Davor Štimac: «Rimango fedele a me stesso»

A colloquio con Davor Štimac, dopo lo scioglimento del suo gruppo consiliare in Consiglio cittadino e nell’Assemblea regionale

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Davor Štimac: «Rimango fedele a me stesso»
Davor Štimac. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Le ultime due sessioni, rispettivamente quella dell’Assemblea regionale svoltasi mercoledì scorso, a cui giovedì è seguita quella del Consiglio cittadino, hanno determinato l’ingresso, o meglio il prosieguo dell’attività politica di Davor Štimac, leader della Lista civica “Da štima svima”, all’interno degli stessi organismi, come consigliere indipendente. Il motivo è noto e riguarda il recente scioglimento, da lui stesso annunciato il 17 ottobre, del gruppo consiliare di cui era a capo nel parlamento cittadino, e la sua uscita da quello che operava in seno all’Assemblea regionale. “Proseguirò la mia attività in modo autonomo, ma pur sempre come membro dell’associazione con cui, un anno e mezzo fa, in occasione delle elezioni amministrative, sono sceso in politica”, ha spiegato nel motivare la sua decisione di “divorziare” dai colleghi – Marin Račić, Iva Rinčić e Maša Magzan – con i quali “avevo tentato di avviare e mantenere un discorso propositivo e unanime, volto a supportare progetti utili per il progresso di Fiume, ma che a un certo punto hanno deciso evidentemente di mettere sé stessi e i propri interessi davanti a quelli della città”. Una frase, quest’ultima, che Davor Štimac ha ripetuto più volte nel corso di un colloquio da noi voluto per capire i motivi di una decisione così drastica, e per certi versi inaspettata, visto l’ottimo risultato ottenuto al voto del maggio 2021, quando, ricorderemo, era andato al ballottaggio con Marko Filipović per l’incarico di sindaco. Era stato un momento roseo per la giovane Lista indipendente da lui capitanata e il cui gruppo consiliare in seno al Consiglio cittadino aveva dato l’impressione di volere essere un correttivo al momento dei voti. Qualcosa, però, col passare del tempo si è incrinato e la situazione, oggi, è quella che è. Ciò che ha portato alla spaccatura definitiva, come ha spiegato sin da subito Štimac, sono state le divergenze di pensiero al momento della votazione per la vendita a privati del lotto edificabile in Žabica (sul quale, nell’arco dei prossimi tre anni, dovrebbe venire costruita la nuova Autostazione) e quando c’è stato da esprimersi in merito alla proposta di destituzione del sovrintendente del TNC “Ivan de Zajc”, Marin Blažević. In quest’ultima circostanza, la Lista civica “Da štima svima”, come sappiamo, aveva votato sì, ma indicativa era stata l’assenza alla seduta del Consiglio cittadino, e di conseguenza al voto, di Davor Štimac (impegnato, lo stesso giorno, con la riunione dell’Assemblea regionale a Ravna Gora).

Una crisi graduale
Quando, precisamente, è scoppiata la crisi all’interno del gruppo? E quanto è durata? “È stata una cosa graduale e non c’è stato un momento preciso – ha spiegato –. Abbiamo iniziato a funzionare benissimo durante la campagna elettorale e tentato di mantenere questo ritmo anche dopo le elezioni amminstrative, soprattutto in seno al Consiglio cittadino e all’Assemblea regionale. Abbiamo abbracciato sin da subito un approccio indipendente, democratico, in cui ciascuno di noi aveva la completa libertà di esprimere il proprio pensiero, senza l’oppressione di vincoli partitici. Il minimo, però, che bisognava fare era ritrovarsi d’accordo e osservare una linea ben precisa nei momenti in cui si andava al voto in Consiglio e in Assemblea, soprattutto quando sul tavolo c’erano questioni d’attualità importanti per la città e il suo sviluppo. Personalmente, il mio ingresso in politica era legato a un gruppo di persone che, come me, avevano il desiderio di agire in maniera autonoma, senza dover rendere conto al classico spettro politico, sottomettersi alle regole partitiche e ai classici assi destra e sinistra. La cosa ha funzionato bene per un po’, ma col tempo si è dimostrato che riuscire a mantenere un simile approccio in politica è molto più difficile che non essere legati a un dato partito. A piano a piano, il nostro agire comune è diventato asfissiante, il che mi ha spinto a decidere di proseguire il mio cammino politico da solo, ma pur sempre con il sostegno dell’associazione (Da štima svima, nda), che crede in me e nel discorso che voglio portare avanti in Consiglio e in Assemblea. Sciogliere il gruppo consiliare è stato, pertanto, il naturale evolversi delle cose. Generalmente mi stimolano la rapidità e l’elasticità nel prendere decisioni, l’agire dinamico, l’operatività. Non sono oberato dal fatto di dovere a tutti i costi piacere agli altri e posso accettare e supportare con il mio voto, senza alcun problema, qualsiasi progetto che sia di beneficio per Fiume, a prescindere da quale fronte arrivi la proposta”. Abbiamo chiesto a Štimac di spiegare meglio questa sua ultima affermazione, in cui abbiamo avvertito una sorta di critica nei confronti dei suoi ormai ex colleghi di Lista, il che ci ha fatto pensare che ci sia dell’altro dietro la rottura e che i motivi che hanno portato alla stessa siano molto più forti di quanto possa sembrare. Quanta delusione c’è, giunti a questo punto?
“È chiaro che ci sia, nonostante la nostra separazione sia stata molto civile e non sussistano rancori. Semplicemente, le persone in cui ho creduto e che ho scelto di portare con me in Consiglio, hanno dimostrato nel tempo di avere assunto in forza dando sfogo alle proprie ambizioni, direi anche personali, in cui l’io è prevalso sul noi e sul nostro agire comune”. Il riferimento del nostro interlocutore è alla recente uscita di Marin Račić (leader a livello locale del partito Centar), dalla sua Lista civica? “Sì. Marin Račić è entrato in campagna elettorale come esponente indipendente della nostra Lista, anche se legato a Centar, che in quel periodo era ancora un partito in ascesa. Credo che il momento determinante, che ha contribuito a cambiare le cose all’interno del suo schieramento politico in generale, sia stato il successo elettorale conseguito l’estate scorsa a Spalato, in seguito al quale si sono sentiti più forti e di conseguenza desiderosi di staccarsi. Se lei mi chiede quale sia stato l’attimo cruciale in cui la crisi si è fatta sentire più forte, è stato proprio quello in cui il signor Račić ha iniziato ad agire pubblicamente, non più come indipendente, ma sempre di più come esponente di Centar. Da qui, il passo verso la frattura con la nostra Lista è stato breve e lui lo ha reso noto anche pubblicamente a inizio ottobre. Ciò che, adesso, ha portato me a sciogliere il gruppo consiliare in seno al Consiglio cittadino, è stato il fatto che l’allontanamento di Marin Račić è servito evidentemente ad altri come una sorta di esempio da seguire, dando loro la legittimità di effettuare uscite pubbliche non concordate a livello di Lista. Le divergenze sono diventate troppo forti, spaccandosi infine sulla questione del lotto in Žabica e sulla destituzione del sovrintendente Marin Blažević, in merito alla quale, come ben si sa, non ero assolutamente d’accordo, ritenendola non buona, in questo preciso momento, per il Teatro. Per quanto riguarda la vendita del lotto cittadino, direi che è stata la decisione più logica da prendere, se la Città non ha i fondi per realizzare da sé il progetto di costruzione dell’Autostazione. Dopo che il Consiglio cittadino ha bocciato la nostra proposta di prorogare il voto sulla vendita del lotto e di tentare di attingere dai Fondi europei per l’edificazione del terminal bus, siamo stati astenuti. Personalmente, però, in assenza di altre soluzioni, non ho nulla in contrario alla vendita, se la stessa porterà a qualcosa di buono per la città e in questo caso ritengo ci sarà. Quello che un po’ mi ha disturbato dopo il voto, sono state le successive uscite pubbliche di alcuni miei colleghi, che non ho condiviso, in cui si è insistito in maniera molto critica sulla questione. Mi è sembrata una sorta di giustificazione per la linea da noi assunta in merito alla vendita del terreno”. Quest’ultimo è stato un chiaro riferimento alla consigliera Iva Rinčić e al comunicato stampa da lei diramato in seguito al voto, in cui aveva criticato aspramente la Città e il sindaco Marko Filipović definendolo un “braccio prolungato” del suo predecessore. In quali rapporti è rimasto Davor Štimac con Iva Rinčić dopo lo scioglimento del gruppo consiliare? “Ci siamo salutati in modo pacifico e civile, senza rancori. Continueremo a vederci in sede di Consiglio e Assemblea, ma ormai come indipendenti gli uni dagli altri”.

«Non abbiamo perso in credibilità»
Quanto la Lista civica di Davor Štimac può avere perso in credibilità dopo gli ultimi risvolti? In alcuni media, il suo cammino politico è stato paragonato a quello vissuto a suo tempo dal defunto Hrvoje Burić, una sorta di débâcle. “Non credo assolutamente che la mia Lista abbia perso in credibilità né tantomeno che quanto successo possa essere considerata una sconfitta. D’altronde, a definirla tale sono sempre gli stessi media, o meglio, determinati giornalisti. Ritengo che le Liste indipendenti come la nostra siano il futuro della politica odierna, ma soprattutto di quella futura, e lo dimostra anche il fatto che continuano ad accedervi persone desiderose di cambiare le cose e combattere affinché Fiume esca finalmente da suo pluriennale letargo”. Ora che è, a tutti gli effetti, consigliere cittadino indipendente, su quali temi insisterà Davor Štimac? “Insisterò sul settore sanitario e sull’educazione e istruzione, mettendo però l’accento anche su altri campi, quali la politica green e la digitalizzazione. Non mancherò di criticare l’inefficienza governativa a livello locale offrendo soluzioni alternative e mostrandomi pronto ad accogliere e supportare anche progetti altrui, ogniqualvolta ne vedrò la bontà”. Ci è parso di percepire sin d’ora l’intenzione di Davor Štimac di entrare nuovamente in gara per la poltrona di sindaco alle prossime elezioni amministrative. Sbagliamo? “No”.

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