Fiume. Un Calvario di storia e di pellegrinaggio

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Fiume. Un Calvario di storia e di pellegrinaggio

Il Calvario, la collina fuori dalle mura di Gerusalemme, era usato dagli antichi romani come luogo di esecuzione della pena della crocifissione. Luogo di culto dove anche Gesù Cristo venne crocifisso. Il suo nome deriva dal latino Calvariae locus o Calvarium, cioè “luogo del cranio”, successivamente tradotto in italiano “Golgota” (calotta) e sito di sepoltura di Adamo. Nel corso dei secoli, il Calvario venne interpretato come il cammino di Cristo verso la crocifissione e di tutti gli episodi, quattrodici per l’esattezza, che formano la Via Crucis, presenti in tutte le chiese cattoliche. Oltre che nei luoghi di culto, tantissime Vie Crucis, soprattutto a partire dalla seconda metà dell’ottocento e nella prima metà del novecento, sui territori dove il terreno è più impervio vengono innalzate, costruite o incorporate nei complessi architettonici che testimoniano la devozione dei fedeli al culto.

L’unica stazione, la seconda, ancora a disposizione dei fedeli

La costruzione iniziò nel 1676
Fiume non è stata da meno con la sua configurazione territoriale tutta in salita, e fin dal XVII secolo furono intrapresi sforzi degni di nota per creare fuori dalla cinta muraria e nei pressi del primo cimitero cittadino, la salita del Calvario sull’altura dietro la Cattedrale di San Vito denominata Monte Calvario, che oggi porta dall’angolo tra via Ivan Grohovac (ex via Bovio) e via Martiri antifascisti (ex via Roma) verso Cosala. Sarà la confraternita denominata dell’Agonia, istituita dai Gesuiti che nei pressi della cattedrale avevano il proprio monastero, che nel 1676 iniziò la costruzione del Calvario e delle sue dodici stazioni sui resti delle fortificazioni romane del sistema difensivo noto come “Limes Liburnico” (Claustra Alpium Iuliarum), che attraversava il colle denominato Goljak (da Golia o forse Golgota) in quanto secondo le leggende popolari soltanto un gigante sarebbe stato in grado di costruire un simile muro o, sempre dal folclore locale, dalla parola Golgota che segnava il cammino di Cristo verso la Crocifissione. Nei secoli a seguire, prima i Gesuiti e poi il restante clero cittadino organizzavano le processioni in varie occasioni (soprattutto il Venerdì Santo prima di Pasqua), ma pure quando la città attraversava dei momenti difficili (come guerre o epdemie) e la popolazione si rivolgeva alla Divina Provvidenza per superare la crisi.
Un «calvario»
La salita del Calvario oggi ha mantenuto tutta la sua specificità con il suo inizio all’incrocio delle vie Martiri antifascisti e Ivan Grohovac e la sua fine sotto i grattacieli di via Ante Kovačić, dove un tempo si trovavano le Tre Croci, innalzate dai Gesuiti nel 1876. Un sentiero irto, intramezzato da scalini, racchiuso da ambedue le parti dai muri di cinta dei giardini delle abitazioni, che accompagnano la salita che a un certo punto s’interseca con l’odierna passeggiata Vladimir Nazor. Una strada frequentata soprattutto dagli abitanti dal rione di Cosala che da qui spesso scendono a piedi in centro città in pochi minuti. Nascosta ai più, la salita attualmente conta solo cinque delle dodici stazioni originarie, versano in pessime condizioni e sono quasi nascoste agli occhi dei passanti dalla sterpaglia, nonché quello che rimane nella parte alta del “Limes Liburnico”.
Il Gesù mancante
Con l’edificazione urbana del rione di Cosala, la parte superiore della Via Crucis è stata alterata. Nella parte alta però, al termine di una breve scalinata, rimane a tutt’oggi la statua della Madonna, ultimo punto del Calvario fiumano, con lo sguardo rivolto verso il mare. In passato la statua era rivolta con le spalle alla città e con lo sguardo verso la scultura di Gesù, oggi pezzo mancante della Via Crucis. La scultura è andata perduta, o forse distrutta con la costruzione dei grattacieli, tanto da sembrare che la Madonna volga gli occhi verso il cielo con tristezza a cercare quel pezzo mancante, annientato dalla civiltà moderna.
Interessante pure l’odonomastica del Calvario, una delle vie (o salite) più antiche di Fiume. I primi scritti mantengono la denominazione originale. Nel 1910 la scritta ufficiale è Salita del Calvario, odonimo che rimane in auge fino al 1945 quando l’allora regime lo ribattezza in “Uspon Buonaroti”. Sarà solo nel 1996 che l’antico odonimo ritornerà in vigore ma nella denominazione croata, Kalvarija.
Rinnovata la processione della Via Crucis
Una quindicina d’anni fa l’Associazione cattolica “Jeronim”, in collaborazione con l’Ufficio pastorale giovanile dell’Arcidiocesi di Fiume e la Lega degli scout cattolici, aveva riproposto il tradizionale rito del Venerdì Santo con cui si ripercorre e commemora il percorso doloroso di Cristo che si avvia alla crocifissione sul Golgota. Il rito, conosciuto come Via Crucis Alpina, ripercorre tutte le stazioni del Calvario, partendo dalla Cattedrale di San Vito per toccate tutte le tappe lungo il Calvario fino a Santa Caterina, e oltre.

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