
Giustizia è fatta, si potrebbe dire. Giustizia perché finalmente la legge viene rispettata. A un mese e mezzo dalla richiesta ufficiale avanzata dal Consiglio del Comitato di quartiere ‘Scoglietto-Cittavecchia’, agli organi della Città di Fiume per la rimozione del cartellone pubblicitario dalla facciata dell’edificio che si trova all’indirizzo Fiumara 1, esattamente una settimana fa il tabellone è stato finalmente coperto. Non rimosso, ma solo coperto. Un provvedimento che mette fine a un potenziale pericolo per i bambini della scuola elementare Nikola Tesla (la seconda più frequentata per numero di alunni), per i pedoni e persino per gli automobilisti a bordo delle loro vetture che si fermano in fila al semaforo alla fine di via Martiri antifascisti. Ci sembra però che metta fine solo a metà, perché è pur sempre lì. Alesio Komar, presidente del Consiglio d’amministrazione del Comitato di quartiere interessato, accompagnato da alcuni residenti si è rivolto ai media con tono deciso, ma comunque soddisfatto perché la loro protesta ha portato ai frutti sperati (almeno in parte). “Vogliamo considerare quest’insegna pubblicitaria ‘defunta’ e speriamo che mai più la vedremo luccicare. Il fatto che l’abbiano coperta non significa che sia la soluzione definitiva e che soddisfi pienamente le nostre richieste. Ci auguriamo che ben presto venga rimossa del tutto”.
Se vogliamo tracciare una cronaca di quanto successo dobbiamo ritornare al giorno 4 febbraio 2025, quando il Comitato si rivolse all’Ufficio cittadino per l’urbanistica chiedendo se la società Go2Digital di Zagabria avesse installato il tabellone in conformità ai regolamenti in atto. Già il giorno successivo, il 5 febbraio, è arrivata la risposta: il 24 aprile 2024, la commissione comunale competente aveva negato l’autorizzazione e per ben due motivi: innanzitutto la posizione richiesta si trovava su una facciata attiva con aperture e, inoltre, l’intera area rientra nella zona A, dove l’installazione di tali cartelloni è severamente vietata.
Quella che potrebbe sembrare una piccola vittoria di un Comitato di quartiere è in realtà solo la punta di un iceberg ben più complesso, che solleva interrogativi destinati a richiedere ulteriori risposte. Una risposta dei vertici che ha aperto un vero vaso di Pandora, portando alla luce negligenze, lassismo e forse persino favoritismi verso interessi privati a discapito del bene pubblico.
Nonostante il diniego ufficiale, la Go2Digital ha comunque installato il tabellone nel luglio della scorsa estate, traendone profitto per otto mesi e pubblicizzandolo regolarmente sulle proprie pagine social. Solo nell’ottobre 2024 vi è stata una prima reazione dell’ispettorato cittadino, seguita prontamente da un ordine di rimozione emesso in data imprecisata. L’azienda ha quindi presentato ricorso all’Ufficio regionale per la tutela ambientale, avviando un procedimento che avrebbe dovuto concludersi entro 60 giorni, ma che, prevedibilmente, si è protratto ben oltre i termini. La domanda che sorgerebbe spontanea è: come mai così a lungo? Un dettaglio non da poco emerge in questa vicenda: il ricorso presentato da Go2Digital non sospendeva l’esecuzione del provvedimento. In altre parole, l’ispettorato cittadino avrebbe potuto (per non dire dovuto) rimuovere il cartellone immediatamente, indipendentemente dal ricorso.
Domanda numero due: perché non è stato fatto? Secondo la risposta ufficiale dell’ispettorato e successivamente del sindaco Filipović, si è ritenuto “più opportuno attendere la decisione dell’organo di secondo grado prima di procedere con la rimozione forzata, evitando così un’eventuale reinstallazione e il rischio di dover risarcire l’azienda in caso di esito favorevole del ricorso”. Esito favorevole che sarebbe andato comunque contro il regolamento, qualunque ne fosse stata la giustificazione. Secondo il Comitato, la Città di Fiume avrebbe dovuto far rispettare le proprie regole sin dal principio, soprattutto considerando che il tabellone non era stato installato con una lieve irregolarità, ma in totale assenza di autorizzazione. Il cartellone è stato coperto dopo una forte pressione pubblica, ma restano senza risposta domande cruciali: chi ha permesso per mesi che un’azienda privata guadagnasse illegalmente su uno spazio pubblico? Perché nessuno ha agito prima? La Go2Digital probabilmente pagherà una multa amministrativa, ma si tratterà di una cifra irrisoria rispetto ai profitti incassati per oltre otto mesi.
Alla fine del suo intervento davanti ai media, Komar ha ribadito che il Comitato non è assolutamente contrario agli imprenditori e ai privati, che si tratti di pubblicità, ristorazione o altro, ma che, dinanzi a operazioni simili, che contrastano la legge e i regolamenti (talvolta con il silenzio complice della pubblica amministrazione), ha sempre l’obbligo di intervenire e denunciare.

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