Matteo Scarpa. Il dolce sapore dei ricordi

Aneddoti sconosciuti sull’illustre famiglia Scarpa, regalatici in esclusiva da Matteo, nipote del patrizio Iginio, attraverso le memorie di nonna Agostina e zia Dora

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Matteo Scarpa. Il dolce sapore dei ricordi
Villa Angiolina ad Abbazia, uno dei luoghi in cui il nostro interlocutore è già stato e in cui intende tornare. Foto: NEL PAVLETIC/PIXSELL

I vantaggi e gli svantaggi delle reti sociali sono tanti e, in entrambi i casi, le motivazioni indotte hanno ragione d’essere. È indiscutibile, però, il fatto che abbiano rivoluzionato le nostre vite e che, se utilizzati con intelligenza, costituiscano un’eccezionale opportunità di comunicazione, divertimento, partecipazione al mondo e alimentazione della curiosità conoscitiva con il sistema della condivisione. Talvolta, riportando a galla ricordi e storie individuali, familiari e, come nell’occasione che stiamo per raccontarvi, collettive, possono fare da ponte tra il passato, il presente e, ce lo auspichiamo, anche il futuro. Come sagacemente scriveva Gabriel García Márquez: “La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla”. E di ricordi, come la tanta voglia di non sprecarli bensì coltivarli, condividerli, parlarne, riscoprirli, e, perché no, viverli, di allungarsi verso le radici orgogliosamente fiumane e rintracciare i fili della sua e nostra memoria, il nostro interlocutore ne ha a iosa. Grazie appunto ai social la magia è avvenuta. Infatti, il 28 giugno scorso, sul profilo Facebook della Comunità degli Italiani di Fiume, Matteo Scarpa, “fiumano nato a Roma”, classe 1983, nipote dell’illustre patrizio Iginio Scarpa, ha deciso di aprire lo scrigno delle sue reminiscenze e condividerle con i connazionali residenti nei luoghi conosciuti tramite le narrazioni familiari di nonna Agostina e zia Dora. Un momento che abbiamo colto e che, desiderosi di qualche aneddoto in più sugli Scarpa, contattandolo proprio tramite lo stesso profilo e, successivamente per posta elettronica, abbiamo voluto riportare sulle pagine del nostro quotidiano.

Iginio Scarpa con la sorella Argia (a sinistra) e una cugina.
Foto: PER GENTILE CONCESSIONE DI MATTEO SCARPA

Lei è nipote di Iginio Scarpa che, come afferma sul profilo FB della CI, non ha conosciuto. Come viene ricordato all’interno della sua famiglia?
“Iginio Paolo Felice Scarpa è stato un membro notabile della mia famiglia: a lui si deve molto per la nascita industriale e lo sviluppo commerciale di Fiume. L’avere edificato, poi, la stupenda Villa Angiolina ad Abbazia ha fatto sì che, ai più, il ricordo del nonno si sia preservato durevolmente nel tempo. Nonna Agostina (Gusty) e zia Dorotea (Dora), ma anche alcuni ‘veci’ del Villaggio (il quartiere Giuliano Dalmata a Roma, zona EUR), gli zii, mi hanno sempre raccontato di un clan familiare molto unito, sempre pronto ad aiutarsi vicendevolmente e dal cuore grande. Per leggere correttamente la storia degli Scarpa bisogna avere bene a mente questo, l’unione, l’esserci stati gli uni per gli altri, il che è il tratto distintivo della storia della nostra famiglia”.

Un dipinto datato 1839, ritraente Iginio
Scarpa, rinvenuto nell’Ambasciata
a Copenaghen.
Foto: PER GENTILE CONCESSIONE DI MATTEO SCARPA

Nomina con nostalgia le serate in cui nonna Agostina e zia Dora narravano svariati aneddoti e curiosità, come pure le loro “ciacole” inerenti a Fiume e Abbazia. Ce ne riporta qualcuno?
“I ricordi in casa nei racconti di nonna e zia erano malinconici, legati agli amici, al ricordo delle novità che portava una nave che attraccava in arrivo da qualche porto lontano oppure alle passeggiate in bicicletta, della brezza del mare spezzata dalla fragranza del magazzino di coloniali. Spesso si cambiava discorso, con gli occhi lucidi, pensando a quel che era stato. Ho sempre intuito fin da bambino che il cuore di tutta la famiglia era rimasto a Fiume. Si parlava del forte spirito d’appartenenza che vi si respirava, della laboriosità della nostra gente, del legame con la musica che storicamente abbiamo in famiglia (mio nonno Iginio Ariosto Scarpa, forte appassionato, per far addormentare i bimbi a casa cantava il coro di Madama Butterfly a bocca chiusa, oltre che suonare diversi strumenti a fiato), degli uomini che si sono dimostrati valorosi in guerra e delle attività familiari andate perse. Molto altro avrebbero avuto da dire, ma hanno voluto risparmiare noi nipoti dal dispiacere patito, lasciando qualche vuoto nei racconti”.

Il bisnonno Italo Ariosto.
Foto: PER GENTILE CONCESSIONE DI MATTEO SCARPA

Delle storie sentite (prima) e della visita nei nostri territori, quale idea si è fatto degli stessi? Che cosa rappresentano per lei?
“Sono stato a Fiume e ad Abbazia, posti che per me hanno un significato particolare. Mi ricordo di avere anche lasciato due righe scritte sul libro visite di Villa Angiolina, durante il breve soggiorno, ma sono luoghi che meritano che vada più spesso a visitare. Ce ne sono, poi, tanti altri non visti che vorrei conoscere, i musei, la biblioteca, ma anche ritrovare gli indirizzi dei miei ‘veci’, delle loro attività, fare visita al mulino di Žakalj (oggi un rudere, nda), che fu rilevato dalla mia famiglia e, intorno al 1870, dopo avere subito un incendio, fu completamente ricostruito e ampliato, divenendo un edificio di sei piani. Era un mulino avveniristico per l’epoca e impiegava oltre trecento operai, a parte quelli che svolgevano le loro attività nella vicina Fabbrica, a vapore, di pasta. Si trova su una riva della Fiumara o Eneo, sulla strada che portava a Žakalj e oggi è in completo abbandono, ma merita di essere visto anche per il valore storico. In più, questo posto è legato a un altro evento storico della famiglia, ovvero quello in cui si racconta che, prima che il mulino divenisse proprietà degli Scarpa, ci fu una violenta inondazione, dove Iginio riuscì a mettere in salvo diverse persone impiegate nello stesso. Questa storia è rimasta leggenda fino a quando, durante le mie ricerche, mi sono imbattuto in un articolo che trattava per filo e per segno quanto detto. Un motivo in più, per me, per andarci”.

Lo stemma che si ritrova in Liguria dove insieme ai Cosulich gli Scarpa aprirono diverse attività.
Foto: PER GENTILE CONCESSIONE DI MATTEO SCARPA

Dai suoi post si percepisce la voglia di visitare nuovamente questi luoghi, di conoscere i connazionali. È così?
“Assolutamente sì. Prossimamente ho intenzione di venire a Fiume e rimanervi qualche giorno proprio per dedicarmi a quanto detto. So che ci sarà il Raduno degli esuli a ottobre e mi piacerebbe essere in città in quei giorni. Non conosco nessuno che abita a Fiume e, sicuramente, sarà l’occasione per poter incontrare persone nuove, le quali mi potranno forse indicare e raccontare altre vicissitudini sulla nostra amata città”.

Lo stemma di Pellestrina (la famiglia Scarpa venne chiamata dal Doge Contarini per la ricostruzione dell’isola dopo la guerra di Chioggia nel 1380).
Foto: PER GENTILE CONCESSIONE DI MATTEO SCARPA

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