La quiete dopo la tempesta

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La quiete dopo la tempesta

Il tepore autunnale, gabbiani che si crogiolano pigramente al sole sui tetti delle case accarezzati da leggeri refoli di bora, qualche turista che si sta godendo una vacanza fuori dal trambusto estivo… Con la stagione turistica ormai alle spalle, ad Abbazia il tempo viene scandito lentamente e la città si trasforma in una sorta di bella addormentata. In attesa dell’Avvento e delle festività natalizie che la rianimeranno nuovamente. Ma la Perla del Quarnero ha il cuore ferito. Le immagini della violenta mareggiata che lo scorso 29 ottobre investì l’intera area sono ancora negli occhi di tanti. La furia del vento e delle onde ha letteralmente devastato il suo simbolo: il lungomare. In tutta la sua lunghezza, da Volosca a Laurana. Spiagge erose e inghiottite dal mare, panchine divelte, ringhiere spezzate, alberi sradicati, lampioni lesionati, ma anche crolli, frane e smottamenti dovuti alla letale combinazione del vento e delle piogge torrenziali. Il day after sembrava il set di un film dell’apocalisse. Da allora sono passate quasi tre settimane e il tutto sta via via tornando alla normalità, ma affinché quella funesta serata di fine ottobre diventi solamente un brutto ricordo ci vorrà ancora del tempo perché le cicatrici rimarranno lì ancora per un po’ a testimoniare la forza della natura.

Spettacolo desolante

La splendida giornata di ieri è stata la cornice ideale per fare un giro sul lungomare tra Volosca e Abbazia, ovvero il tratto maggiormente colpito dalla sciroccata. Prima ancora di mettervi piede, ci fermiamo sulla riva Frano Supilo a Volosca. Qui troviamo dei lavoratori impegnati a sistemare il muretto a fianco del marciapiede, mentre poco più avanti, sulla sommità della riva accanto al faro, ci imbattiamo nelle operazioni di recupero di un’insegna e di due blocchi di pietra finiti in mare in seguito alla furia delle onde. Finalmente ci incamminiamo sul lungomare e ciò che ci troviamo davanti sono ringhiere tranciate, cavi dell’illuminazione scoperti, aree transennate e soprattutto una pavimentazione dissestata ad ogni angolo. Complice la bellissima giornata di sole, in tanti ne hanno approfittato per una passeggiata, ovviamente stando attenti a dove mettere i piedi. Il percorso “a ostacoli” non sembra scoraggiare nemmeno i genitori con i pargoletti nei passeggini. Una coppia di turisti guarda incredula lo spettacolo desolante. Ci chiedono cosa sia successo e spieghiamo loro che è stata la furia del mare. Ci guardano dubbiosi. Evidentemente non sanno che quell’affascinante distesa azzurra può riservare brutte soprese quando s’arrabbia. Arriviamo così sulla spiaggia di Lipovica dove troviamo l’immagine più emblematica: una ringhiera tutta intera ma… sospesa in aria! La base è infatti crollata. Ci fermiamo e torniamo indietro. Abbiamo visto abbastanza. La prima domanda ci sorge spontanea: ma a quanto ammonteranno i danni?

Stato di calamità

“È molto difficile quantificarlo, ma in base a una prima stima provvisoria questi dovrebbero essere vicini a 2,5 milioni di kune – ci spiega il capodipartimento del sistema comunale e della tutela ambientale della Città di Abbazia, Filip Vlah, che abbiamo raggiunto telefonicamente –. Nel frattempo ci siamo rivolti alla Regione, chiedendo la dichiarazione dello stato di calamità. Qualcuno ha anche parlato di cattiva gestione, ma credo che siamo stati tutti testimoni di un evento eccezionale. Ripeto, una stima definitiva l’avremo solamente nel momento in cui verranno portati a termine tutti i lavori di risanamento”.
Vista la complessità dei danni, “inevitabilmente i tempi si allungheranno – aggiunge –. Ora siamo prossimi al periodo dell’Avvento, senza contare che ci stiamo avvicinando alla stagione invernale che presume piogge, mare mosso e condizioni atmosferiche proibitive che ci impediranno di terminare tutti gli interventi in tempi celeri”.

Fenomeni estremi

Un altro dei problemi è rappresentato dalla sospensione dell’illuminazione, che rischia di provocare criticità durante le ore serali e notturne.
“Abbiamo dovuto farlo dopo che in diversi punti i cavi dell’alta tensione sono rimasti scoperti e altre installazioni tranciate o danneggiate, pertanto non potevamo correre il rischio che qualcuno venisse folgorato. Malgrado alcuni tratti siano off-limits, i danni provocati dal maltempo sono diventati un po’ un’attrazione e la gente non si cura minimamente dei divieti”, ha concluso il capodipartimento Filip Vlah.
Insomma, come abbiamo già sottolineato all’inizio dell’articolo, le cicatrici rimarranno visibili ancora per un bel po’. Il timore è che in futuro eventi di tale portata possano ripetersi più spesso. Con i cambiamenti climatici i fenomeni stanno infatti diventando sempre più estremi, oltre che più frequenti e devastanti. In altre parole, non sappiamo quando un evento così eccezionale colpirà nuovamente il Quarnero. Quello che però sappiamo è che non dovremo attendere troppo tempo.

foto di Željko Jerneić

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