Fiume. «I donatori di sangue rappresentano la vita»

Con la dott.ssa Sanja Balen, responsabile dell’Istituto clinico di medicina trasfusionale del CCO di Fiume, in occasione della Giornata di chi stende il braccio per aiutare il prossimo

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Fiume. «I donatori di sangue rappresentano la vita»

“Un grazie di cuore e gli auguri per la loro giornata, sono il minimo da parte mia per i donatori di sangue, una categoria che meriterebbe molta più attenzione e della cui importanza spesso non ci rendiamo conto”. Esordisce così, la dottoressa Sanja Balen, responsabile dell’Istituto clinico di medicina trasfusionale di Fiume, da noi interpellata in occasione del 25 ottobre, Giornata dei donatori di sangue.
Questo 2020 lo stiamo vivendo all’insegna dell’emergenza sanitaria causata dalla pademia di Covid-19, una malattia che si è presa prepotentemente tutta l’attenzione mediatica, facendo scordare che ce ne sono tante altre, anche più gravi, che necessitano dell’altruismo di chi, senza vantaggi economici o d’altro tipo, stende il braccio per aiutare il prossimo.

 

Quest’anno la Giornata dei donatori viene celebrata in condizioni sanitarie particolari, così come lo stesso Centro trasfusionale fiumano deve rispettare, a maggior ragione, tutte le misure a cui tutti dobbiamo attenerci. “Nel nostro istituto rispettiamo le misure più severe e rigorose – precisa la dott.ssa Balen –. Il rischio di contagiarsi qui è sicuramente inferiore a quello che si corre, per esempio, quando ci rechiamo al supermercato. Il livello di tutela è elevatissimo, con un approccio professionale che segue tutte le indicazioni degli epidemiologi. Al primo posto c’è la tutela del donatore e quindi la salute di chi riceve questo bene prezioso. Dobbiamo sottolinearlo soprattutto in questo periodo poiché, negli ultimi dieci giorni, si registra un calo sensibile di arrivi. In media vengono raccolte 40-50 sacche, mentre la richiesta supera le 100 unità. La pandemia del coronavirus non ha in alcun modo ridotto le necessità. La gente si ammala, non soltanto di Covid, e ha bisogno di cure che richiedono delle trasfusioni”.


Un Istituto che copre tre Regioni
Il Centro trasfusionale di Fiume copre, oltre a quelle della Regione litoraneo-montana, anche le necessità di quella istrana e della Lika e di Segna. Il fabbisogno rimane lo stesso, ma sembra che al momento vi siano fattori, facilmente intuibili, per i quali i donatori, in qualche misura, non sono numerosi come prima. Il numero di contagi da Covid-19 cresce di giorno in giorno. “Credo che in buona parte la flessione sia generata dalla paura di poter venire contagiati, un timore comprensibile, ma non giustificato. Ci sono tantissimi posti in cui è più facile contrarre il virus. Gli standard che adottiamo sono elevati per assicurare il massimo della sicurezza, però dobbiamo essere consapevoli che la sicurezza assoluta non esiste. D’altra parte, ritengo non sia soltanto un fatto di paura. Direi che il trend nel segmento che stiamo trattando ora, rispecchia ciò che sta avvenendo all’interno della società in questo periodo fortemente condizionato dall’epidemia. La gente avverte questo stato di tensione e insicurezza, senza trovare lo spunto per pensare ad altre cose come, ad esempio, alla necessità di assicurare dosi sufficienti di sangue al sistema sanitario. Ho l’impressione che sia quanto mai indispensabile motivare i donatori. La pandemia ha messo tutto in secondo piano. Ci si deve rendere conto che il 10-15 per cento dei pazienti ricoverati ha bisogno di trasfusioni. Il numero di questi pazienti non è calato con il sopravvento della pandemia”.

Un liquido che vale vita

La responsabile del Centro trasfusionale di Fiume si pronuncia anche in merito all’ipotesi che il virus possa venir trasmesso attraverso il sangue. La sua risposta è chiara: “Non vi è alcun riscontro scientifico che ciò possa avvenire”.

Infine, come ci si è adattati, o abituati, a quella che chiamiamo la nuova normalità? “Indossare la mascherina è una misura che noi dobbiamo accettare, ma lo fanno anche gli altri, a partire dalle cassiere al supermercato, agli impiegati all’ufficio postale, in banca, ai parrucchieri e a tante altre categorie. Che ci piaccia oppure no, è lo stesso. Dobbiamo adeguarci per il nostro bene e quello degli altri”.
Un messaggio ai donatori in vista della loro giornata? “La loro umanità, il loro altruismo e senso di responsabilità, mi consentono di definire i donatori di sangue come una delle famiglie più nobili che ci siano al mondo. Meriterebbero più attenzione. Il tempo, dice qualcuno, è denaro, ma loro lo sacrificano volentieri senza chiedere nulla in cambio, senza avere bisogno di farsi esprimere gratitudine, in quanto tutto avviene rispettando l’anonimato. La gratitudine la vorrei esprimere io, in nome dell’Istituto clinico di medicina trasfusionale, di tutto il personale, ma anche da parte di tutti quei pazienti che ne hanno bisogno”, conclude la dott.ssa Sanja Balen, rigorosamente mascherata anche davanti all’obiettivo del nostro fotoreporter, al quale è stato gentilmente consentito, rispettando tutte le misure richieste, di riprendere anche gli interni del reparto.

Con l’avvento della pandemia è calato il numero di arrivi all’Istituto di medicina trasfusionale di Fiume

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