“Se il sole sorge insieme alle nuvole, sarà prospero, se lo accompagna la pioggia, allora l’anno che ci aspetta sarà ancora migliore. Solo se il sole sarà da solo, senza nuvole né pioggia, allora l’anno sarà piuttosto arido, scarso, da dimenticare”, recitano così i koledvari di Castua, negli ultimi trent’anni, ogni 6 gennaio, dopo che è stata rispolverata una vecchia tradizione. Ci sono, infatti, molte tradizioni da rispettare e credenze interessanti, come quella appena menzionata relativa al koledvanje che consiste nella visita dei tre Re Magi ai singoli nuclei familiari del pittoresco borgo alle spalle di Fiume. Concretamente parlando, il giorno dell’Epifania (ma l’usanza inizia il 5 gennaio), al mattino, i koledvari salgono sulla collina di Vršak per determinare come sarà l’anno appena iniziato. Tra di loro, appunto i tre re, che sono accompagnati dai koledvari (o cantori, che devono essere in numero pari), vanno a comunicarlo a tutti i cittadini, parenti e amici. I re portano i loro auguri a tutti i cittadini, passando prima dall’ufficio parrocchiale di Castua, dove sono vengono accolti dal parroco e salutati dai fedeli locali, per poi fare una visita all’ex sindaca Sonja Brozović Cuculić. Secondo questa tradizionale visita di auguri, i re Melchiorre, Baldassarre e Gaspare visitano puntualmente, ormai da tre decenni, ogni singola casa di Castua, eseguendo canti tradizionali e augurando a tutti i parrocchiani, agli abitanti e a tutte le persone di buona volontà ogni bene per l’anno appena nato”. Così è stato anche ieri e noi abbiamo deciso di documentarlo nel trentesimo anniversario del ripristino di questa gradita usanza.
“Noi veniamo da tutti, auguriamo un buon anno, esprimiamo gratitudine e brindiamo con un bicchiere di vino rosso per ricevere tanto sangue nel nuovo anno. Speriamo che l’anno appena iniziato sia abbondante di sangue (inteso come vino), e che sia pieno di prosperità. Infatti, il sole non lo abbiamo nemmeno visto, era completamente coperto stamattina. Poi, verso le 10, ha iniziato a farsi strada tra le nuvole, il che significa che sarà un anno fantastico. Il primo canto da noi interpretato è una koledva del XIX secolo, che inizia con i versi ‘Slava na nebu se pjeva’ (Gloria cantata nei cieli), scritta nel 1860 dal parroco di Castua, Andrija Marot Jurjenić. L’altro immancabile canto è ‘Tri Kralja jahahu’ (I Re Magi giunsero), una famosa canzone popolare natalizia di Castua, che viene eseguita in tutta la Croazia”, ci hanno spiegato all’unisono i Re Magi, interpretati rispettivamente da Saša Matovina, Aleksandar Sandro Pauletić e Zlatko Vičić, tutte e tre membri della klapa maschile “Kastav”.
Come detto prima, una delle immancabili tappe è l’abitazione dell’ex sindaca di Castua, Sonja Brozović Cuculić, durante la cui gestione è stata appunto ripristinata quest’usanza. Come da tradizione, anche ieri l’ex prima cittadina ha accolto nella sua dimora non soltanto i Re Magi e i loro cantori (anch’essi membri della suddetta klapa maschile), ma come di consueto anche i giornalisti. Ha dichiarato che, dopo l’usuale offerta di vino rosso, c’è il momento dei fiorini, ovvero delle monete da deporre in uno scrigno custodito da Gaspare. “E chi interpreta Gaspare? Ovviamente, il nostro Saša! È stato lui a portare oggi il cofanetto con i tesori, accompagnato dagli altri due Re Magi e dai loro cantori”, ha detto. L’importante è avere il sorriso sulle labbra e sprizzare buonumore, creando un’atmosfera festosa, alimentata un po’ dal vino, ma soprattutto dagli auguri per un futuro prospero. Il canto melodioso ieri è continuato per tutto il tempo, dal momento in cui abbiamo seguito i tre re fino all’abitazione dell’ex sindaca di Castua.
Trent’anni dal ripristino dell’usanza
“Dove sono i nostri dolci? Cara padrona di casa, dacci almeno oggi una buona mano…”, recitava uno dei canti e Sonja Brozović Cuculić non si è certo risparmiata. La sua offerta di buon vino rosso e di dolci è stata più che generosa. Una tradizione, quella del koledvanje, che va assolutamente rispettata, anche perché dopo essere stata proibita nel 1946, era praticamente caduta nel dimenticatoio. “Dopo lunghi anni l’abbiamo rispolverata e nel 1995, assieme a Milivoj Jelovica, della SAC ‘Istarska vila’, abbiamo deciso di riportarla in vita. In effetti, questa tradizione affonda le radici nel passato e si trova anche nel Castuano di Edo Jardas. È una bella e antica usanza relativa all’augurare un buon anno nuovo e un buon Natale a tutti”, ci ha detto ieri Saša Matovina, il quale ha anche improvvisato, con grande teatralità, una piccola eucaristia in cui ha augurato a tutti “miracoli, salute, felicità e buon sesso”, mentre tutti gli altri in coro hanno ripetuto all’unisono: “Amen”. Un bellissimo modo per entrare nel nuovo anno con i migliori propositi. Sebbene la tradizione delle koledve venga mantenuta anche in altre regioni della Croazia, come ad esempio in Istria, dove arrivò da Venezia (simili usanze si trovano pure nell’Italia settentrionale, derivanti dall’epoca del dominio veneziano). Le processioni più frequenti in Istria si svolgevano il giorno di Santo Stefano e, in particolare, la notte della vigilia dell’Epifania, quando un gruppo di uomini percorreva il villaggio, visitando ogni casa e intonando canti augurali (appunto koledve) per salutare i padroni di casa e invocare felicità e prosperità per la famiglia. In cambio, ai cantori (o koledvari), venivano offerti vino e cibo, che poi consumavano durante una cena collettiva.
Come scritto prima, l’usanza del koledvanje di Castua è caratterizzata da due canti tradizionali. Il primo è la koledva del XIX secolo, che inizia con i versi “Slava na nebu se pjeva (Gloria cantata nei cieli)”, scritta nel 1860 dal parroco di Kastav, Andrija Marot Jurjenić), mentre il secondo è “Tri Kralja jahahu (I Re magi cavalcarono), una famosa canzone popolare natalizia proprio di Castua, che viene eseguita in tutta la Croazia. “Jelovica è stato tenace nel voler rivivere la tradizione. Abbiamo anche avuto la fortuna di avere Sonja come sindaca in quel periodo, lei aveva una grande sensibilità, e grazie al signor Jelovica la gente non ci vedeva come dei completi pazzi, anche se a volte ci confondevano con le maschere carnascialesche che, generalmente, si facevano vive dopo il 17 gennaio, nel giorno dedicato a Sant’Antonio Abate”. La figura dei Re Magi è avvolta da innumerevoli racconti e leggende, poiché, in realtà, si sa ben poco di loro. Alcuni li descrivono come uomini ricchi di saggezza, potenti quanto un re. La loro provenienza è solo vagamente indicata nel Vangelo secondo Matteo, dove si parla semplicemente di “Oriente”. I sapienti, uomini capaci di interpretare i segni del cielo, si lasciarono guidare dalla stella di Betlemme (o stella cometa), nutrendo una fede incrollabile nel loro cammino. Si fecero coraggiosi viaggiatori, pronti ad attraversare terre sconosciute, e, da uomini saggi, si liberarono dai pregiudizi, affrontando insidie e incertezze pur di arrivare alla meta: la nascita di Gesù. Si narra che giungessero dall’Oriente: Gaspare, forse proveniente dallo Yemen, Melchiorre, che poteva essere arabo, ebreo o fenicio, e infine Baldassarre, il leggendario re babilonese. Tre uomini, tre percorsi diversi, ma uniti dalla stessa stella e da una missione comune: adorare il bambino che avrebbe cambiato il destino dell’umanità. Li ricordiamo così, in una fusione di rituali cristiani, credenze pagane e usanze locali, trasmessi attraverso i secoli, e intrecciatisi con la spiritualità popolare, capace di dare vita a una sinfonia di fede e folclore, che celebra la speranza e la gioia del nuovo anno.
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