Subito dopo avere preso in mano le redini di Fiume, il podestà Giovanni de Ciotta, indisse nei primi anni ‘70 del XIX secolo una gara d’appalto volta a stilare e a mettere in pratica un piano d’ampliamento della città. Lo afferma la storica dell’arte Radmila Matejčić nel suo volume “Come leggere la città” (“Kako čitati grad”) in cui riferisce, altresì, che nel 1873 venne ufficialmente pubblicato un programma, elaborato dal Comune, nel quale erano state stabilite tutte le condizioni, con particolare accento sullo sviluppo del capoluogo quarnerino nei pressi della Stazione ferroviaria. Si mirava alla costruzione di nuovi quartieri cittadini. In tale contesto fu rilevata l’importanza dell’odierna via Krešimir (l’allora Corsia Deak), come pure l’edificazione della strada lungo il rione di Potok verso Valscurigne, dove si prevedeva la piantagione di quattro filari di platani. Al termine della stessa, specifica ancora Matejčić, era prevista la realizzazione di un ampio spazio verde, affiancato da svariati contenuti ricreativi e da un luogo per il passeggio e il ristoro. Causa lavori più urgenti tutto ciò non fu mai realizzato, quindi la sistemazione del paesaggio circostante la zona di Potok ha dovuto attendere una trentina d’anni. Dato che a Fiume scarseggiavano aree non edificate, l’Ufficio tecnico rinunciò all’idea delle suddette soluzioni preferendo quella dell’innalzamento di un quartiere residenziale cittadino.
Nuove tendenze
Il quartiere cittadino di Potok prende il nome dal torrente che scorreva da Valscurigne attraverso lo stesso quasi in linea retta e, ricevendo l’acqua del fiumicello Roda che, dal rione di Braida e scorrendo attraverso il cortile dell’ex Zuccherificio, sfociava nel mare dietro al molo del porto Mandracchio, di fronte al Lazzareto di Fiume. Fin dai tempi antichi, lì passava la strada principale, la cosiddetta Via Germania o strada di Trieste, che collegava il capoluogo quarnerino con l’entroterra prealpino, Lubiana, Graz e Trieste. Inoltre, racconta la storica dell’arte, all’incrocio tra via Cambieri e via Viktor Car Emin, era ubicato un ponte. Su una mappa del 1861, conservata presso l’Archivio di Stato, è osservabile che tutta l’area era ricoperta di vigneti e alberi, “ma la necessità di costruire negava, come sempre, allo sviluppo dell’urbanistica fiumana, il romanticismo a favore del razionalismo dell’emporio commerciale e portuale”.
Il nuovo piano urbanistico, progettato da Paolo Grassi, un talentuoso studente d’architettura dell’Università di Budapest, fu approvato nel 1904. Il suo “Progetto per la regolazione e l’espansione di Fiume”, come quelli precedenti, era teso all’abbellimento della città nello spirito dei nuovi movimenti stilistici che raggiungevano Fiume, dove le tendenze architettoniche e urbanistiche moderne venivano prontamente accolte.
In concomitanza con le mode dell’epoca, gli architetti quarnerini ben presto abbandonarono l’alto storicismo quale secondo momento chiave nella costruzione della stessa, rivolgendo il loro interesse verso l’Art Nouveau, ovvero lo stile Liberty. In poco tempo lo stesso divenne, dopo l’eclettismo e l’alto storicismo, il terzo periodo caratteristico dell’architettura fiumana.
Il mito della grandiosità
L’arrivo delle nuove correnti non ha, però, distrutto il mito della grandiosità e, quindi, il suddetto stile si ridusse a colmare i vuoti della città, all’adattamento dei palazzi e alla costruzione di ville e residenze private nell’area circostante. Uno di questi spazi era rappresentato dalla zona di Potok, terreno di proprietà dei Minach, importante famiglia di proprietari terrieri e nello specifico, di Giovanni Minach.
La suddetta proprietà venne suddivisa dall’architetto Emilio Ambrosini in tre blocchi residenziali, la cui costruzione iniziò nel 1908. Insieme al suo nome, in qualità di grandi investitori dell’epoca che influirono sul cambiamento del rione di Potok, spiccano altresì quelli della Cooperativa fiumana per la costruzione di appartamenti e dei Dubravčić. A detta di Radmila Matejčić, tutte le loro palazzine sono concepite armoniosamente e costruite secondo i massimi standard dell’epoca. Il sunnominato boom edilizio, registrato tra il 1910 e il 1914, avrebbe presto raggiunto il suo apice se non fosse scoppiata la Prima guerra mondiale, in seguito alla quale l’espansione del quartiere di Potok si fermò, senza essere mai più ripresa.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.