
Essendo mio mestiere occuparmi di storia, di solito sono contento quando l’opinione pubblica mostra interesse per temi storici. Bisognerebbe ammetterlo, noi storici, chiusi nell’autocompiacimento per pubblicazioni di saggi in riviste specializzate o per collaborazioni con esperti e partecipazioni a conferenze, siamo molto grati allorquando l’interesse del grande pubblico si volge a qualche anniversario storico. Tuttavia non ogni celebrazione storica su larga scala giova alla maturazione civica dell’opinione pubblica. In effetti, al bisogno e al valore della memoria storica si ricorre per diversi motivi, non ultimi quelli politici.
Capita sovente che i messaggi propri delle celebrazioni liturgiche rimangano circoscritti alle cronache religiose. Una loro più vasta diffusione è relegata a fattori disparati, in primis la capacità del giornalista di mediare al grande pubblico le varie tematiche e ponendole nel vissuto condivisibile ai più. Lungi dal perorare un ruolo della religione nello spazio pubblico alla strenua dei numerosi conservatori che negli ultimi tempi, a partire dalle preghiere nelle piazze conducono vere e proprie culture wars di stampo americano che nulla hanno a che fare col Vangelo, mi preme additare ai messaggi lanciati il 13 e il 14 giugno scorsi durante le celebrazioni dei cento anni dalla fondazione della Diocesi di Fiume. I protagonisti erano l’arcivescovo di Fiume Mate Uzinić e il rappresentante pontificio cardinal Matteo Zuppi.
Ma perché ritenere il giubileo di una struttura ecclesiastica, seppur importante come lo è una Diocesi, rilevante altresì per il grande pubblico e la società intera? Rispondo subito: ritengo che il messaggio di questo giubileo, nell’ambito del richiamo cristiano alla fraternità tra i popoli, può spronarci a voltare pagina per guardare avanti senza dimenticare il Novecento e coltivando una memoria conciliata.
Un nuovo inizio
Come affermato nei vespri solenni del 13 giugno, per l’arcivescovo di Fiume Uzinić questo giubileo ha rappresentato “un nuovo inizio, una chiamata a essere una Chiesa che non si chiude nei propri ricordi, ma si apre al futuro”. Il giorno dopo a Tersatto Uzinić ha affermato: “L’Arcidiocesi di Fiume (…) è nata e ha operato in circostanze storiche complesse. La sua storia include radici croate, italiane e slovene, e il suo presente è formato da una società secolare e plurale. Ed è proprio in questa diversità – con tutte le ferite che sono rimaste – che oggi, riconciliata con il passato, la nostra Chiesa pronuncia un grande: grazie. Grazie a tutti coloro che ci hanno preceduto. Grazie a tutti coloro che hanno costruito, pregato, servito e amato in questo luogo – e anche a coloro che per ragioni storiche hanno dovuto partire, ma sono rimasti connessi a noi nella preghiera e nell’eredità.” Ha proseguito affermando che “Il giubileo non è solo una festa – è anche un invito alla conversione. A purificare la memoria. A essere una Chiesa che non dimentica i peccati, ma non li porta come un peso, bensì come una sfida alla riconciliazione”.
La liturgia della messa solenne, svoltasi a Tersatto, sabato 14 giugno, ha incluso letture e canti in croato, italiano e sloveno; le lingue liturgiche latina e veteroslava, il tutto con la partecipazione di fedeli giunti anche dalla Slovenia. Alla comunità di fedeli fiumani italiani Uzinić si è rivolto con queste parole: “Grazie infine a voi, cari fedeli, presenti oggi qui – da tutte le parti della nostra arcidiocesi e dalle diocesi vicine che in alcuni periodi storici hanno condiviso il cammino con noi. Un saluto speciale a voi fedeli della comunità italiana, a cui desidero ripetere che siete stati e restate un fattore importante e un segno di ricchezza della nostra comunità arcidiocesana”.

Foto: RONI BRMALJ
Memoria storica
È stato proprio mons. Uzinić, come dicharato in calce alla messa di Tersatto, a proporre al papa il cardinal Zuppi, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, quale inviato pontificio a Fiume: “L’ho fatto con il desiderio che questo giubileo della Chiesa di Fiume – istituita nel periodo del governo italiano, tra le due guerre mondiali – possa essere occasione di riconciliazione della memoria storica, che ancora oggi fatica ad essere pienamente riconciliata”. Il giorno prima, nella cattedrale di S. Vito, Uzinić ha affermato di non “desiderare soltanto il ricordo del nostro passato, ma altresì riaffermare la comunione della nostra Chiesa locale (…) al di là di tutte le differenze, con tutti coloro con cui condividiamo questo territorio che chiamiamo Arcidiocesi di Fiume”. Inoltre, l’arcivescovo di Fiume ha asserito che “questo giubileo non è solo una celebrazione del passato. È una chiamata. Una chiamata alla purificazione della memoria. Alla conversione. Alla riconciliazione”.
La celebrazione del giubileo ha cercato di unire in un’unica comunità ideale, quelli rimasti con quelli che lasciarono questa terra. Uzinić, ringraziando varie categorie per l’operato svolto per questa Chiesa particolare, ha affermato: “Grazie anche a coloro che, per motivi politici, hanno dovuto andarsene, ma che hanno lasciato un segno di bontà e ricordano questa Chiesa con amore, pregando per essa. Grazie a coloro che hanno sofferto – per la verità, per Cristo, per il prossimo”.

Foto: RONI BRMALJ
Tragica catena del male
Il cardinal Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della CEI, rappresentante di papa Leone (in realtà designato ancora dal defunto pontefice Francesco), nella sua omelia a Tersatto ha affermato: “La storia di questi cento anni porta un drammatico carico di dolore, a volte nascosto e indicibile, di uccisioni, torture, esodi forzati; di violenze che facciamo fatica a immaginare, di tanti frutti del male che hanno profanato il tempio di Dio che è ogni persona umana e che ha drammaticamente segnato la convivenza degli uomini. Per questo l’unica via per spezzare la tragica catena del male, dell’occhio per occhio che rende tutti ciechi, è vivere anche questo giubileo come opportunità per “perdonare e chiedere perdono”, per purificare la memoria, per essere cristiani pieni di amore. Un cuore purificato non dimentica, anzi è capace di conoscere ma per ricostruire quello che il male ha prodotto, per riconoscere che l’altro è sempre il mio prossimo e non un estraneo o peggio un nemico. Giovanni Paolo II ricordò a tutti la necessità di “perdonare e chiedere perdono…”.
In questo contesto giubilare della Chiesa fiumana, il cardinale Zuppi ha individuato nel nazionalismo e nei totalitarismi le cause dei drammi storici del Novecento: “La memoria, personale comunitaria, delle sofferenze sia per tutti motivo di consapevolezza, di monito a non coltivare l’odio, a non accettare totalitarismi pagani o nazionalismi ciechi che umiliano l’umanità e la stessa Patria, per difendere e fare crescere il dono unico della pace. Purificare la memoria non è affatto dimenticare, anzi, ma comprendere quanto ogni violenza è inaccettabile”.
Zuppi ha delineato qual è l’ideale dell’appartenenza ecclesiale e ha voluto citare Severino Duanich, uno dei teologi fiumani più famosi, per descrivere Fiume: “Siamo parte viva di questa Chiesa cattolica che è vera fraternità particolare e universale, perché tutti di Cristo e pieni del suo Spirito di amore. È la ricchezza della vostra città, nella quale era normale passare davanti alla sinagoga, alla chiesa evangelica o ortodossa, usare le lingue come avviene in una città cosmopolita. La Chiesa è sempre come a Pentecoste cosmopolita, universale, capace di rendere il mondo una casa e la nostra casa un mondo. Non smettiamo di coltivare e sviluppare l’unità ecclesiale, impegnandoci per la giustizia e rifiutando tutto ciò che potrebbe mettere a rischio la pace tra i fedeli, i popoli e gli Stati”.
Personalmente vado fiero per il modo in cui la Chiesa di Fiume ha voluto celebrare questo giubileo. Il Novecento per la città di Fiume è stato contraddistinto da traumi e tragedie, esodi e migrazioni che hanno segnato in modo indelebile la sua storia e la sua identità. Mai nel suo passato plurisecolare la città e i suoi cittadini hanno dovuto subire conflitti e tensioni assimilabili all’esperienza del ventesimo secolo. Nazionalismi e ideologie totalitarie sono state funeste per il capoluogo quarnerino. Il valore universale di fraternità può aiutarci nella nostra relazione con quella che è la memoria del Novecento. Sono convinto che una riflessione sul modo in cui la Chiesa di Fiume ha celebrato il centenario dalla nascita della Diocesi possa contribuire alla maturazione civica di cui tutti abbiamo bisogno, italiani e croati, credenti e non credenti.
*storico, teologo e ricercatore fiumano
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