Fiume, una città pulita? Non esattamente

La municipalizzata «Čistoća», il suo direttore Bojan Jurdana e il sindaco Marko Filipović «bocciati» all’ultima sessione del Consiglio cittadino. C’è da riflettere in che direzione si voglia andare in quanto a nettezza urbana, una delle note dolenti

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Fiume, una città pulita? Non esattamente
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Rimozione dei rifiuti e nettezza urbana sono due delle attività che la Città di Fiume affida all’azienda “Čistoća” di cui detiene la quota di maggioranza, condividendo la proprietà con otto tra Comuni e Città del circondario. A Fiume possiamo considerarci soddisfatti della qualità del servizio e della pulizia della città in generale? All’ultima sessione del Consiglio cittadino era stata posta questa domanda al sindaco Marko Filipović nell’ambito del punto all’ordine del giorno dedicato al rapporto del direttore della “Čistoća” Bojan Jurdana sulla gestione e il funzionamento dei servizi nei primi sei mesi di quest’anno. Il resoconto, lo ricordiamo, è stato bocciato come lo sono stati tutti gli altri negli ultimi anni, da quando il sindaco non dispone di una maggioranza stabile, obbediente, nel Consiglio cittadino. È un segnale che si ripete regolarmente, sia da parte delle forze tradizionalmente all’opposizione che da quelle che, solitamente, sono vicine alle posizioni del primo cittadino e del suo esecutivo. La mancata approvazione dei resoconti, ripetutamente, non ha avuto alcun effetto. Abbiamo seguito con attenzione la relazione di Jurdana che, con estrema tranquillità, ha tentato di giustificare delle situazioni, punzecchiato dai consiglieri. Josip Ostrogović, capo a livello locale della principale forza di opposizione, l’HDZ, ha detto che i rapporti respinti finora dovrebbero rappresentare un indicatore di una gestione discutibile. Ha accennato anche al recente incendio a Pehlin, nell’ambito dell’isola ecologica tra i rifiuti ingombranti, il secondo episodio a poco più di un anno di distanza dal primo.

Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Isola ecologica a Pehlin
Ci fermiamo a Pehlin, a una struttura che non troviamo nemmeno nel registro delle isole ecologiche in Croazia. La sua presenza lì, come ha confermato il direttore Jurdana, è provvisoria e come tale, se abbiamo capito bene, non deve per forza rispondere a tutte le condizioni indicate dal Fondo per la tutela dell’ambiente e per l’efficienza energetica. Per esempio, non c’è una rete di idranti da attivare in caso di incendio. Perché? Nel Piano regolatore questa zona è area edificabile, destinata all’edilizia residenziale. La scorsa estate, ben prima del secondo incendio, avevamo pubblicato un articolo in cui veniva descritta la situazione nell’area in cui vengono depositati i rifiuti ingombranti. Vi circolavano indisturbate persone non autorizzate alla ricerca di materie prime secondarie, principalmente metallo. Allo stesso tempo, non sono note le cause del primo incendio avvenuto nell’estate del 2023 né di quello di una decina di giorni fa. Per il primo si potrebbe ipotizzare che il rogo sia scoppiato in seguito al lungo periodo di siccità con temperature molto elevate, ma per il secondo, decisamente, le cause sono altre.
“Lo status dell’impianto di Pehlin è quello che è. È una struttura provvisoria. Se dovessimo chiuderla qui sorgerebbe una discarica abusiva. Qui ci sono almeno le condizioni minime per la manipolazione dei rifiuti”, è la conclusione del direttore della “Čistoća”, che gestisce le isole ecologiche.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

I problemi della transizione
È in pieno svolgimento il processo di transizione nel segmento della rimozione dei rifiuti solidi urbani. Si passa dalla raccolta collettiva all’approccio individuale. Quest’ultimo dovrebbe assicurare un aumento delle quantità di materiale riciclabile attraverso la raccolta differenziata, ma anche una riduzione del misto con la conseguente riduzione delle bollette per i cittadini. L’obiettivo è quello di far pagare individualmente per la quantità di rifiuti riposti nei bidoni domestici o nei nuovi cassonetti codificati. Si è proceduto inaugurando il servizio nel territorio degli enti locali del circondario, raggiungendo i rioni periferici di Fiume. Proprio qui ci troviamo di fronte a scene poco edificanti. I cittadini, non tutti, invece di aprire con la chiave o con la scheda il cassonetto, depositano i sacchi con la spazzatura accanto ad essi, per la gioia dei gabbiani. Ci pensano loro a migliorare ulteriormente l’immagine nei quartieri periferici. Anche avvicinandoci al centro, dove troviamo ancora i vecchi cassonetti, c’è poco di cui andare fieri. Anche se esistono le isole ecologiche e la possibilità, una volta all’anno, di liberarsi dei rifiuti ingombranti per un massimo di 3 metri cubi, in molti preferiscono liberarsene depositandoli sul marciapede accanto ai cassonetti. Non intendiamo giustificare nessuno in quanto sia il sindaco Filipović che il direttore Jurdana sanno difendersi da soli, ma in certi casi non è a loro che possiamo attribuire la colpa o la responsabilità. “Ci si sta abituando a usare i nuovi cassonetti e la situazione sta migliorando – ha detto con un tono ottimista il direttore Jurdana –, e finora abbiamo compreso che ci vuole un mese o due per l’adattamento alle nuove regole. Il processo di implementazione del nuovo sistema di raccolta dei rifiuti non può concludersi da un giorno all’altro. Affinché possa terminare con successo è necessaria la collaborazione di tutti. Se l’unico soggetto responsabile è la Čistoća, non andremo lontano”. In uno dei suoi interventi Jurdana ha commentato: “Prestiamo servizio in nove tra Città e Comuni. Per otto di queste funzioniamo bene, per Fiume no. Anche a Fiume stiamo passando da un sistema all’altro e attualmente operiamo con due modalità diverse con 10 quartieri su 34 coperti dalla raccolta individualizzata”.

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Foto: Lucio Vidotto

Servizi extra
Oltre alle attività ordinarie, la municipalizzata affronta anche situazioni straordinarie che poi non possiamo considerarle tali. “Nei nostri confronti i cittadini non sono sempre ben disposti e posso accettarlo, ma è anche vero che vi sono anche quelli poco responsabili che generano quelle brutte immagini che ci troviamo davanti agli occhi con la spazzatura accanto ai cassonetti”, ha aggiunto Jurdana precisando che in questi casi per l’azienda non si tratta più di attività ordinaria. Su indicazione delle guardie comuncali, a loro volta interpellate dai cittadini, ingaggiano la “Čistoća” per mettere ordine. A pagare è la Città, cioè noi contribuenti.

Da dove partire?
Assieme ai trasporti pubblici, la nettezza urbana è il servizio sul cui malfunzionamento siamo tutti particolarmente sensibili. Si continua a cercare i colpevoli invece di individuare, o almeno di immaginare delle soluzioni. I cittadini, quelli che osservano in modo pedissequo le regole, sono poco disposti ad accettare la constatazione che sia colpa loro. Dall’altra parte, la “Čistoća” e il suo fondatore devono rendersi conto della necessità di invertire la rotta, senza illudersi di poter cambiare le cattive abitudini e di rimediare alla maleducazione dei singoli.

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