Elso Kuljanić: «Il mio successo più grande è quello dei miei studenti»

A colloquio col vincitore del Premio opera omnia della Città di Fiume

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Elso Kuljanić: «Il mio successo più grande è quello dei miei studenti»
L’accademico Elso Kuljanić durante la presentazione del suo libro. Foto: UNIRI

Quest’anno il Premio opera omnia della Città di Fiume è stato assegnato all’accademico Elso Kuljanić per il suo straordinario contributo alla scienza, all’istruzione superiore e allo sviluppo dell’Università di Fiume. Elso Kuljanić, professore emerito presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università di Fiume, nonché membro ordinario dell’Accademia croata delle scienze e delle arti e dell’Accademia internazionale d’ingegneria della produzione (CIRP), è uno scienziato di spicco sia nella comunità scientifica nazionale che mondiale. Il Premio alla carriera gli è stato assegnato per tutti i traguardi raggiunti nel corso della sua attività accademica, per il livello scientifico particolarmente elevato delle sue opere riconosciute a livello internazionale, per i nuovi metodi proposti per aumentare la produttività applicati nell’industria, per l’insegnamento di altissimo livello e la ricerca nel campo della disciplina scientifica dell’ingegneria della produzione, per l’insegnamento e l’istruzione d’alta qualità di giovani ingegneri e scienziati, per la lungimiranza dimostrata con l’idea di costruire un Campus universitario al posto dell’ex Caserma di Tersatto e per l’innegabile contributo allo sviluppo dell’Università di Fiume. Abbiamo contattato telefonicamente il prof. Kuljanić per una chiacchierata. Risiede nella sua casa a Stivan (San Giovanni), sull’isola di Cherso, suo paese natio, assieme alla consorte Margherita, che le generazioni “più mature” di liceali ricorderanno come prof.ssa di inglese nell’ex Liceo fiumano.

Recentemente le è stato assegnato il Premio opera omnia della Città di Fiume, ma non è l’unico che ha ricevuto nel corso della sua lunga carriera. Quali sono gli altri riconoscimenti?
“Ho ricevuto alcuni premi per il mio lavoro scientifico e professionale. Nel 2012 mi è stato assegnato il Premio statale opera omnia per la scienza. Nel 2019 ho ricevuto il Premio opera omnia della Regione litoraneo-montana. Inoltre, sono cittadino onorario di Lussinpiccolo”.

A suo giudizio, quali sono i maggiori successi che ha ottenuto in questi lunghi anni?
“Al primo posto le migliaia di giovani ingegneri e scienziati che ho istruito in diversi continenti. Rappresentano per me il maggiore successo della mia carriera. Per quanto riguarda il mio lavoro di ricerca, è difficile estrapolare i risultati più importanti, contenuti in un libro di circa un migliaio di pagine. Comunque, le mie ricerche riguardavano soprattutto la tecnologia meccanica, ovvero la fresatura, la brocciatura – lavorazioni con più taglienti. I miei studi in questo campo hanno generato dei metodi grazie ai quali è aumentata la produttività e sono stati ridotti i costi di produzione. Questi metodi sono stati applicati nell’industria in Europa, USA, Brasile, Messico, Giappone, Israele e Russia. Sono riuscito a trasmettere i risultati nel segmento della fresatura all’industria tramite l’ISO (The International Organization for Standardization), di cui facevo parte. Inoltre, sono riuscito a istituire e organizzare in Europa i congressi AMST (International Conference on Advance Manufacturing System and Technology). Ciò mi ha permesso di diffondere i risultati delle ricerche nel settore industriale, come pure di collegare le istituzioni scientifiche con l’industria. Un congresso è stato organizzato pure a Lussinpiccolo”.

Oltre ad avere lavorato nella Facoltà d’Ingegneria di Fiume, lei ha trascorso un periodo della sua vita pure negli USA e in Italia. Ci racconti queste esperienze?
“Al ritorno dagli USA ho iniziato a lavorare nella Facoltà d’Ingegneria di Fiume, come direttore dell’Istituto. In qualità di preside della Facoltà sono riuscito a impedire la soppressione del corso di laurea di ingegneria navale, voluta dall’allora Ministero. Mi sono impegnato affinché venga introdotto il secondo livello per il corso di laurea in elettrotecnica e ho istituito il laboratorio di tecnologia meccanica. Ho insegnato in diverse Università negli USA, tra cui quella di Cincinnati, dove insegnavo tecnologia meccanica. Nel 1972 ho conseguito il dottorato di ricerca. All’epoca il mio collega e amico era Neil Armstrong, il primo uomo a posare il piede sulla Luna. Nel 1973 sono stato chiamato come docente per chiara fama all’Università di Udine, dove ho insegnato tecnologia meccanica. Questa è stata una bellissima esperienza perché i giovani friulani avevano tanta voglia di imparare e le aziende di migliorare le prestazioni. La cosa più importante, però, è stata che ho lasciato le redini in mano a giovani ed eccellenti scienziati, che hanno fatto tanto dopo di me. Inoltre, nell’Università di Udine ho posto le basi per la fondazione del laboratorio di tecnologia, poi diventato il laboratorio LAMA – FVG (laboratorio per la meccatronica avanzata), noto in Italia e nel mondo. Recentemente una mia ex studentessa, che lavora in questo laboratorio, mi ha fatto visita a Stivan (San Giovanni), e queste sono soddisfazioni”.

L’idea di costruire il Campus universitario a Tersatto è stata sua. Dev’essere una grande soddisfazione vedere realizzato il progetto.
“Nel 1991, quando ero rettore dell’Università di Fiume, durante l’estate insegnavo all’Università di Berkeley, in California, situata in una zona collinare. Confrontando quelle colline con Tersatto, mi è venuta quest’idea. Ritornato a Fiume, ho iniziato a lavorarci sopra per vederla realizzata. Nel 1993, durante le celebrazioni del 360º anniversario dell’istruzione universitaria a Fiume, l’allora Presidente della Croazia, Franjo Tuđman, mi promise che avrebbe ceduto la Caserma di Tersatto per realizzare il Campus universitario. Quando ci vado, sono l’uomo più felice del mondo”.

Quali qualità deve avere un buon professore universitario?
“Essere professore comporta una grande responsabilità. Purtroppo, non si tiene conto nella dovuta misura della qualità di un professore. Però, un insegnante scadente può fare dei grossi danni. Direi che un’idea che va bene in un posto non va bene in un altro. Per esempio, da noi viene applicata la valutazione dei professori, cosa che si è dimostrata molto positiva negli USA. Da noi, però, ciò ha condizionato e ridotto la qualità dell’istruzione degli studenti. Il motivo è che alcuni professori concedono dei voti alti anche agli studenti che non li meritano, soltanto per venire valutati meglio dagli stessi. In un prossimo futuro succederanno grandi cambiamenti nel settore dell’istruzione, del consumo, dell’economia globale e nazionale, della forza lavoro, delle condizioni sociali e dei rapporti tra gli Stati.
I Paesi che saranno preparati per questi cambiamenti avranno una marcia in più per realizzarli. La produzione industriale è fondamentale per tutti i Paesi, per cui è necessario istruire e formare un personale qualificato, il quale rappresenta la maggiore ricchezza di ogni Paese. In questo senso, il ruolo dei professori universitari è fondamentale. Il loro compito non è soltanto divulgare il sapere di una materia. Gli studenti vanno educati, bisogna trasmettere loro l’arte di pensare in maniera creativa, i modelli di comportamento, il rispetto per il prossimo. Ritengo che il maggiore successo nella mia carriera sia la divulgazione del sapere alle giovani generazioni, ed è questo ciò che dà il vero senso a questo lavoro. Per potere agire in questo senso bisogna, però, essere altruisti, felici di condividere il sapere, le esperienze scientifiche e la ricerca. Un filosofo aveva detto che quello che rimarrà di noi dipende da quante nuove nozioni sapremo divulgare all’umanità”.

Il suo contributo allo sviluppo dell’Università di Fiume è innegabile. Come vede il suo futuro e che cosa bisognerebbe fare per migliorare la sua posizione in Europa e nel mondo?
“L’Università di Fiume è relativamente giovane. Questo è un vantaggio perché è più flessibile rispetto alle Università più grandi e antiche, che sono più lente, meno aggressive e s’adeguano più difficilmente ai cambiamenti. Un modo per migliorare la posizione è porre l’accento sulla ricerca, ovvero aumentare i finanziamenti in questo senso. In secondo luogo, servirebbe migliorare la competenza dei docenti, magari inviandoli a lavorare in Università note per un periodo e poi farli rientrare in patria. Secondo me, i professori dovrebbero superare un test psicologico per appurare se siano altruisti o egoisti, perché quando si esercita questa professione bisogna sapere dare e non ricevere. Credo che l’Università di Fiume si stia sviluppando bene e lo dimostrano pure le valutazioni a livello internazionale”.

Lei è l’autore del libro “La vita e la scienza”, pubblicato nel 2018. Oltre alla scienza quali sono i suoi interessi?
“La musica in generale, sia quando si tratta di ascoltarla, suonarla e comporla. Mi piace scrivere poesie, la fotografia artistica, la pesca, il nuoto e fare lunghe camminate. Ogni giorno percorro 3 o 4 chilometri. Non ho il tempo di annoiarmi. Il libro che ho scritto contiene la mia vita, a partire dagli affetti familiari, per me molto importanti, l’infanzia trascorsa sull’isola di Cherso, dove sono nato e cresciuto, la mia lunga carriera, che da giovane non avrei mai pensato di intraprendere, ma che mi ha dato e continua a darmi tante soddisfazioni. Nel 2019 ho presentato il libro nella sede della Comunità degli Italiani di Cherso. Inoltre, continuo a collaborare con l’Università di Udine, con l’Accademia croata delle scienze e delle arti e faccio parte del Consiglio per l’istruzione e la scienza della Facoltà d’Ingegneria.

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