LA CITTÀ NASCOSTA Il bunker a Strmica a un passo dal cielo

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LA CITTÀ NASCOSTA Il bunker a Strmica a un passo dal cielo
Il bunker di Strmica. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

“Toccare il cielo”, passeggiando per Fiume è possibile. Non è necessario andare lontano, basta armarsi di un paio di scarpe comode e sportive, buona volontà, un po’ di tempo e recarsi nel rione di Tersatto. Raggiuntolo bisogna avviarsi verso la trattoria “Tarsa”, superarla e continuare a salire fino alla fine della strada nella quale, a sinistra, vi sono le ultime tre case di una sparpagliata zona residenziale e, a destra, lo sguardo incontra un paesaggio che parla da sé a chi lo sa e vuole vedere, in cui non solo ci riconosciamo, ma ci sentiamo riconosciuti. Ma quello è solo il preludio a un breve, ma avvincente tuffo nella natura e nella storia del capoluogo quarnerino. Una storia, come raccontato già in svariati appuntamenti di questa rubrica, impregnata di complesse memorie collettive e personali relative alla moltitudine di strutture militari, sotterranee e non, disseminate nei nostri territori. A una decina di minuti, infatti, dopo aver affrontato un sentiero boschivo in ascesa non durissima ma poco agevole, si raggiunge la cima del colle Strmica, la parte più alta di Tersatto, dove si viene avvolti dal colore celeste del cielo, del mare, dal silenzio e dal biancore delle nude rocce scolpite dal tempo che si alternano a qualche cespuglio o arbusto insecchiti.

Proprio lì, isolato ma fiero, si erge il relitto di un fortino di costruzione italo-tedesca (sembra che i progetti e l’inizio della sua edificazione risalgano all’esercito italiano, ripresa, in seguito, da quello tedesco), risalente alla Seconda guerra mondiale, dalla sommità del quale si ha la sensazione di dominare la città e toccare il cielo. Dal bunker sulla suddetta collina (chiamata dai residenti locali anche Turnić), probabilmente allineato con il Katarina A e il Katarina B di Pulac e con la fortezza sita su quella di Santa Croce (Sveti Križ), oggi adibita a Centro astronomico, si vede proprio tutto: a sud lo sguardo raggiunge l’isola di Cherso e i palazzi di nuova data del Campus dell’Università degli studi di Fiume, a ovest gli occhi si nutrono del bellissimo golfo del Quarnero (immaginarsi com’era ai tempi in cui non vi era la vegetazione), e dell’intero capoluogo quarnerino, mentre a nord la veduta si apre direttamente sulla statale 404. Ammirando quel paesaggio meraviglioso, viene naturale indulgersi nei pensieri del passato che accarezzano i ricordi e nei vapori di antiche atmosfere tradotte, ormai, in cocci e relitti, sopravvivenze di epoche complesse. È luogo, come tutti quelli inerenti alle strutture militari di cui abbiamo raccontato, dell’apparire e scomparire di forme che costantemente si dissolvono, nel quale le persone, unitamente e tacitamente, combattevano la sopraffazione.

La tacita ribellione dei residenti
All’epoca, infatti, come in tutti i territori occupati dalla Wehrmacht, anche a Fiume operava l’Organizzazione Todt, costituita in Germania negli anni Trenta dall’ingegnere Fritz Todt, ministro degli armamenti e degli approvvigionamenti, incaricata della costruzione di installazioni militari di vario tipo. La stessa reclutava e sfruttava forzatamente civili per la loro edificazione o, com’è stato per il capoluogo quarnerino, per continuare quelle iniziate dall’esercito italiano. In tale contesto, a detta del sito www.lokalpatrioti-rijeka.com, sul colle Strmica sono state costruite mulattiere, zone e mura difensive, tratturi, sentieri, rovi sotterranei, fortini e bunker. Quest’ultimi, però, a causa del più o meno evidente sabotaggio dei locali i quali, nelle maniere più svariate, cercavano di rallentare i lavori, non sono mai stati portati a termine.

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