Rendersene conto in tempo, può salvare la vita e, spesso, portare alla guarigione. Il 28 luglio si celebra in tutto il mondo la Giornata mondiale dell’epatite. Venne istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2016, quando molti Paesi decisero di aderire all’obiettivo comune di debellare l’epatite come minaccia per la salute pubblica entro il 2030. Questa ricorrenza è stata un buon pretesto per organizzare un incontro con i media all’Istituto regionale di salute pubblica con gli aggiornamenti sulla situazione in Croazia e nella Regione litoraneo-montana.
Ne hanno parlato Morana Tomljenović e Danijela Lakošeljac dell’Istituto e Aleksandra Marković come presidente dell’associazione “Hepatos”, che a sua volta svolge delle attività di prevenzione legate all’epatite e all’HIV, con un consultorio e con la possibilità di effettuare dei test anonimi per poter avere delle certezze.
“Ci occupiamo dell’epatite di tipo A, B e C. L’epatite A si trasmette generalmente con le mani sporche, con cibi o acqua infetta e tramite i rapporti sessuali. A differenza del tipo A, le epatiti di tipo B e C possono avere un carattere cronico, provocando cirrosi, insufficienza epatica e carcinoma, situazioni che possono portare anche alla morte. Si trasmettono principalmente attraverso i fluidi corporei infetti”. In altre parole, ci si può infettare soprattutto attraverso rapporti sessuali non protetti e tramite il sangue. In quest’ultimo caso, la categoria a rischio è quella dei tossicodipendenti che usano la stessa siringa. Può succedere anche utilizzando lo stesso spazzolino per i denti o le stesse lamette per la barba. A rischio pure le persone che si rivolgono a chi si occupa di tatuaggi o piercing in condizioni non igieniche. Ci sono anche tante altre possibilità di contrarre la malattia con percentuali di probabilità ridotte. “Non sappiamo quanti siano i contagiati da epatite A, B o C, perché molto spesso i pazienti stessi non si rendono conto di avere contratto la malattia. Si rivolgono al medico – ha spiegato la dottoressa Tomljenović –, quando la malattia progredisce, diventando così difficilmente curabile”.
Dai 100 ai 200 nuovi casi all’anno
All’anno, a livello nazionale, ci sono dai 100 ai 200 nuovi casi accertati di epatite C. I casi di epatite B sono un’ottantina con una punta di oltre 200 casi nel 2022. In un anno nella Regione litoraneo-montana ci sono 20 casi di epatite C, una decina di epatite B e di epatite A soltanto pochi casi. Infine, in Croazia ci sono circa 40 mila persone con gli anticorpi predisposti per l’epatite C.
I vaccini ci sono, per l’epatite di tipo A, disponibile all’Istituto di salute pubblica, come pure per il tipo B che dal 1999 rientra nel programma ordinario delle vaccinazioni. Il consultorio fiumano funziona da vent’anni. I test, su base volontaria e, come viene sottolineato, anonimi, decidono di affrontarli tra 250 e 350 persone all’anno. Dei 317 test effettuati nel 2023 6 sono risultati positivi al tipo C e 4 al tipo B. Nel 2024 si sono sottoposti al test 141 persone, con 5 casi di epatite C e quattro di epatite B.
L’associazione “Hepatos” viene riconosciuta come partner nella prevenzione. Aleksandra Marković ha aggiunto: “Operiamo da 15 anni e ci occupiamo sia delle malattie infettive che della salute mentale, in riferimento ai giovani e ai comportamenti a rischio. I test sono fondamentali e possiamo confermare l’ottima collaborazione con l’Istituto di salute pubblica. I test vengono effettuati anche nella nostra sede, che molti preferiscono alle strutture istituzionali”.
Il consultorio funziona per dare la possibilità a tutti di avere delle indicazioni sul modo in cui affrontare una situazione sorta in seguito a comportamenti rischiosi. L’epatite, comunque, si rivela non prima di due settimane dopo l’“evento a rischio”, ma dopo i primi test il paziente viene indirizzato verso le strutture abilitate del sistema sanitario per ulteriori conferme. I test vengono effettuati oggi attraverso la saliva e i risultati, sicuri al 99,9 per cento, sono disponibili dopo una ventina di minuti. Per tutti i dettagli è bene rivolgersi all’Istituto di salute pubblica o all’“Hepatos”.
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