
La VIK, azienda preposta alle forniture idriche e allo smaltimento delle acque reflue è impegnata oggi in uno dei più grandi progetti di ampliamento e ammodernamento delle infrastrutture della storia di Fiume. Entro il 2026 verranno spesi 320 milioni di euro, erogati in buona parte dai fondi dell’Unione Europea. Oltre agli scavi, alla posa di nuove tubazioni, collettori, stazioni di pompaggio, la VIK deve occuparsi di un’altra faccenda, in questo caso di natura amministrativa.
Ci sono ancora ostacoli al processo di accorpamento della “Liburnijske vode” che presta servizio sul territorio di Abbazia, Laurana, Draga di Moschiena e Mattuglie, alla fiumana VIK? Nel dicembre del 2021 il Governo aveva emesso un decreto, basandosi sulla legge varata nel 2019 e che fa riferimento alle Direttive dell’Unione Europea del 2014, in base al quale il numero di aziende comunali del settore delle forniture idriche e acque reflue si sarebbe dovuto ridurre drasticamente. Era previsto che in Croazia ve ne fossero 20, poi si è arrivati a 40 e infine a 41, quanti sarebbero i settori di distribuzione. Il Settore 25 avrebbe come punto di riferimento la fiumana VIK che, oltre alla “Liburnijske vode” avrebbe in gestione anche vaste aree del Gorski kotar coperte da “Čabranka” (Čabar) e “Komunalac” (Delnice).
All’indomani del decreto i sindaci dell’area liburnica si sono opposti alla decisione ritenendo che la “Liburnijske vode”, di cui sono fondatori e proprietari i quattro enti locali interessati, avrebbe i numeri per rimanere “indipendente”. Partì subito, come annunciato, una battaglia legale terminata con la tappa conclusiva alla Corte Costituzionale che, poche settimane fa, ha respinto in via definitiva le istanze delle municipalità liburniche.
Criteri diversi
Il sindaco di Abbazia, Fernando Kirigin, ha ribadito quella che fin dall’inizio è stata la posizione in merito, ma adesso con scarse speranze di riuscire a far valere le proprie ragioni. Uno dei diretti interessati alla faccenda è Andrej Marochini, direttore della VIK che dovrà predisporre un nuovo assetto societario e amministrativo: “Non vorrei entrare nel merito dei motivi che hanno indotto la Liburnijske vode a imboccare le vie legali, ma posso dire che, a questo punto, con il no chiaro da parte della Corte Costituzionale, non vi siano altre strade da battere. In altre parole, dovremo sederci insieme a un tavolo e stabilire le modalità per procedere nel processo di fusione. Ne riparleremo, probabilmente, a settembre e credo che sia ormai irreversibile”.
Kirigin ha contestato principalmente i criteri adottati in modo diverso nelle varie realtà. Tra i criteri c’è quello delle quantità d’acqua distribuita. Anche se la quantità minima era stata stabilita sui 2 milioni di metri cubi all’anno, l’azienda “Vodovod zapadne Slavonije” arriva a 873 mila metri cubi, ma rimanendo separata da altri sistemi. È il Settore 19, ma è il 27, più vicino a noi, a determinare degli interrogativi. Ci riferiamo all’area di Novi Vinodolski, Crikvenica e il Comune di Vinodol, dove presta servizio l’azienda “VIO Žrnovnica”. Ha dei numeri inferiori a quelli della “Liburnijske vode”, ma allo stesso tempo il sostegno delle strutture politiche a livello nazionale. Lo stesso Kirigin è cauto nell’indicare di chi si tratti, ma non abbiamo difficoltà a intuire che possa essere stato il vicepremier e ministro del Mare, trasporti e infrastrutture, Oleg Butković, ex sindaco di Novi Vinodolski, a voler riservare un trattamento di favore all’azienda locale.
Evitiamo altre considerazioni “contaminate” dalla politica e passiamo alle cose concrete. Siccome le Direttive europee sono state definite principalmente per garantire un servizio di qualità accessibile a tutti, salvaguardando l’ambiente, cosa ci porterà l’inevitabile accorpamento? “Entro il 30 luglio del 2026 pagheremo tutti allo stesso prezzo. Le utenze coperte attualmente dalla VIK si vedranno le bollette aumentate, quelli della Liburnijske vode, invece, pagheranno di meno, come pure i consumatori del Gorski kotar”, conclude Marochini.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ
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