Lopača. Una sigaretta accesa ha dato origine al rogo?

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Lopača. Una sigaretta accesa ha dato origine al rogo?

All’origine dell’incendio divampato venerdì scorso al terzo piano della Clinica psichiatrica di Lopača, nel quale una persona ha perso la vita e un’altra è rimasta gravemente ustionata, potrebbe essere stato un mozzicone di sigaretta non spento. Secondo fonti ufficiose, un paziente (e comunque non la vittima) si sarebbe messo a fumare mentre beveva il suo caffè, quando la sigaretta gli è scivolata dalle dita, cadendo su materiale altamente infiammabile, sprigionando le prime fiamme in pochi istanti. Un’ipotesi che ha preso piede dopo che nella giornata di sabato, al termine delle indagini preliminari, gli inquirenti avevano escluso la causa di natura tecnica. La portavoce della Questura regionale, Ankica Kolić, ha fatto sapere che l’identità e la causa del decesso dell’unica vittima verranno stabilite una volta effettuata l’autopsia. Nel rogo, a subire maggiori danni sono stati il primo e il secondo piano della struttura, e non il terzo e il quarto com’era sembrato in un primo momento, mentre il danno materiale complessivo verrà determinato in un secondo momento.

Intossicato anche un pompiere

La persona rimasta gravemente ustionata si trova nel reparto di terapia intensiva al Centro clinico-ospedaliero a Sušak, mentre 11 dei 15 pazienti rimasti intossicati sono stati dimessi. Gli altri quattro sono ancora ricoverati nel reparto di pneumologia, ma solo in via precauzionale e a breve lasceranno l’ospedale. Anche un pompiere del Corpo dei volontari di Jelenje è stato ricoverato dopo essere rimasto anch’egli intossicato nelle operazioni di spegnimento.
Al momento del rogo nell’edificio c’erano 94 pazienti. A margine della loro evacuazione era circolata la voce di un loro possibile trasferimento negli ospedali di Ogulin, Karlovac e Duga Resa, notizia poi smentita dal direttore della Clinica, Neven Ivanović.

“Abbiamo trasferito 80 pazienti nei padiglioni rimasti intatti e per il momento non è previsto un loro spostamento in altre strutture, dal momento che qui possono beneficiare di tutta le cure e dell’assistenza necessaria – ha spiegato –. Nella giornata di sabato sei pazienti sono stati trasferiti presso l’Ospedale psichiatrico di Kampor, sull’isola di Arbe, mentre gli altri sono stati ricoverati nel reparto psichiatrico del nosocomio fiumano”.

La visita del premier

Venerdì sera sono giunti sul posto anche il premier Andrej Plenković, assieme al ministro della Sanità, Milan Kujundžić, e al segretario di Stato presso il ministero, Željko Plazonić, i quali sono stati successivamente raggiunti pure dal presidente della Regione, Zlatko Komadina, dal vicesindaco di Fiume, Nikola Ivaniš, dal direttore del CCO, Davor Štimac, e dal presidente del Comune di Jelenje, Robert Marčelja.
“Sono molto dispiaciuto per quanto successo e purtroppo questa è una delle conseguenze del logorio delle strutture sanitarie – aveva commentato il ministro –. Un sentito ringraziamento va a tutte le squadre di soccorso che hanno fatto un ottimo lavoro, scongiurando un bilancio ben più grave, vista la portata dell’incendio”

«Poteva essere una strage»

A scongiurarlo è stato soprattutto il pronto intervento del personale sanitario, che in quei concitati momenti ha saputo mantenere il sangue freddo.
“Se i Vigili del fuoco fossero arrivati anche solamente 15 minuti più tardi, sarebbe stata una strage – racconta Mihaela Kaiser Brnetić, una delle infermiere che ha tratto in salvo diversi pazienti –. Era il caos più totale, ma in quel momento non pensi a nulla se non a salvare quante più vite. Alcuni pazienti non erano nemmeno coscienti di cosa stesse succedendo. A un certo punto io e una mia collega stiamo rimaste bloccate tra il fumo e ci siamo fatte prendere dal panico. Per fortuna poco dopo sono intervenuti due pompieri e ci hanno aiutate a uscire”.

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