I nuovi media in soccorso del dialetto fiumano?

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I nuovi media in soccorso del dialetto fiumano?

Il bilinguismo, per definizione, è la capacità che ha un individuo, o un gruppo etnico, di usare alternativamente e senza difficoltà due diverse lingue, o due diverse varietà di una lingua, o la lingua letteraria e il dialetto. Fiume, in questo contesto, è privilegiata grazie soprattutto al suo ricco passato e all’alternarsi dei vari Stati nella storia, la cui presenza ha lasciato ai posteri un’eredità linguistica importante, in primo luogo il dialetto fiumano. Un tesoro inestimabile per i cittadini di madrelingua italiana che ne fanno uso, il quale rischia purtroppo l’estinzione. Forse, però, una speranza di recupero c’è, ed è data dalle varie piattaforme digitali – l’avreste mai detto? –, da questo nuovo mondo tecnologico, che a volte è in grado di offrire grandi e inaspettate sorprese. Lo confermano i risultati finali del progetto AThEME (Advancing The European Multilingual Experience) nato con l’obiettivo di studiare il multilinguismo in Europa da diverse prospettive. Cofinanziato dall’Unione europea, ha coinvolto per cinque anni, dal 2014 al 2019, diciassette università di otto Paesi, tra cui anche la Croazia e precisamente la Facoltà di Filosofia di Fiume. L’Italia ha partecipato invece con i suoi Atenei di Trento e Verona. Perché scegliere proprio il multilinguismo come tema di ricerca? Perché dimostra sempre più di avere importanti effetti culturali, economici, sociali e cognitivi. Migliora non soltanto le capacità di trovare lavoro e di spostarsi, ma è anche un tratto fondamentale dell’identità di una comunità e un fattore rilevante nello sviluppo cognitivo individuale. Per il multilinguismo non sono in gioco soltanto le lingue nazionali, ma anche le lingue regionali e locali, con accento sui dialetti. Ed è proprio su questi ultimi, che si è concentrato nella sua quinquennale ricerca, il team progettuale di Fiume, guidato dalla docente, prof.ssa Tihana Kraš, del quale hanno fatto parte Branka Drljača Margić, Maša Plešković, Paola Medved, Ana Bratulić e Siniša Smiljanić.

“Abbiamo analizzato il multilinguismo dalle varie prospettive, una delle quali ha riguardato concretamente le lingue minoritarie, come ad esempio il dialetto fiumano – ha spiegato Kraš –. Una delle conclusioni alle quali siamo giunti è che le nuove tecnologie, i nuovi media offrono grandi potenzialità nella tutela e nella conservazione di idiomi simili, in quanto risultano essere un ottimo incentivo per le nuove generazioni, che non sono propriamente abituate a farne uso, ad adoperarli invece in maniera attiva, soprattutto nello scritto. Ciò è molto importante per i dialetti, in questo caso per quello fiumano, che non ha una ricca tradizione letteraria e non è una consuetudine usarlo in forma scritta. I nuovi media risultano essere allora un vero e proprio stimolo nella promozione dello scritto dialettale”.

Un’occasione da sfruttare

“Tra la cittadinanza di madrelingua italiana che usa il dialetto fiumano – ha proseguito la docente – vige la consapevolezza dell’importanza di conservarlo, ma soprattutto di tramandarlo alle future generazioni. Le nostre ricerche ci hanno portati alla conclusione che si potrebbe fare però molto di più in questo senso. Quest’idioma viene sì usato e viene sì trasmesso ai giovani, ma non sufficientemente. Alle nuove generazioni andrebbe inculcata l’importanza dell’uso del dialetto, che è un modo tra l’altro di conservare le proprie radici. La tecnologia ha portato a dei risultati sorprendenti. Sfruttiamo pertanto quest’occasione”.
I risultati del progetto quinquennale AThEME sono stati presentati ieri, nel corso di una riunione tenutasi alla Facoltà di Filosofia, alla quale hanno partecipato i rappresentanti degli istituti ed enti di educazione e istruzione locali e nazionali, nonché delle varie associazioni minoritarie. L’incontro è stato introdotto dalla vicepreside dell’istituto universitario ospitante, Irena Vodopija-Krstanović.

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