
Il problema dello sviluppo della competenza linguistica italiana degli studenti è stato ufficialmente dichiarato di strategica importanza dalla Comunità Nazionale Italiana, che ha avviato un programma di promozione delle attività di comunicazione teatrale in lingua madre, condotto dall’attrice e pedagoga teatrale polese Petra Bernarda Blašković.
Ieri, presso la scuola Gelsi, la simpatica, energica e vivace Blašković si è rivolta agli alunni delle VII e VIII. Abbiamo partecipato anche noi assieme al gruppo dell’ottava e siamo stati travolti da un mare di nozioni interessanti che solo il teatro può regalare. “In teatro, le persone sono reali e l’interazione si può sentire”, ha commentato un’alunna. “Quando andiamo a teatro, viviamo l’unicità e l’irripetibilità. Le persone sono vive, non sono prevedibili. Il pubblico cambia ogni volta e reagisce sempre in modo diverso. Questo scambio imprevedibile di interazioni ed emozioni è qualcosa di fantastico”, ha voluto commentare l’attrice.
Rivolgendosi ai giovani, ha spiegato che lo scopo del teatro, fin dall’antica Grecia, era educare e coinvolgere. Nell’antica Grecia, infatti, si riteneva che il teatro portasse alla catarsi, alla purificazione dell’anima, e che dopo aver assistito a uno spettacolo, le persone potessero sentirsi migliori. Blašković ha insegnato tutto questo ai ragazzi dell’ottava, che sembravano molto interessati e coinvolti. Ha raccontato di come Luigi XIV abbia introdotto le scarpe col tacco, ispirandosi alle antiche calzature teatrali, come i coturni, piattaforme utilizzate dagli attori per apparire più imponenti sul palco.
Alla domanda su quale sia il simbolo del teatro, è stato ricordato il celebre doppio volto: la maschera della commedia e quella della tragedia, simbolo dei due generi teatrali principali. Già nell’antichità si era capito che distinguere i personaggi era essenziale per la narrazione. Inoltre, gli attori utilizzavano un piccolo megafono per amplificare la voce.
A differenza del cinema di oggi, nel teatro antico non si mostrava mai la violenza in scena. Anche la morte veniva rappresentata in modo simbolico e censurato. Da qui nasce l’espressione “Deus ex machina”, che indica una soluzione improvvisa e quasi miracolosa ai problemi della trama, proprio come accadeva nelle rappresentazioni teatrali dell’epoca, dove effetti speciali esistevano già tremila anni fa.
Oggi gli attori sono sempre di più ridotti a lavorare con il ‘green screen’, (dove si gira una scena usando come sfondo un telo di un colore compatto e uniforme, in modo che il soggetto in primo piano sia poi facilmente separabile in fase di postproduzione e lo sfondo possa essere sostituito con ciò che si preferisce) segno che la tecnologia sta trasformando il mestiere teatrale, molto probabilmente in peggio. Ci si chiede dove porterà questo cambiamento. Un tempo, il teatro era finanziato dai ricchi per la gloria personale e il bene della società. Con gli antichi Romani, il concetto teatrale si modificò, introducendo più violenza e spettacolarizzazione, fino ad arrivare ai gladiatori.
Gli attori, insieme alle prostitute, venivano chiamati “infami”, termine dispregiativo che indicava coloro che offrivano il proprio corpo per il piacere degli altri. Dopo la morte, non venivano nemmeno sepolti con dignità. Una considerazione davvero terribile! Eppure, il teatro ha continuato a raccontare storie, e le storie sono capaci di catturare l’interesse del pubblico, proprio come avviene oggi con TikTok, dove frammenti di vita vengono condivisi e seguiti da milioni di persone.
Durante l’incontro, è stata citata anche la celebre canzone dei Jarabe de Palo “Depende”, che alla fine degli anni ‘90 cantava: “Dipende, da che punto guardi il mondo, tutto dipende…”.
Il teatro racconta storie e le storie piacciono. Petra ha chiesto ai ragazzi se trovassero difficile studiare e come affrontassero lo studio: riassunti su Word, mappe mentali, memorizzazione? Alcuni scrivono su Word, ma la memoria a breve termine non basta: alcune cose devono restare impresse per tutta la vita. “Innanzitutto, penso che sia fondamentale far capire ai ragazzi che il teatro non è qualcosa di lontano da loro, perché il bisogno dell’uomo di vedere una persona in carne e ossa davanti a sé e di percepire emozioni in diretta rimane immutato. Questo scambio è possibile solo quando sia l’artista che il pubblico sono presenti contemporaneamente. È un aspetto essenziale perché ci permette di assistere a emozioni vere, senza un mezzo che ci separa.”
Ha spiegato poi che il progetto vuole dimostrare come il teatro e gli strumenti teatrali possano essere molto utili anche nel processo di apprendimento.
Il primo obiettivo di questi laboratori è proprio capire come, attraverso i meccanismi teatrali, i ragazzi possano studiare in modo più semplice, ricordare meglio concetti e testi da imparare, e approfondire nuove epoche storiche o autori della letteratura. “L’idea è avvicinare il più possibile questi concetti ai ragazzi, che a volte non sono motivati, o si sentono pigri e disinteressati. Se la nozione non arriva alla mente, è impossibile che resti impressa.”
“Il teatro è immediato e i messaggi passano nell’arco di tre secondi. Quello che ho voluto sottolineare è che ricordiamo più facilmente qualcosa che ci ha regalato un’emozione. Creare emozioni è essenziale nell’apprendimento. Ma attenzione: non è sempre facile riuscirci, perché le emozioni nascono solo con un impegno mirato. Trasformare le emozioni in esperienze è il punto centrale, perché queste esperienze, che sono esattamente esperienze teatrali, diventano memorie che restano nel tempo.”
Secondo la Blašković, qualsiasi concetto può non solo essere imparato, ma anche capito più facilmente grazie alla recitazione, che diventa un perfetto strumento didattico. A confermarlo è stata anche l’alunna Nika Struja, che si occupa di recitazione e ha raccontato come il teatro l’aiuti molto nell’apprendimento scolastico. Nella seconda ora di lezione, la Blašković ha mostrato concretamente questo metodo: ha consegnato agli alunni fogli con le biografie, la vita e le opere di Shakespeare, Carlo Goldoni e Euripide. Poi ha formato tre gruppi di studenti, ognuno dei quali avrebbe approfondito un autore, raccontandone agli altri gli aspetti più interessanti emersi dalla lettura dei testi. Questo lavoro di gruppo ha facilitato l’apprendimento delle nozioni di base su ogni autore. Infine, per concludere, gli alunni hanno partecipato a un gioco di pantomima per imparare i titoli delle opere del commediografo greco antico Aristofane. Gli studenti hanno dimostrato interesse e coinvolgimento, intervenendo, sorridendo e partecipando attivamente. L’iniziativa, dunque, è stata un vero successo!
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