L’importanza di difendere ciò che si ha

La Facoltà di Ica ha ospitato il presidente della Repubblica, Zoran Milanović, in occasione della celebrazione della 50ª generazione di studenti iscritti

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L’importanza di difendere ciò che si ha
L’evento alla Facoltà di Management nel turismo e nella ristorazione di Ica. Foto: RONI BRMALJ

In occasione della celebrazione della 50ª generazione di studenti iscritti presso la Facoltà di Management nel turismo e nella ristorazione di Ica, il presidente della Repubblica, Zoran Milanović ha tenuto una conferenza sul tema “Le circostanze e le sfide politiche relative alla sicurezza nel turismo”. La stessa è stata preceduta da una riunione di lavoro con il preside e il vicepreside dell’istituto universitario, rispettivamente Marko Perić e Zvonimir Šverko Grdić, le docenti Marinela Krstinić Nižić, Elena Rudan e Anamarija Vrtodušić Hrgović, il vicepreside per la collaborazione internazionale, Siniša Bogdan, il vicerettore per i progetti strategici, Saša Zelenika, nonché il sindaco di Abbazia, Fernando Kirigin e la vicepresidente della Regione, Marina Medarić. Ad affiancare il capo dello Stato, la consulente per l’educazione e la formazione, Jadranka Žarković e il fiduciario per lo sport, Željko Jovanović.

Lavorare sulla qualità
Prima di passare la parola al presidente, sono intervenuti con un saluto Marko Perić, Saša Zelenika e Fernando Kirigin, il quale si è detto orgoglioso del coinvolgimento dell’ente accademico in numerosi progetti, ricerche e strategie di sviluppo croate, dichiarando che “l’istituzione è riuscita ad adattarsi con successo alle nuove tendenze e alle sfide dell’economia turistica, ha introdotto un programma di studi sullo sviluppo sostenibile, ha intensificato la collaborazione internazionale e un programma di scambio studentesco. Considerando gli svariati partenariati, il settore pubblico e la società civile, possiamo affermare che la Facoltà di Ica è senza alcun dubbio uno dei fattori chiave nello sviluppo del turismo rivierasco”. A seguire, dopo le iniziali considerazioni relative al percorso storico-politico di Fiume, tra cui anche quella inerente al suo prestigio di una volta, appurato anche nello scritto “Viaggio in Dalmazia” del pensatore padovano Alberto Fortis, quale città della conoscenza, dell’innovazione, del progresso, della crescita personale e collettiva e l’auspicio di un ritorno allo splendore di allora, Milanović ha parlato di come approcciarsi al futuro, alla professione e al turismo in generale. In tale contesto ha rilevato che “dobbiamo pacificarci con il fatto che l’impatto del turismo sull’economia croata corrisponde al 20 p.c., ma anche comprendere che è fondamentale farne un prodotto d’eccellenza. Tutti siamo condizionati da alcuni fattori esogeni difficilmente influenzabili e lo stesso avviene con il turismo. Dipendiamo dalla pace e dalla stabilità, dalla prevedibilità e dalla sicurezza delle famiglie che giungono in Croazia, le quali ogni anno disporranno di un reddito aggiuntivo per soddisfare alcuni bisogni, che non sono primari, ma che hanno voglia di vivere. Se ciò scomparirà, saremo nei guai. Le suddette stabilità e sicurezza, però, verranno a mancare solo nel caso di gravi perturbazioni geopolitiche”. In concomitanza con le sunnominate affermazioni, il Capo dello Stato ha rassicurato i giovani in merito al futuro, consigliando loro di essere professionali, lavorare bene e non avere timore in quanto “al fianco di politiche intelligenti e sostenibili, nonché del solido status geopolitico del nostro Paese, abbiamo ottime opportunità. Nonostante il dominio delle grandi potenze stia per finire, il sistema di valori che conoscevamo stia scomparendo e non ci sia nessun altro all’orizzonte, in termini di sicurezza siamo nella posizione di raccogliere il dividendo storico, il quale rappresenta una potenziale difesa per la Croazia. In quanto nazione, sarebbe auspicabile seguire l’esempio della Danimarca o della Norvegia, che curano la cultura aspirazionale. In caso contrario, non saremo più riconosciuti in alcun modo. Non dimentichiamoci – ha proseguito – che anche noi siamo a tutti gli effetti l’Occidente e che decidiamo noi come e in che condizioni esserlo. Possiamo addentrarci nei conflitti solo quando sono in gioco le nostre teste, il che al momento non risulta. Abbiamo combattuto e continuiamo a farlo per i nostri obiettivi, nonché tendiamo ad aderire a varie situazioni. Siamo ovunque. E che cosa ne ricaviamo? I fondi europei! Quanti soldi sono? Esistevamo prima dei fondi europei? I soldi degli stessi non vengono spesi in malo modo, ma in cose non cruciali. Chi elargisce i mezzi non li regala ad altri affinché questi lo superino. È una questione relativa al rapporto tra coloro che posseggono denaro e quelli che ne hanno di meno. Colui che ha non darà mai a chi ha di meno in tale misura da fargli perdere la supremazia”.

Imparare dalla storia
Nell’ultima parte del suo intervento, il presidente ha suggerito agli studenti che, per avere successo, dovrebbero cercare di essere sempre ben consapevoli di ciò che avviene attorno a loro, riportando l’esempio dell’Austria che, a suo dire “dopo la Seconda guerra mondiale si trovava dalla parte dei perdenti, ma ha imparato una lezione storica, a dimostrazione di quanto possa fare una generazione di persone intelligenti e lungimiranti. L’Austria è diventata un Paese simbolo di stabilità, sicurezza e ordine, che si è sempre prodigato a non essere troppo associato a nulla e a non venire trascinato in alcuna disputa, se non per propria scelta. Il vostro Ateneo, il cui lavoro e progresso seguo da anni, è un esempio di eccellenza, che spicca tra i migliori in Europa, ed è importante che difendiate tale posizione”.

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