Il Porto di Fiume condannato come il «3. maj»?

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Il Porto di Fiume condannato come il «3. maj»?

“C’è un simbolo della nostra città che versa in gravi difficoltà, una realtà che dà lavoro a tanti concittadini, con importanti ricadute sull’indotto. No, non sto parlando del ‘3. maj’, ma del Porto di Fiume”. Con queste parole, pronunciate nel corso dell’ultimo Consiglio cittadino, l’esponente dell’HNS Sandro Vizler lanciava l’allarme in merito al delicato momento che sta attraversando la società portuale fiumana. Alcuni giorni dopo il Sindacato autonomo del Porto rivelava i risultati del primo semestre dell’anno che hanno registrato un calo della movimentazione merci su base annua del 17 per cento, nonché una flessione dell’11% per quanto riguarda le entrate. Il presidente del Sindacato, Predrag Kramarić, ha quindi chiesto un’urgente convocazione della seduta del Consiglio regionale socio-economico (GSV), sottolineando che l’ente portuale sta andando incontro al medesimo destino del “3. maj”. Il suo appello non è rimasto inascoltato e proprio ieri, nella sede della Regione, si è tenuta la seduta straordinaria del GSV, alla quale hanno preso parte vertici e rappresentanti dei sindacati e del CdA della società, autorità della Città e della Regione, nonché rappresentanti dei ministeri dei Trasporti e delle Finanze.

«Lo Stato ci dia una mano»
“L’incontro ci è servito per avere un quadro più chiaro su ciò che sta succedendo all’interno del Porto – ha sottolineato il presidente del GSV, Damir Bačinović, a margine della riunione –. I problemi ci sono, inutile nasconderlo, però da parte di tutte le parti interessate c’è la volontà di ribaltare questa situazione e di iniziare quanto prima a colmare il gap con i più diretti concorrenti, ovvero i porti di Capodistria e di Trieste”.
I Sindacati puntano il dito contro il partner strategico polacco OT Logistics, che dallo scorso 1.mo gennaio detiene le quote di maggioranza della società. Da quando alla direzione c’è Jedrzej Mierzewski, sostengono, tutti gli indicatori sarebbero in calo.
“Va subito precisato – puntualizza il membro del CdA Tomislav Kalafatić – che stiamo assistendo a questo trend già da qualche anno e non è giusto addossare ora tutte le colpe alla nuova dirigenza. In questi anni è venuto meno anche il sostegno dello Stato che, lo ricordo, assieme a due fondi pensionistici croati, detiene il 25% delle quote. Al governo chiediamo di darci una mano nel portare avanti i progetti di riqualificazione della linea ferroviaria Fiume-Zagabria e dello scalo operativo del porto, il che ci consentirebbe di aumentare la produttività e quindi di essere più competitivi nella gara con gli altri scali dell’Alto Adriatico”.
Malgrado voci sempre più insistenti circa una possibile uscita di scena da parte del gruppo polacco, Kalafatić ha smentito tale scenario mentre il viceministro dei Trasporti, Anđelko Petrinić, ha voluto infine sottolineare che, nel caso il trend negativo dovesse proseguire anche in futuro, lo Stato valuterà l’ipotesi, assieme ai fondi pensionistici, di vendere le proprie quote.

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