelli pneumatici e buttati a pezzi intorno alla fortezza, le ossa dei defunti gettati alla rinfusa in un sacco e murati nella Torre romana. Successivamente il sepolcro divenne in parte magazzino per le bibite e cucina di un ristorante e in parte bagno pubblico.

La leggenda
A detta dello storico fiumano Igor Žic (da “Laval Nugent, il re croato mai incoronato”/”Laval Nugent, neokrunjeni kralj Hrvatske”), alcuni anni dopo il sacrilegio, circolava la leggenda secondo la quale, in seguito all’apertura dei sarcofagi di Laval e di sua moglie, davanti agli sguardi sbalorditi dei “saccheggiatori di tombe”, i quali si aspettavano chissà che tesoro o ricchezze, apparve il cadavere del conte non intaccato dalla decomposizione, elegantissimo nella sua più lussuosa uniforme da feldmaresciallo, con l’espressione severa e calma, come se dormisse. In pochi attimi lo stupore avrebbe lasciato posto alla delusione e alla rabbia e, munitisi di martelli pneumatici, i profanatori avrebbero fatto a pezzi le tombe e murato le ossa dei coniugi. Dicesi che, da allora, durante le notti buie e tempestose, i passi del vecchio feldmaresciallo, la cui pace è stata importunata e martellata, riecheggino nel Castello.

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