
L’atrio della Casa croata di Cultura (HKD) di Sušak ha ospitato la tavola rotonda intitolata “Fiume dopo l’SDP”, organizzata dalla consigliera indipendente e candidata a sindaco del capoluogo quarnerino, Iva Rinčić, in collaborazione con i rappresentanti dell’Azione dei giovani e del Centar. L’incontro, moderato dalla giornalista Bojana Guberac, oltre a Rinčić, ha visto la partecipazione del giornalista esperto di politica locale Neven Šantić, del politologo e docente presso la Facoltà di Scienze politiche di Zagabria, Berto Šalaj e dal fondatore e segretario generale del summenzionato partito, nonché consigliere regionale e presidente del Consiglio comunale di Viškovo, Bojan Kurelić. Al centro del dibattito, seguito da un importante numero di convenuti, è stata posta la riflessione sulla necessità di un mutamento politico dopo oltre tre decenni di governo ininterrotto dell’SDP a Fiume.
Declino demografico e crisi politica
La discussione è stata avviata con un’analisi della situazione attuale della città, segnata da un forte calo demografico, in relazione alla quale Rinčić ha specificato che negli ultimi 32 anni Fiume ha perso circa 60 mila abitanti, un dato allarmante che evidenzia la necessità di un cambiamento politico e gestionale. A suo dire, la lunga supremazia dell’SDP avrebbe creato una situazione di stagnazione, in cui molte possibilità di sviluppo sono state trascurate, affermando che spesso le persone temono il cambiamento e preferiscono rimanere in una situazione conosciuta, anche se insoddisfacente. Lo stesso, invece, dovrebbe essere accolto quale un’opportunità, rimarcando che “la stabilità politica non può essere sinonimo di immobilismo. Una politica alternativa non significa negare l’identità di Fiume, bensì preservarla attraverso una gestione più inclusiva e innovativa”. Tuttavia, ha insistito sul fatto che il futuro del capoluogo quarnerino dipende dalla capacità della città di aprirsi a nuove possibilità e modelli di governance.
Il disinteresse dei cittadini per la politica
Nel suo intervento, Neven Šantić ha analizzato le ragioni della continuata egemonia dell’SDP a Fiume, rilevando alcuni fattori chiave: in primis la bassa affluenza elettorale, dovuta al disinteresse dei cittadini per la politica, di cui molti ritengono che il loro voto non possa realmente cambiare la situazione e preferiscono dedicarsi ad altre attività. In secondo luogo ha riportato il sistema clientelare dell’SDP, teso a garantire vantaggi a una parte della popolazione attraverso politiche sociali e impieghi pubblici, assicurandosi così un bacino di elettori fedeli. Ciò nonostante, il giornalista ha osservato che l’appoggio all’SDP è in costante calo e che il partito ha dovuto ricorrere a coalizioni sempre più fragili per mantenere il potere. Inoltre, ha sottolineato che il vero problema dello stesso è la mancanza di una visione a lungo termine relativa alla città, l’incapacità di elaborare strategie e una grave crisi di leadership e competenze.
Il modello di Hirschman
A sua volta, Šalaj ha proposto un’interessante interpretazione della politica locale basata sulla teoria dell’economista e sociologo tedesco-americano Albert Hirschman, che identifica tre possibili reazioni alle situazioni di malcontento o declino di una comunità: l’”uscita” (exit), la “voce” (voice) e la “lealtà” (loyalty). A sua detta, la prima si verifica quando le persone abbandonano l’organizzazione o la situazione insoddisfacente, la seconda si riferisce alla loro partecipazione attiva nel tentativo di influenzare o migliorare il momento tramite feedback, proteste, suggerimenti o altre forme di espressione, mentre la terza si manifesta quando si sceglie di rimanere e mantenere un attaccamento emotivo o un impegno nei confronti dell’organizzazione nonostante il malessere. Riallacciandosi all’argomento dell’incontro, lo studioso ha affermato che “dal 25 al 30 p.c. della popolazione continua a sostenere l’SDP per lealtà o convenienza, dal 50 al 55 p.c. sceglie di estraniarsi completamente dal discorso politico, allontanandosi (o andandosene) sia fisicamente che mentalmente, mentre solo una minoranza cerca di attuare un cambiamento attivo. In tale contesto, ha sottolineato l’importanza di incentivare la partecipazione politica, poiché l’apatia elettorale rappresenta il principale ostacolo a un rinnovamento effettivo.
La crisi interna
Senza troppi giri di parole, Kurelić ha ricordato che, negli anni in cui ha ricoperto il ruolo di consigliere cittadino (2013-2017), a Fiume vigeva l’assolutismo dell’allora sindaco Vojko Obersnel, rilevando che con le prime proteste cittadine, aventi avuto luogo una decina di anni orsono, è iniziata la crisi dell’SDP, tradotta in primis nell’errata selezione del personale, che ha portato a un graduale declino della qualità della governance cittadina. A tale proposito, ha denunciato il consolidamento di un sistema basato su favoritismi e cooptazione, ribadendo che l’affiliazione partitica ha avuto la meglio sulla competenza, con conseguenze deleterie per la stessa. Il fondatore dell’Azione dei giovani ha poi spiegato il suo sostegno a Iva Rinčić, evidenziando la sua capacità di ascoltare i bisogni dei cittadini, l’impegno per la città e l’approccio pragmatico alla politica. Non ha mancato di rilevare altresì l’importanza del ruolo dei giovani nella politica locale, dichiarando che Fiume abbisogna di una generazione di amministratori capaci, che sappiano coniugare innovazione e tradizione.
Quali sono le reali alternative?
A seguire gli ospiti hanno discusso le possibili alternative all’SDP, identificando tre strategie chiave per il cambiamento: la creazione di una coalizione forte, capace di contrastarlo con un programma chiaro e realizzabile, la proposta di progetti concreti per lo sviluppo della città, evitando slogan generici e ideologie vuote, nonché una comunicazione trasparente con i cittadini, contrastante la sfiducia nei confronti della politica. In concomitanza alle stesse, Šalaj ha suggerito che l’alleanza dovrebbe concentrarsi su dieci priorità socioeconomiche, rendendole la base del proprio programma politico, mentre a detta di Šantić la stessa, affinché sia vissuta quale alternativa politica efficace, dovrebbe presentarsi solida e credibile. Rinčić ha concluso rimarcando la sua visione di una gestione cittadina orientata alla competenza piuttosto che alla fedeltà partitica, sostenendo che “le istituzioni devono essere guidate da professionisti qualificati, senza vincoli ideologici, affinché il benessere della città prevalga sulle logiche di partito”.
Il ruolo dei media e del populismo
Nel corso del dibattito si è toccata pure la delicata tematica relativa al ruolo attuale del giornalismo e delle reti sociali nella formazione dell’opinione pubblica. A tale riguardo, Neven Šantić ha osservato che quello locale è in declino in quanto il numero di giornalisti (sottopagati) è drasticamente diminuito, i media lottano per la sopravvivenza economica e le reti sociali hanno preso il sopravvento, spesso diffondendo informazioni distorte o faziose e riducendo il peso dell’informazione indipendente. Berto Šalaj ha parlato del populismo, sottolineando che, sebbene spesso visto negativamente, in quanto teso a spingere i politici ad un maggiore ascolto dei cittadini, può avere un ruolo positivo nella politica locale.
Un momento particolare della tavola rotonda è stato l’intervento dell’intelligenza artificiale Berta, la quale, su richiesta dell’esperto in AI Ante Malbašić, ha affermato che persino un cittadino scelto a caso potrebbe essere un sindaco migliore rispetto all’attuale amministrazione e che Fiume si avvale di un grande potenziale inespresso.
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