Euro. Una palla al piede

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Euro. Una palla al piede

A rompere il ghiaccio nel 1999 furono Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo e Spagna. Nel 2001 toccò alla Grecia, nel 2007 alla Slovenia, nel 2008 a Cipro e Malta, nel 2009 alla Slovacchia, nel 2011 all’Estonia, nel 2014 alla Lettonia e infine nel 2015 alla Lituania. Questa è la cronologia dei 19 Paesi dell’Unione europea che hanno adottato l’euro. All’appello mancano Bulgaria, Danimarca, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Svezia, Ungheria e ovviamente la Croazia. Quest’ultima è entrata nella famiglia europea il 1º luglio 2013 e fin dal primo momento aveva avviato trattative preliminari che si erano concluse quattro anni più tardi, iniziando di fatto il percorso di avvicinamento all’adozione della moneta unica. Guidata dal premier Andrej Plenković e dal governatore della Banca nazionale croata (HNB) Boris Vujčić, entrambi convinti europeisti, il Paese sta bussando alla porta di AEC II (Accordi Europei di Cambio), ossia il meccanismo che funge da “anticamera” all’ingresso di uno Stato nell’eurolandia, al quale potrebbe accedere il prossimo anno.
Ad oggi le proiezioni indicano che l’euro entrerà in vigore in Croazia o nel 2023 o nel 2024, anche se non si esclude un ulteriore rinvio. Infatti, il percorso che porta all’adozione della moneta unica è disseminato di ostacoli. A partire dalla diffidenza di molti Paesi verso l’allargamento dell’eurozona nell’area balcanica, in particolare dopo il tracollo economico della Grecia. E poi ci sarebbero da soddisfare i cosiddetti vincoli di Maastricht relativi all’inflazione e al debito pubblico. In altre parole, l’UE è diventata molto più prudente e nel prossimo futuro probabilmente renderà ancora più severe le norme per l’introduzione dell’euro.
Intanto, fanno capolino sondaggi dai quali emerge una crescente contrarietà dei cittadini all’idea di abbandonare la kuna. Secondo il più recente, più del 50% dei croati è contrario all’euro. Un deciso passo indietro rispetto al consenso registrato nel 2015 quando, secondo l’Eurobarometro, il sì all’adozione toccava il 53%.

La voce dei cittadini

E i fiumani che cosa ne pensano? Sono favorevoli, contrari oppure non hanno un’opinione in merito? Glielo abbiamo chiesto direttamente. La nostra prima “vittima” è l’ex giornalista di Radio Fiume, da qualche anno in pensione, Damir Pijaca. “Premetto che non sono ferrato sull’argomento – ammette –. Detto questo, io manterrei la kuna perché temo che il passaggio all’euro non porterebbe nulla di buono, ma questa è solamente una mia sensazione. Spero tanto di sbagliarmi”.
Karmen Blažević è invece ancora più pessimista a riguardo. “Perché sono contraria? Perché saremo ancora più poveri di quanto lo siamo adesso. Ricordiamoci solamente dell’Italia e quali erano state le conseguenze provocate in seguito al tasso di cambio tra la lira e l’euro. Ebbene, purtroppo sono convinta che vivremo lo stesso scenario anche in Croazia”.
Per Milan Markežić non è ancora giunto il momento per compiere questo passo. “È ancora troppo presto. La Croazia non è preparata, in primis a causa di un’economia che non cresce. So che il premier Plenković sta forzando l’ingresso nell’eurozona, ma il mio auspicio è che alle prossime elezioni venga eletto un nuovo governo contrario all’euro”.
Nora Đaraki preferisce non sbilanciarsi, anche se dalle sue parole traspare un po’ di pessimismo. “Onestamente conosco poco la materia e quindi è difficile per me sbilanciarmi. Mi sembra di capire che la maggior parte delle persone sia contraria e poi anche nel resto dell’Europa ultimamente si sta registrando un crescente scetticismo verso l’UE e verso la sua moneta. Questo vorrà pur dir qualcosa, no?”.
C’è poi chi come Magdalena Tunić Prošić si “piega” ai dettami di Bruxelles. “Noi facciamo parte dell’UE e come tali dobbiamo attenerci alle direttive europee. Se queste prevedono l’introduzione dell’euro, allora non possiamo che fare quello che ci viene ordinato. Non sono contraria alla moneta europea, piuttosto mi preoccupano le conseguenze del cambio”.
Qualcuno però favorevole alla fine siamo riusciti a trovare. È il caso di Edvard Lovrić. “Come qualsiasi altra cosa, anche l’adozione dell’euro ha i suoi pro e i suoi contro. In questo caso però credo che a prevalere siano i primi. Pensiamo solamente al turismo, che rappresenta la nostra principale attività: avere lo stesso conio di mezza Europa avrebbe molto più benefici. Tuttavia, i media dovrebbero occuparsene di più e spiegare bene ai cittadini che cosa significhi l’entrata nell’eurozona perché le persone sono poco informate”.
Le parole di Edvard rispecchiano fedelmente ciò che abbiamo osservato parlando anche con altri cittadini che invece non hanno voluto posare davanti ai nostri obiettivi, e cioè tanta confusione e scarsa conoscenza della materia.

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