Fiume città «nemica degli educatori»

Sindacati contro la Città: «L’aumento salariale del 6% non basta. I dipendenti di categoria devono lavorare in condizioni di lavoro più dignitose»

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Fiume città «nemica degli educatori»
I rappresentanti sindacali Petra Vaci, Vedran Sabljak, Nikolina Đečaj e Irena Babić. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

È stato avviato a inizio settimana il processo di mediazione voluto dai Sindacati a causa dell’impossibilità di raggiungere un accordo sui diritti materiali dei lavoratori presso gli asili d’infanzia di cui è fondatore la Città di Fiume. Ieri, nella Casa dei sindacati “Franjo Belulović”, davanti ai media, hanno parlato Vedran Sabljak, presidente del Sindacato dell’Istria, del Quarnero e della Dalmazia, affiancato dalle colleghe Nikolina Đečaj e Irena Babić, in rappresentanza dello stesso Sindacato (una per l’asilo “More” e l’altra l’istituto “Rijeka”). Con loro anche Petra Vaci, consulente legale regionale del Sindacato dell’Istruzione, dei Media e della Cultura, dato che anche questo Sindacato si è incluso al processo di mediazione.

La procedura è stata avviata davanti al Consiglio economico e sociale, con i Sindacati degli asili da una parte e la Città dall’altra. I Sindacati si sono detti delusi dal fatto che il processo di mediazione sia ormai diventato una prassi e un epilogo inevitabile quando si tratta di negoziati per gli asili, il che rallenta l’intero processo e alimenta il malcontento tra i dipendenti. Secondo quanto dichiarato dai rappresentanti dei suddetti Sindacati, anche questa volta sono stati presentati al fondatore, appunto la Città, alcuni progetti per i quali si ritiene possano contribuire a migliorare le condizioni materiali e generali dei lavoratori, e indirettamente anche dei bambini che frequentano queste strutture.
È stata sottolineata la loro disponibilità a scendere a compromessi su alcune voci che potrebbero essere risolte in un secondo momento, ma si è insistito sul fatto che le questioni urgenti necessitano di essere affrontate immediatamente. In questo contesto, è stato richiesto un aumento della base salariale pari al 6%, in linea con l’aumento previsto per i dipendenti pubblici, e la correzione dei coefficienti per alcune posizioni, in quanto si è confermato quanto sostenuto nelle trattative precedenti: il rifiuto da parte del fondatore di accettare i coefficienti proposti ha causato uno squilibrio all’interno del sistema. È stata richiesta, inoltre, l’introduzione di supplementi per le condizioni di lavoro gravose e un’indennità per i pasti caldi.

Coefficienti equilibrati
Di tutto ciò, la Città ha accolto, per il momento, soltanto l’aumento della base salariale, come previsto dall’articolo 51 della Legge sull’educazione e l’istruzione prescolare, mentre ha respinto tutte le altre richieste. L’aumento della base salariale verrà applicato in due fasi: il 1º marzo e il 1º settembre.
Vedran Sabljak, ha dichiarato: “Durante una serie di trattative precedenti, abbiamo proposto al fondatore dei coefficienti che possano rappresentare un equilibrio tra le retribuzioni nel sistema educativo prescolastico, elaborati insieme agli esperti delle risorse umane sulla base del Regolamento sul lavoro. Tuttavia, fin dall’inizio, la Città ha rifiutato queste proposte. Con ogni nuovo negoziato, si è creato un ulteriore squilibrio tra le retribuzioni, e oggi ci troviamo nella situazione attuale. Abbiamo richiesto la modifica dei coefficienti per cinque posizioni, che coinvolgono circa 20 dipendenti nell’intero sistema. Per esempio, chiediamo un aumento del coefficiente per i conducenti, che nel nostro sistema non sono solo autisti, ma anche corrieri che, quotidianamente, trasportano enormi quantità di carico o autisti che trasportano bambini con esigenze speciali, assumendosi una responsabilità eccezionale. Inoltre, ci sono i fisioterapisti, che possiedono una preparazione professionale elevata e lavorano spesso con gruppi di bambini, ma hanno un coefficiente inferiore a quello di un sostituto non qualificato. Poi ci sono i referenti indipendenti, che possiedono un’alta qualifica e svolgono compiti responsabili, spesso con mansioni che altrove verrebbero assegnate a due o tre professionisti diversi, ma che hanno un coefficiente solo leggermente superiore a quello del personale tecnico”.

Motivazioni solide
Sabljak ha spiegato che, se l’aumento del 6% della base salariale venisse accettato, i 750 dipendenti degli asili di Fiume vedrebbero un incremento di circa 50 euro lordi al mese a partire da settembre. L’attuale base salariale degli educatori, pari a 947,18 euro, aumenterebbe del 3% arrivando a 975,60 euro, per salire poi a 1.004,87 euro a settembre.
Tuttavia, i Sindacati ritengono che tale aumento non sia sufficiente. Oltre all’adeguamento salariale, i dipendenti delle aziende comunali, compresi gli educatori, hanno diritto a un’indennità per il pasto caldo, che però è assente per gli educatori.
“Tutte le nostre richieste si basano su motivazioni solide, e il rifiuto di queste proposte ci porterà ancora una volta a una situazione in cui il sistema rischia di essere ulteriormente danneggiato, e i dipendenti continueranno a lasciare il settore per andare in posti dove non saranno solo dei numeri, ma dove le loro competenze verranno valorizzate”, ha detto Sabljak.

Carenza di personale
Nikolina Đečaj, rappresentante del medesimo Sindacato, ha denunciato le difficili e disumane condizioni di lavoro negli asili di Fiume, un problema che la Città continua a ignorare. Attraverso un sondaggio e delle discussioni con i colleghi, è emerso chiaramente che i lavoratori sono al limite della sopportazione. La mancanza di personale sta alla base, ormai, di una vera e propria crisi, che mette a rischio sia la qualità del lavoro con i bambini, che la salute dei dipendenti. I dipendenti sono costretti a lavorare senza supporto e senza sostituzioni, spesso gestendo il lavoro di due o tre persone. Nonostante le ripetute segnalazioni, la Città nega l’esistenza del problema. A differenza di altre Città, dove le trattative avvengono velocemente e in modo costruttivo, a Fiume ogni piccolo progresso è il risultato di negoziati lunghi ed estenuanti, e solo quando si ricorre alla conciliazione legale.
“Non resteremo in silenzio. Il Sindacato ha dato alla Città l’opportunità di trovare una soluzione attraverso il dialogo. Tuttavia, invece di una risposta, abbiamo ricevuto solo silenzio e rifiuto. Per questo motivo, oggi diciamo basta”.
La stessa Đečaj ha poi detto che la Città dovrebbe prendere esempio dalle realtà vicine, che comprendono l’importanza di investire negli asili e rispettare i lavoratori, trattando questi temi con serietà e senza conflitti. “Una città che si vanta di essere ‘socialmente sensibile’ e ‘amica dei bambini’, ma che, a quanto pare, si dimentica di essere anche ‘amica’ dei suoi lavoratori. È curioso come in un posto in cui i dipendenti degli asili si ritrovano a combattere per ogni singolo euro, la Città sembra aver preso una decisione strategica: ignorare costantemente i problemi. E cosa si ottiene quando si ignora un problema? Lo stesso che succede se si ignora un secchio che perde acqua: il problema cresce. I dipendenti degli asili, costretti a svolgere il lavoro di due o tre persone, non sembrano avere ottenuto il rispetto e l’attenzione che meritano, nonostante le loro incredibili capacità di adattarsi a ogni tipo di condizione”, ha puntualizzato Đečaj.
Irena Babić, rappresentante del Sindacato, ha denunciato le difficili condizioni di lavoro negli asili, dove il personale è costretto a lavorare senza risorse adeguate. Nonostante il deficit di personale e le difficoltà quotidiane, come la mancanza di attrezzature e l’improvvisazione degli spazi, gli educatori continuano a insegnare ai bambini abilità fondamentali per la vita. Babić ha chiesto un riconoscimento materiale per il lavoro svolto, sottolineando che le condizioni attuali sono inaccettabili e invitando a riflettere sul fatto che forse sono i bambini a dover insegnare agli adulti come affrontare le sfide della vita.

L’improvvisazione è una norma
Spesso vengano trascurati i “piccoli dettagli” che fanno la differenza. Mancano persino lavandini con acqua corrente nelle stanze dei bambini più piccoli, mentre i dipendenti sono costretti a trasportare pesanti mestoli di cucina su per le scale. E che dire dei locali degli asili trasformati in spazi improvvisati? L’improvvisazione è diventata la norma in un ambiente che dovrebbe essere sicuro e accogliente per i bambini.
I problemi non finiscono qui: come segnalato dai Sindacati, in alcuni casi si trovano a lavorare con aspirapolveri che non riescono nemmeno a raccogliere la polvere, appunto. E, a parte queste difficoltà logistiche, c’è anche un altro aspetto che meriterebbe attenzione e non andrebbe solo denunciato pubblicamente, ma anche portato alla luce del sole con nomi e cognomi. Stiamo parlando della pressione che gli educatori, ma anche i direttori di alcuni asili, subiscono da parte di alcuni genitori, attacchi sottoforma di minacce per il posto di lavoro, atti di sottovalutazione e incessanti ondate di mobbing.
Quando succede, si tratta perlopiù di genitori influenti, politicamente o in qualche altro modo.
Molti educatori sono intimoriti dal rischio che i loro contratti vengano messi in discussione. I sindacalisti non escludono nemmeno la possibilità di denunce anonime per questi comportamenti, poiché è chiaro che il sistema è ormai “marcio” e bisogna fare qualcosa per fermare questa spirale.
Staremo a vedere l’epilogo finale ma, se la mediazione fallisce, come sembra probabile, i Sindacati sono pronti a non rimanere a guardare. I lavoratori sono determinati a lottare per i propri diritti e sono pronti ad adottare azioni sindacali che, come dicono, scuoteranno le fondamenta di quella che viene definita la “città amica dei bambini”. Un cambiamento è necessario, e se non arriva dall’alto, potrà essere la base a muoversi per prima.

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