Il Duomo, vero capolavoro in stile barocco

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Il Duomo, vero capolavoro in stile barocco
Tutti gli altari, tra cui quello principale, abbondano di veri capolavori. Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Fino al 1923, quando nel capoluogo quarnerino venne effettuata la riorganizzazione delle diocesi e delle parrocchie e l’allora Chiesa dei Gesuiti divenne la Cattedrale di S. Vito (1925), la chiesa di S. Maria Assunta (Duomo) era l’edificio sacro più rilevante. Lo stesso veniva chiamato anche Vela crikva, Assunta e Duomo, vi ospitava la sede storica del Capitolo fiumano e, alla stessa, viene anche legata la plurisecolare tradizione glagolitica. In riferimento al contesto inerente alla storia dell’arte e all’architettura, la ricercatrice Anja Radelić, nel suo scritto “Progetti di rinnovo e consolidamento della chiesa di Santa Maria Assunta a Fiume nel corso del XIX e all’inizio del XX secolo”, rileva l’eccezionale qualità degli elementi e delle stratificazioni barocche, ma specifica che il suo aspetto attuale è il risultato di una serie di modifiche e interventi da parte dei conservatori, tra cui quelli realizzati nell’Ottocento e nei primi anni del Novecento sono particolarmente significativi. La chiesa, collocata accanto al decumanus romano lungo il margine orientale delle mura cittadine, sorge sul sito delle antiche terme capitoline, dove in epoca paleocristiana fu istituito un luogo di culto. La basilica a tre navate, spiega Radelić, fu edificata nel XV secolo su preesistenti strutture romane, i cui resti sono visibili ancora oggi. Dopo le distruzioni subite da Fiume nel 1509, la struttura fu sottoposta a una serie di restauri, durante i quali fu realizzato il rosone sulla facciata principale, datato 1516. In termini architettonici la forma della chiesa è quasi interamente frutto della ricostruzione barocca del 1695, quando le navate e il presbiterio furono posizionati sullo stesso piano e vennero trafitte le finestre termali delle facciate laterali. L’interno, altresì, abbonda di altari preziosi, plastici architettonici e stucchi barocchi, tra i quali quelli dell’arco trionfale e dell’abside sono attribuibili a Giulio Quadrio rappresentando, secondo le parole della storica dell’arte Radmila Matejčić “l’opera più matura del vero barocco fiumano” (riportato da “Come leggere la città”). Successivamente, la barocchizzazione continuò grazie all’impegno profuso dalla nobile famiglia De Orlando la quale, tra il 1716 e il 1726, rivolgendosi a rinomati costruttori, scalpellini, scultori e stuccatori lubianesi, fece anche costruire e decorare il santuario e la cripta. Tra i tanti, accanto allo sloveno Luka Mislej, noto creatore di altari, un tocco particolare è stato apportato soprattutto dallo scultore padovano Jacopo Contiero. Nel terremoto del 1750 la Chiesa subì ingenti danni, ma venne celermente restaurata e dotata di pregevoli reperti.

Le opere artistiche
Entrando nella struttura si rimane impressionati dall’importante mole di opere artistiche, disposte per lo più nelle aree degli altari. A detta di Matejčić, di particolare importanza per la storia culturale fiumana, è l’opera “La consegna delle chiavi a S. Pietro”, realizzata dal fiumano Ivan Franjo Gladić nel 1640, ubicata in quello di S. Pietro. Altresì, specifica ancora l’esperta, sono da ammirare i capolavori nati per mano dello sloveno Valentin Metzinger, Augusto Pagliarini e Giovanni Simonetti. Quest’ultimo viene nominato anche nella monografia pubblicata dall’Edit, “Il moretto fiumano”, della nota e apprezzata critica e storica dell’arte, Erna Toncinich, dove si legge “nella chiesa di S. Maria ‘Assunta’ (Duomo), la pala dell’altare maggiore – copia della celebre Assunta di Tiziano, del pittore fiumano Giovanni Simonetti – è sormontata da una grande corona in marmo che, per il suo aspetto formale, ricorda molto il turbante del moretto”.

La facciata
La facciata come si presenta oggidì risale al XIX secolo, precisamente al 1824 quando, su suggerimento di Andrea Ludovico Adamich, l’ingegnere edile Joseph Storm ne realizzò il progetto in stile classicista, inglobandovi interessanti elementi barocchi e gotico-rinascimentali, ripresi in seguito anche da Adam Olf. Il frontone e il rosone sulla stessa vennero invece inseriti nel 1842. A detta di Matejčić, per molti secoli i corpi di sacerdoti e delle famiglie patrizie vennero seppelliti sotto il pavimento della chiesa, mentre a partire dal 1901 le lapidi sepolcrali furono murate nella pareti laterali dell’edificio.

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