Elezioni CNI 2022. Bilinguismo, DI, Palazzo Modello, asilo: Žiža elenca i problemi a Fiume

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Elezioni CNI 2022. Bilinguismo, DI, Palazzo Modello, asilo: Žiža elenca i problemi a Fiume
Felice Žiža, deputato CNI al Parlamento di Lubiana. Foto Roni Brmalj

Bilinguismo, Teatro, Palazzo Modello e asilo. Sono questi i punti dolenti della Comunità Nazionale Italiana a Fiume. Lo afferma Felice Žiža, candidato a presidente dell’Unione Italiana alle elezioni di domenica prossima 26 giugno, nel corso di una conferenza stampa convocata questo pomeriggio nel capoluogo quarnerino.
Žiža ha avviato l’incontro con i rappresentanti dei mass media presentandosi a quelli che lo conoscono un po’ meno sul territorio croato, sottolineando che è un “vero cittadino dell’Istria, sia della parte italiana, che di quella croata e slovena: la mia famiglia è di Parenzo e di altre località limitrofi a Pola, senza dimenticare che vivo e lavoro a Isola”. Ma poi è tornato subito sui problemi della minoranza a Fiume. Il bilinguismo è una questione “molto sentita, che non si riesce a risolvere”. L’accordo Dini-Granić del ’96 prevede che in tutta le zone in cui c’è un importante presenza italiana “sia garantito il bilinguismo, ma nel capoluogo quarnerino c’è grande difficoltà in questo senso”.
Poi il candidato ha posto l’accento su un altro tema, quello del Dramma Italiano, che “negli ultimi anni – ha detto – ha perso la sua autonomia finanziaria, dato che tutti i mezzi finanziari indirizzati al DI vanno inseriti nel bilancio del TNC: non abbiamo più il controllo su questi mezzi”. Žiža ha aggiunto che “gli attori del DI devono recitare anche in lingua croata”, chiosando: “Siamo passati dall’integrazione all’assimilazione”.
A Fiume c’è poi anche “la questione inerente alla sede che ci ospita, ossia alla proprietà di Palazzo Modello”. In base alle informazioni in possesso di Žiža “non è un problema di carattere finanziario, ma soprattutto di politica locale. La Comunità degli Italiani di Fiume è forse l’unica che non ha una sede di proprietà e tutti insieme dobbiamo fare il possibile affinché ciò succeda”.
Infine, l’asilo italiano: “Un nodo che non riusciamo a districare già da un decennio. Nel frattempo a Fiume sono stati costruiti tre asili croati”, mentre quello italiano rimane in attesa.
“I problemi, dunque, sono tantissimi – ha proseguito Žiža –. Perciò, tutti insieme dobbiamo fare uno sforzo per garantire un futuro più roseo alla nostra comunità. Penso anche al sottoscritto e a Furio Radin, ai consigli per le minoranze e, naturalmente, all’UI. Ma non è un compito facile, perché c’è uno stallo che va avanti ormai da trent’anni”.

Durante la conferenza stampa, Žiža ha ripetuto che il concetto cardine del suo programma è l’unitarietà della Comunità Nazionale Italiana. “È fondamentale inoltre giungere ad accordi di collaborazione tra l’UI e le principali istituzioni politiche rappresentative dell’etnia in Slovenia e Croazia, in primis con la CAN Costiera e con i Consigli della minoranza italiana della Regione istriana e di quella litoranea-montana, in modo che l’UI sia più incisiva sul territorio e nei rapporti con Roma, Zagabria e Lubiana”.
Žiža ha dichiarato anche di essere d’accordo sulla necessità di modificare lo Statuto dell’UI. In questo contesto il candidato ha manifestato la convinzione che l’Assemblea debba essere il principale organo democratico e decisionale dell’UI.

Felice Žiža ha concluso il suo intervento a Palazzo Modello, dicendo che domenica parte “da sfavorito, anche a causa della breve durata della campagna elettorale, nel corso della quale è stato impossibile incontrare tutti i connazionali”. Però, il medico e deputato CNI al Parlamento sloveno è convinto di “poter impensierire” Tremul anche perché “ho avuto ottimi riscontri nelle Comunità che ho visitato”. Comunque, “se non vinco, non mi ricandido più. Questa volta l’ho fatto per dare un po’ di parvenza di democrazia. Già da tre decenni si va avanti con gli stessi nomi: è scarso interesse o stiamo andando alla deriva come comunità? O tutti pensano che gli attuali vertici facciano bene il proprio dovere. Io non credo…”.

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