
Chi è davvero più violento: il bambino o la comunità che lo circonda? Questa è una delle domande fondamentali emerse nel dibattito sull’inclusione scolastica dei bambini con difficoltà comportamentali, un tema che negli ultimi mesi ha suscitato grande attenzione nei media. La questione è stata al centro della tribuna tematica organizzata dalla Facoltà degli Studi della Salute di Fiume, un evento moderato dalla prof.ssa Iva Rinčić, con l’intervento principale della dott.ssa Gordana Šimunković, esperta in pedagogia sociale e politiche pubbliche.
L’incontro ha offerto un’analisi approfondita sulle sfide educative e sociali legate all’inserimento scolastico dei bambini in difficoltà, evidenziando le responsabilità dell’intero sistema: dalla scuola alla famiglia, dai media alle istituzioni statali. Tra i temi trattati, è emersa la necessità di maggiori investimenti in risorse umane e finanziarie per sostenere l’educazione e il benessere dei più piccoli. Šimunković ha sottolineato l’importanza di programmi preventivi, la cui efficacia può variare, e ha posto l’accento sulla carenza di personale qualificato nelle scuole, stimando un fabbisogno di oltre 1.200 specialisti in educazione e riabilitazione.
I dati statistici presentati durante il convegno hanno evidenziato criticità nel sistema educativo croato, in particolare per i bambini appartenenti a gruppi vulnerabili. Solo il 5,4% di questi bambini riceve un pieno supporto, mentre la maggioranza si trova in una condizione di inclusione parziale o insufficiente. Tra i gruppi più svantaggiati figurano bambini vittime di reati e quelli che crescono in condizioni di povertà.
Un aspetto centrale della discussione è stato il ruolo della comunità: spesso manca una consapevolezza diffusa sul problema, e le risorse disponibili sono limitate. Secondo Šimunković, la scarsa sensibilizzazione rappresenta uno degli ostacoli principali nella catena della prevenzione e dell’intervento. La soluzione, quindi, passa attraverso una maggiore informazione, l’implementazione di programmi efficaci e un coinvolgimento attivo della società, sostenuto da adeguati finanziamenti pubblici.
Alla fine dell’intervento, anche il pubblico ha partecipato attivamente, contribuendo con domande e osservazioni che hanno arricchito ulteriormente il dibattito.
Tra i vari spunti è parso di capire che la maggior parte della gente ritiene che il sistema scolastico si trova al centro delle problematiche discusse durante l’incontro. È obsoleto e rigido, e gli insegnanti non ricevono una formazione adeguata per potersi aggiornare costantemente. Inoltre, come molte altre professioni in Croazia, il loro lavoro è sottopagato, il che può ridurne la motivazione. L’insegnamento, infatti, è spesso guidato più dalla passione e dalla dedizione che da un adeguato riconoscimento economico.
Uno dei punti emersi nel dibattito riguarda il monitoraggio degli studenti: molti bambini, pur avendo difficoltà, sono sovraccarichi di programmi scolastici e non ricevono un supporto adeguato. In alcuni casi, si tende a etichettarli troppo rapidamente o a indirizzarli verso percorsi diagnostici, come se avessero automaticamente dei problemi da risolvere, anziché considerarne le specificità individuali.
Un altro partecipante al dibattito, un giornalista con oltre quattro decenni di esperienza, ha sottolineato come la pedagogia, intesa come disciplina professionale, spesso non svolga il proprio ruolo in modo adeguato all’interno del sistema scolastico. Allo stesso tempo, una delle partecipanti ha sollevato una questione cruciale: come viene realmente monitorata l’integrazione degli studenti all’interno del sistema educativo?
Le conclusioni dell’incontro sono state numerose e diversificate, ma un punto è risultato evidente: il sistema scolastico necessita di un cambiamento immediato, di un rinnovamento profondo.
L’evento ha confermato che il problema dell’inclusione scolastica non riguarda solo i bambini in difficoltà, ma l’intera società, chiamata a una maggiore responsabilità e consapevolezza per garantire un’istruzione equa e accessibile a tutti.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ
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