«Nasi rossi». Artefici della terapia del sorriso

A colloquio con Jorge Correa Bethencourt e Nataša Tepša Budija, due medici clown che fanno parte dello staff dell’Ospedale pediatrico e della Casa di riposo a Costabella

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«Nasi rossi». Artefici della terapia del sorriso
I medici clown nella Casa di risposo di Costabella. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Le giornate trascorse all’ospedale non sono sicuramente delle belle esperienze, specialmente se i degenti sono bambini. Non è facile, infatti, dover rimanere per giorni in una stanza senza la vicinanza dei propri cari e in un ambiente completamente estraneo. Anche se il personale medico e paramedico s’impegna a rendere la degenza quanto meno dolorosa, essere lontani da casa è pur sempre difficile. Per questo motivo da alcuni anni ci pensano i “Nasi rossi” a rendere meno tristi le loro giornate. Per il momento i medici clown che sostengono i piccoli pazienti e i familiari, affiancando lo staff medico, sono in 29 e sono presenti in 14 ospedali a livello nazionale: a Fiume, Osijek, Spalato e Zagabria. A Fiume sono in 4 a fare tappa all’Ospedale pediatrico, ma anche alla Casa di riposo di Costabella. Sono i “dottori” Lila (Nina Sabo), Tajčica (Sendi Bakotić), Pistacija Točkić Crtić (Nataša Tepša Budija) e Torpedo (Jorge Correa Bethencourt). Abbiamo incontrato gli ultimi due i quali, durante una simpatica chiacchierata, ci hanno raccontato il loro percorso per diventare medici clown. “Sono un ‘naso rosso’ da 8 anni – spiega Nataša Tepša Budija –. L’idea è nata dal fatto che faccio parte del mondo dell’arte, ovvero sono un’attrice da quasi 20 anni, e quando a Fiume c’è stata l’audizione, su invito del collega Marko Kalc, che ora lavora in Slovenia, ho deciso di presentarmi. È stata una due giorni molto impegnativa, perché oltre all’audizione vera e propria, ci sono vari laboratori per scoprire quale sarà il nostro ruolo anche durante il processo lavorativo e non solo durante la nostra esibizione. Non tutti possono fare questo lavoro, anche se magari sono dei bravi attori. C’è bisogno di tanta sensibilità, coraggio per affrontare i problemi che affliggono i piccoli pazienti ed entrare nella loro sfera più intima, quando bisogna creare armonia tra i bambini, i genitori e lo staff medico. Anche il lavoro con gli anziani è molto delicato. Sono una persona molto emotiva e per me tutto il percorso è stato molto naturale. Posso confermare che è il lavoro più bello del mondo e non posso immaginarne un altro dove mettere l’arte a disposizione del prossimo. Mi piace questo compito perché si abbina molto bene al tipo di lavoro che svolgo regolarmente, ovvero quello di attrice e direttrice di una scuola di recitazione per bambini”.

Avete contatti sia con i bambini che con gli anziani. Quale dei due ruoli è quello più difficile dal punto di vista emotivo?
“Sono entrambe delle bellissime esperienze, anche se forse risulta un po’ più faticoso nella Casa per anziani. I bambini hanno una gioia naturale, in barba al problema del momento e per me diventa più facile relazionarmi con loro. Gli anziani, invece, portano purtroppo sulle loro spalle gli anni, le malattie e l’impossibilità di essere autonomi nella maggior parte dei casi. Noi visitiamo anche quelli che sono autosufficienti ed escono dalla struttura, però si inizia con gli infermi che hanno più bisogno di compagnia. Devo dire che tante volte ci sorprendono con le loro reazioni e con il loro calore. La differenza più grande riguarda il fatto che i bambini sono di passaggio negli ospedali, forse li vedremo una sola volta e poi se ne andranno a casa. Gli anziani, invece, vivono nella Casa e quindi siamo a contatto con loro costantemente. Sono due lavori diversi, però veniamo preparati per entrambi. Le audizioni sono solo il primo passo. Poi segue un’istruzione lunga 7 anni, in base al curricolo, e solo allora riceviamo il certificato vero e proprio. Dobbiamo avere anche una base per quanto riguarda le malattie e un approccio psicologico. Non è un hobby, ma un lavoro vero e proprio. Gli stage continuano sempre e abbiamo laboratori specifici per i vari tipi di pubblico. Ad esempio, negli ospedali tutto avviene in modo molto dinamico e colorato, mentre con gli anziani siamo vestiti in modo più ‘sobrio’ e tutto lo spettacolo avviene in modo molto più lento e dettagliato. Dobbiamo sapere come relazionarci con le persone dementi, con quelle estroverse… è un processo d’istruzione che non finisce mai. Non siamo dei medici, ma solo degli attori che portano un po’ di gioia”, spiega Nataša Tepša Budija.

Come reagiscono i bambini quando vi vedono, ovvero come vi preparate per la performance?
“Abbiamo delle tecniche di lavoro in coppia, dove ci mettiamo d’accordo su come iniziare l’approccio. La coppia rappresenta fratelli o sorelle, e uno dei due fa sempre la parte dello sciocco, ovvero di quello un po’ sbadato, che non capisce le cose al volo, il che fa sempre molto ridere i bambini. A volte cantiamo, altre suoniamo, usiamo dei requisiti o facciamo dei giochi di prestigio. Dipende da come reagiscono i bambini. Comunque non improvvisiamo mai, ma siamo sempre coordinati. Ci basta uno sguardo per capirci e iniziare lo show che spesso è una sorpresa per i piccoli degenti”, racconta Jorge Correa Bethencourt, il quale ha voluto sottolineare che si è presentato la prima volta all’audizione 7 anni fa, ma è stato bocciato. “Ho lavorato per anni come attore a Londra, ma non pensavo di diventare un clown un giorno. Poi ho deciso di riprovare e ci sono riuscito. Ho visto però che non è tanto facile perché bisogna avere molta sensibilità. L’organizzazione però è ad altissimo livello ed è un lavoro splendido. Abbiamo un supporto meraviglioso e questi 5 anni sono trascorsi in un attimo”, conclude Nataša.
I Nasi rossi sono stati molto attivi anche durante la pandemia, da remoto però. “Avevamo un’applicazione con la quale gli interessati potevano ‘prenotare’ un clown per 20 minuti e in quel momento ci collegavamo, noi dalle nostre case, con il bambino in ospedale, il quale comunicava solo con noi. Un clown privato. Non è stato facile, però siamo stati presenti sempre. Poi ci sono stati anche dei mini video su YouTube, mandati in onda anche sulla TV nazionale durante la scuola online nel periodo di lockdown”, spiegano i “medici” Pistacija e Torpedo.
Un lavoro lodevole, ma per niente facile, che però a fine giornata, come precisato dai nostri interlocutori, riempie l’anima. Da ricordare che i “Nasi rossi” sono un’Associazione a livello nazionale, che opera grazie alle donazioni fatte dai cittadini e dagli sponsor. Ulteriori informazioni sono reperibili sul sito www.crveninosovi.hr.

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