In occasione della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, le associazioni femminili di tutta la Croazia hanno denunciato i gravi fallimenti del sistema che continuano ad alimentare la violenza di genere.
A Fiume ieri mattina una cinquantina di donne si sono radunate attorno allo striscione “Smettetela di proteggere gli stupratori!” (Prestanite štititi silovatelje)”. Con il pugno chiuso, hanno deciso di colpire duro su un tema che da troppo tempo, se non da sempre, affrontano quotidianamente.
La miccia che ha fatto esplodere l’indignazione parte dall’ospedale di Osijek, dove un ginecologo accusato di stupro su una paziente nel 2022 ha continuato a operare tranquillamente, anche dopo la prima condanna. È servita la pressione mediatica e l’indignazione collettiva delle associazioni femminili per farlo rimuovere, ma solo dopo una nuova denuncia per aggressione su un’altra donna, avvenuta a settembre di quest’anno. Questo scandalo non è un caso isolato, ma il simbolo di un sistema marcio, che perpetua una violenza istituzionale contro le donne, lasciandole terrorizzate e umiliate proprio quando dovrebbero ricevere cure mediche essenziali.
Secondo le associazioni femminili, le istituzioni continuano a proteggere i violenti anziché tutelare le vittime. In Croazia manca una strategia nazionale efficace per prevenire la violenza di genere, e le leggi esistenti vengono applicate in modo incoerente. In occasione della Giornata nazionale contro la violenza sulle donne, le organizzazioni hanno chiesto immediate dimissioni del ministro della Salute Vili Beroš, del direttore del CCO di Osijek e dei responsabili della Camera dei medici croata, che ancora una volta non hanno agito adeguatamente.
A nome dell’associazione SOS Fiume, Iva Davorija, consigliera cittadina, ha dichiarato: “dopo il primo atto di violenza sessuale, dal CCO di Osijek si diceva di non avere prove sufficienti per allontanare il medico dal suo incarico, permettendogli di continuare con altre aggressioni. Il messaggio delle istituzioni è chiaro: è difficile credere in chi non è in grado di proteggere le pazienti, se queste stesse istituzioni tendono a minimizzare il problema e a lavarsene le mani. Solo sotto una forte pressione mediatica e delle associazioni è stato fatto qualcosa, altrimenti il tutto sarebbe passato inosservato. La parola di una paziente contro quella di un ginecologo? A chi verrà creduto? Le future pazienti, a quanto pare, dovrebbero avere paura di denunciare, poiché vengono trattate come bugiarde e prese per stupide. Con il nostro gesto vogliamo incoraggiare le pazienti a far sentire la propria voce ogni volta che si trovano di fronte a episodi di violenza del genere.”
Esistono da sempre dettagli invisibili agli occhi di molti, ma che collocano le donne in una posizione di svantaggio rispetto agli uomini, frutto di una mentalità ancora patriarcale e rigida rispetto alla parità di genere. Sebbene la situazione sia migliorata rispetto, ad esempio, a vent’anni fa, in certi ambiti si verificano ancora episodi che dimostrano quanto il rispetto per le donne e l’uguaglianza nel trattamento siano lontani dall’essere realizzati. È qualcosa che tutti dovrebbero comprendere, e manifestazioni come quella di questa mattina servono proprio a richiamare l’attenzione su ciò che non può e non deve più essere tollerato.
Una delle manifestanti Antonia Mihalić Sinožić, ha commentato: “perché le donne non vengono credute? Perché ci sentiamo come bugiarde? Sono fermamente contraria a qualsiasi forma di perdono per i violentatori, figuriamoci se si può tollerare il crimine. Ciò che mi infuria è che sembra che debba accadere una seconda violenza prima che si prenda atto di un problema già denunciato. E poi, qui da noi, le punizioni non sono mai adeguate. Sempre troppo leggere. Spero sinceramente che mia figlia, di tre anni, un giorno possa vivere in un mondo più sicuro di quello attuale.”
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