LA CITTÀ NASCOSTA Le casematte di Costabella

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LA CITTÀ NASCOSTA Le casematte di Costabella
Il bunker più piccolo. Foto: RONI BRMALJ

Completati i nostri giri nei rioni di Cosala, Vežica superiore e inferiore e Tersatto, cambiamo direzione. Sempre accuratamente consigliati e accompagnati dal nostro collega e preziosa guida Igor Kramarsich, esploriamo la zona occidentale della città e, più precisamente, i rioni di Bivio e Costabella, entrambi caratterizzati da spiagge, un tranquillo lungomare, villette affacciate sul mare e, al di sopra della strada principale, fino alla ferrovia sita a nord, da una piacevole fascia boschiva costituita da un’ampia macchia mediterranea autoctona. In tale contesto, nel 2011, nell’area del Parco dell’alloro (Park lovora) della zona Bivio/Cantrida, nelle adiacenze della Casa dell’anziano, la Società alpina Kamenjak ha realizzato, in collaborazione con la Biblioteca civica di Fiume, il sentiero escursionistico educativo “La foresta di Stribor” (“Šuma Striborova”) dove, nel corso di tutto l’anno, si svolgono regolarmente attività rivolte ai bambini degli asili, delle scuole e di altre istituzioni. Nell’ambito del progetto, nel mezzo della sunnominata foresta, introdotti da un cartellone indicatore, sono stati collocati svariati impianti ludico-ricreativo-sportivi, due panchine e alcune frecce direzionali, tutto rigorosamente costruito in legno e dai richiami letterari relativi al racconto della celebre scrittrice croata, Ivana Brlić-Mažuranić. Un itineriario tematico molto interessante, accessibile e gratuito, che raggiungiamo affrontando una breve salita. La pace e il silenzio che vi regnano, considerata la vicinanza della strada sotto e della suddetta ferrovia sopra, ci avvolgono e ci sorprendono, come pure la consapevolezza, realizzata poco dopo, dell’inconfessata presenza di una serie di casamatte sotterranee e da una miriade di altre tracce militari, risalenti probabilmente alla Prima guerra mondiale.

I forti “naturali”
Sapientemente guidati dal nostro collega, ci “imbattiamo” in due batterie corazzate, dall’identica architettura strategica: coperture rotonde e massicce, contrassegnate da un foro centrale e da una o due entrate, basse e a forma rettangolare, posizionate sia a destra che a sinistra delle strutture. La prima è del tutto ricoperta dal fogliame e, nell’atrio dei suoi ingressi, quasi del tutto divorati dalla secca vegetazione invernale, a differenza dei tanti bunker visitati finora, invasi dai detriti e dall’immondizia e, non di rado, da scritte e graffiti, incappiamo soltanto in alcuni pezzi di cartone e, qua e là, in alcune buche non troppo profonde riempite da mucchietti di ramoscelli, foglie secche e ceppi di legno e circondate da pietre – probabilmente utilizzate per fare i falò. Le connotazioni della seconda, invece, dalle dimensioni palesemente più piccole e sita non molto lontano, non lasciano nulla all’immaginazione, facendoci comprendere il sistema difensivo basato sui punti forti naturali come alture, valloni e strapiombi, che furono spesso trasformati in vere e proprie fortificazioni, pressoché invulnerabili, scavate nella roccia e riparate dalla morfologia stessa del terreno. A pochi metri di distanza, Igor ci indica un’altra entrata in un bunker sotterraneo, costruita ad arco e ricoperta da momenti di moquette di muschio, raggiungibile per mezzo di una stretta scalinata in pietre irregolari. Raggiuntala, la sensazione di trovarci di fronte alla famosissima “Casetta del riccio” di Branko Čopić è inevitabile.
Lasciandoci alle spalle la suggestiva casamatta, saliamo ancora, stavolta lungo una bianchissima mulattiera, tutta sassosa e costruita percorrendo le tracce di un antico e ardito sentiero, intenzionati a raggiungere la ferrovia. Durante il percorso ci imbattiamo in una costruzione in pietra a forma di dado, con un’infossatura il centro della quale, ci spiega il collega, serviva per inserirvi la bandiera. Dopo circa dieci minuti di cammino, dalla stessa raggiungiamo la nostra meta e lì, per un lungo attimo, ammirando un altro incredibile paesaggio dai colori tipicamente quarnerini, stiamo in silenzio. Infine, proseguiamo il nostro viaggio alla ricerca di altri bunker.

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