Il tram elettrico a Fiume Una storia lunga 120 anni

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Il tram elettrico a Fiume Una storia lunga 120 anni

La bellezza di Fiume consiste, tra le altre innumerevoli cose, anche nel fatto che ancor sempre, di tanto in tanto, fa trasparire il suo splendido, seppur nascosto, glorioso passato. Epoche ormai lontane, in cui la città era uno dei centri europei e primeggiava in diversi campi. Uno di questi, il trasporto pubblico, che nel capoluogo quarnerino ebbe inizio verso la fine del XIX secolo con l’introduzione delle carrozze e degli omnibus (carrozzone a cavalli), in grado di trasportare da 10 a 15 passeggeri e con due stazioni di partenza, una in via Adamich, di fronte alla Biblioteca civica, e l’altra dinanzi all’odierna Stazione ferroviaria in Braida. Un decisivo passo avanti lo si fece con la nascita del tram elettrico, che quest’anno a Fiume festeggia il suo 120º anniversario. La prima corsa venne infatti effettuata il 7 novembre 1899, con partenza dall’odierna piazza Tito, percorso lungo la Fiumara e il centro cittadino per arrivare infine in via Milutin Barač (ex via dei Pioppi), all’altezza dell’ex fabbrica Torpedo. Fu nel 1892 che l’allora Comune di Fiume pubblicò un bando di concorso per la costruzione di tram per il trasporto passeggeri e merci, ai quali rispose tra gli altri candidati anche il barone Oscar Lazzarini. La domanda di quest’ultimo venne accolta dalle autorità cittadine a condizione, però, che i tram fossero a conduzione elettrica. Il Comune stipulò nel 1896 il Contratto di costruzione e introduzione del traffico elettrico a Fiume, dandolo in concessione per un periodo di cinquant’anni. Il concessionario, la Banca commerciale di Pest, approvò la realizzazione di un unico binario della lunghezza di 4.400 metri. La corrente elettrica veniva assicurata da una centrale che operava nel rione di Scoglietto. Predisposte tutte le necessarie condizioni, il primo tram elettrico venne inaugurato il 7 novembre 1899.
Grazie a questa novità assoluta, Fiume entrò nella lista delle città più moderne in Europa. Inizialmente il tram elettrico disponeva di otto vetture, ognuna capace di trasportare fino a 28 passeggeri, con 16 posti a sedere e 12 in piedi. D’inverno i tram circolavano dalle ore 7 alle 22 e d’estate dalle 6.30 alle 22.30. Qualche anno dopo, nel 1910, la corsa fu prolungata di altri 750 metri quando si pose il binario fino all’allora cantiere navale Danubius, l’attuale 3. maj, ovvero fino al rione di Cantrida, raggiungendo un percorso complessivo di 5.150 metri. Disponendo di 11 vetture con otto rimorchi aperti e otto coperti, in quello stesso anno riuscì a trasportare circa 2,5 milioni di passeggeri. L’azienda che gestiva il trasporto pubblico era la “Tram elettrico”, a capo della quale c’era inizialmente Giuseppe Giordano (1906-1908), quindi Eugenio Padoani (1908-1913) e infine Tullio Schnitz (1913-1939).
Seguendo l’esempio delle grandi città della monarchia asburgica, anche a Fiume si volle creare un’azienda che curasse tutti gli interessi pubblici. Fu così che l’1 gennaio 1909 – come scrisse Mario Schiavato in un articolo apparso sul nostro quotidiano una decina d’anni fa – nacque la municipalizzata Servizi pubblici che comprendeva l’Acquedotto, la Centrale elettrica, il Servizio per la raccolta dei rifiuti e per il lavaggio delle strade, l’Inceneritore dei rifiuti e, appunto, il Tram elettrico. Il primo direttore di questo ente pubblico fu proprio Giuseppe Giordano, già direttore dell’azienda Tram elettrico, il quale vi rimase a capo per ben 25 anni e cioè fino al suo pensionamento avvenuto nel 1938. 
Nella primavera del 1914, grazie a un significativo incremento del traffico passeggeri, s’incominciò con la costruzione del secondo binario al fine di velocizzare il trasporto in sé. L’opera venne conclusa, però, appena nel 1921. Tre anni dopo vennero invece sostituiti i motori di trazione con degli altri più moderni e potenti (fino a 50 cavalli), di produzione Siemens. Nel 1926 le vetture vennero dotate di freni ad aria compressa dell’azienda americana Westinghaus. La velocità dei tram venne pertanto portata a un massimo di 14 chilometri all’ora con capacità di trasporto di circa 5mila persone al giorno. Nel 1942 venne registrato il record di passeggeri, circa 11 milioni, che non erano più soltanto operai del cantiere e della Torpedo, bensì anche moltissimi alunni che frequentavano le scuole fiumane, operanti in gran parte in centro città. L’unica interruzione del funzionamento dei tram elettrici si ebbe durante la Seconda guerra mondiale, precisamente tra il febbraio e il luglio del 1945, in seguito ai bombardamenti e ai combattimenti che si susseguirono. La linea riaprì il 17 luglio di quell’anno in un momento in cui l’azienda disponeva di soli cinque tram con relativi rimorchi. Nel 1948 da Zagabria ne arrivarono altri due usati, che contribuirono a migliorare la situazione. In quello stesso anno si raggiunse un altro record di passeggeri, circa 10,8 milioni, sfiorando quello del 1942. Il trasporto pubblico passò sotto l’ingerenza dell’azienda GATPO appena istituita, che fino al 1952 fu guidata da Josip Janković. Fu nel giugno di quell’anno che il vecchio tram raggiunse il meritato… pensionamento. Il ritiro si rese necessario nell’impossibilità di venire modernizzato e in seguito all’accumulo dei debiti realizzati dall’azienda che lo gestiva. Fiume rimase così senza uno dei simboli del suo rapido sviluppo economico nel corso del XX secolo.
A testimoniare oggi, quel passato così glorioso, quell’importante infrastruttura, sono rimaste soltanto dieci rosette per aggancio dei fili in ferro battuto, di cui sette del tutto intatte. Tre sono ancora visibili in via Milutin Barač nel rione di Mlaka, e precisamente sugli edifici contrassegnati dai civici 14, 16 e 20. Altre quattro si trovano in via Krešimir e due in piazza Tito, dove il tram girava. Muti testimoni di un’epoca illustre, ma purtroppo dimenticata da chi invece dovrebbe curarla molto di più. E dire che basterebbero pochi interventi di restauro, giustificabili se non altro, a fini turistici. Fiume e la sua ricca storia vivrebbero allora, almeno in parte, il loro giusto momento di riscatto.

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