Hospice Il luogo della dignità del malato

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Hospice Il luogo della dignità del malato

L’hospice Maria Crocifissa Cosulich, fondato dall’Arcivescovado di Fiume, è un’istituzione per la cura palliativa dei malati terminali, ovvero di quelle persone alle quali, in base alla diagnosi e al parere dei medici, rimangono meno di tre mesi di vita. La missione è di alleggerire il dolore fisico e di dare conforto psicologico e spirituale ai malati, ma anche di essere di supporto alle loro famiglie durante la malattia e nell’elaborazione del lutto. Anche se si tratta di un luogo triste, visitandolo si ha una sensazione di pace e serenità. In questa struttura viene garantita dignità al malato, di poter vivere in modo sereno e dignitoso anche l’ultima fase della propria esistenza, andando incontro a tutti i suoi bisogni e alle sue esigenze. Non soltanto a quella del controllo del dolore. Nell’ambito dell’hospice c’è un grande giardino curato nei minimi particolari, dove il malato può godersi qualche ora all’aria aperta, perché la vita, anche se nella sua fase finale, deve essere vissuta intensamente e serenamente.

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La struttura è stata inaugurata sei anni fa ed è diretta da suor Daniela Orbanić, che abbiamo incontrato per ripercorrere questi anni e conoscere i progetti futuri.

Quando è stato inaugurato, l’hospice era l’unica struttura di questo tipo in Croazia. È ancora così?

“I programmi palliativi in Croazia sono tanti. Esistono centri per le cure palliative, strutture con posti letto per le terapie antalgiche nell’ambito delle Case della salute e degli ospedali, ma l’hospice fiumano rimane ad oggi l’unica istituzione di questo tipo, istituita a norma di legge proprio per quest’attività. Siamo un’istituzione autonoma e i nostri servizi sono gratuiti. Le Città di Pola e Spalato stanno cercando di seguire il nostro esempio e noi forniamo loro il sostegno necessario affinché ciò avvenga quanto prima. Il nostro supporto riguarda in generale la crescita delle cure palliative in tutto il Paese. Questo è anche un modo per migliorare la qualità dei servizi”.

Che cos’è cambiato in questi sei anni?

“In questo periodo abbiamo rafforzato e modificato il modo di attuazione delle cure, migliorato la comunicazione con le famiglie dei pazienti, perché loro diventano nostri partner nell’affrontare il decorso della malattia. Mi impegno molto nella crescita della comunicazione tra tutti gli operatori sanitari inclusi nell’assistenza dei malati, perché soltanto un lavoro di squadra può produrre importanti miglioramenti nella qualità dei servizi”.

L’hospice è sufficiente per colmare le esigenze per questo tipo di assistenza siccome i pazienti giungono anche da altre Regioni?

“Nel nostro Paese 30mila persone all’anno hanno bisogno di cure palliative. Le ricevono 200 persone. Annualmente muoiono 50mila persone, di cui 20mila di malattie oncologiche. Effettivamente le necessità sono davvero grandi e quotidiane. Si potrebbe aprire un altro hospice con la stessa capacità ricettiva. Attualmente abbiamo a disposizione 9 stanze, 5 doppie e 4 singole. Nei primi due anni i posti disponibili erano occupati all’80 per cento, oggi, invece, esiste una lista d’attesa e questo è terribile perché la nascita e nemmeno la morte aspettano. Questa è la situazione attuale. I senzatetto e i difensori hanno la priorità, ma tutti, nell’ultima fase della propria vita hanno bisogno dell’assistenza palliativa”.

Sono sufficienti i mezzi finanziari che vengono assicurati per il funzionamento della struttura?

“Il nostro fondatore è l’Arcivescovado di Fiume, con annessi obblighi e diritti. L’Istituto nazionale per l’assicurazione sanitaria assicura il 70 per cento dei finanziamenti, mentre il rimanente viene suddiviso tra la Città e la Regione. Poi ci sono anche le donazioni. L’hospice è una dimostrazione concreta della collaborazione tra la Chiesa e il mondo laico, una sinergia di tutti coloro che riconoscono l’importanza di questo servizio, desiderano mantenerlo e migliorarlo. I mezzi finanziari sono sufficienti per il livello attuale della struttura. Si potrebbe fare di più istituendo una seconda sede, ampliare il programma, assumere professionisti del settore, offrire corsi di formazione al personale e modificare l’organizzazione del lavoro. Certamente sarebbe utile perfezionare i trattamenti palliativi con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita che si sta spegnendo. In questo senso stiamo valutando la possibilità di accedere a corsi di formazione, pagandoli con le nostre risorse, e rivolti soprattutto ai metodi d’attuazione delle cure palliative e del sostegno alle famiglie nella fase d’elaborazione del lutto. L’assistenza è molto importante, deve essere fatta in maniera umana, aperta, empatica, tenendo conto dei valori culturali e religiosi, ma non dimenticando quelli pratici e dettati dalle leggi. Ci vuole tanta esperienza e pratica e posso dire che noi ce l’abbiamo. Le esigenze di un paziente terminale sono tante: il bisogno di alleviare il dolore, di tutelare la dignità, di attenzioni, di comprensione e di comunicazione. L’assistenza palliativa è un segmento che deve crescere e progredire in continuazione. Effettivamente avremmo bisogno di maggiori mezzi finanziari per realizzare tutti i nostri progetti”.

Quanti malati sono stati ricoverati da voi finora?

“Finora i degenti sono stati 1.490”.

L’hospice di Belvedere mantiene rapporti già da anni con quello di Aviano. Una collaborazione importante…

“Collaboriamo con l’hospice di Aviano dalla nostra inaugurazione. È stato fondamentale nella mia formazione e istruzione, che mi hanno dato la possibilità di entrare nel mondo dell’assistenza palliativa. L’hospice di Aviano è stato istituito nel 1977 dall’Associazione Via di Natale su iniziativa del compianto Franco Gallini ed è situato nell’ambito del Centro di riferimento oncologico di Aviano. Nel 2016 sono stata ospite della struttura assieme al mio team di collaboratori, per conoscere in prima persona l’organizzazione del lavoro. Il servizio per i pazienti terminali, siano essi italiani oppure stranieri, è gratuito. L’attività viene finanziata da donazioni, come pure da azioni umanitarie che si svolgono in tutta l’Italia del nord. Praticamente funziona grazie alla generosità di tutta la comunità ed è proprio questo sistema di organizzazione che lo rende particolare, perché riflette la forza, la consapevolezza, la responsabilità e l’empatia di una comunità intera. Ammiro questo modello, soprattutto perché il servizio è gratuito a tutti i cittadini del mondo. Nel 2016 un gruppo di dipendenti dell’hospice di Aviano è stato nostro ospite nella ricorrenza della Giornata mondiale degli hospice. In quell’occasione hanno presentato la loro attività”.

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