Da Palazzo municipale a osservare le stelle

La Facoltà di Fisica dell’Università di Fiume ha organizzato un incontro per assistere all’inaugurazione dei lavori dell’Osservatorio astronomico dedicato alla scienziata Vera C. Rubin

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Da Palazzo municipale a osservare le stelle
Il discorso introduttivo del vicesindaco Alaksandar Saša Milaković. Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

La Facoltà di Fisica dell’Università di Fiume si è detta orgogliosa di partecipare a uno dei progetti scientifici di mappatura dell’universo – l’LSST (Legacy Survey of Space and Time) – più importanti al mondo, ovvero di contribuire con i propri strumenti all’analisi delle immagini e dei dati forniti dal telescopio dell’Osservatorio astronomico Vera C. Rubin, entrato in funzione di recente in Cile, nell’America del Sud. I rappresentanti della Facoltà in questione, dell’Associazione astronomica accademica di Fiume e gli alunni della Scuola media superiore “Andrija Mohorovičić” si sono riuniti nell’Aula consiliare del Municipio di Fiume per seguire su YouTube, insieme ad altri 350 gruppi di 30 Paesi del mondo, la diretta da Washington dell’inaugurazione dei lavori e per vedere le prime foto del cosmo che il telescopio ha realizzato.

La costruzione dell’Osservatorio è stata finanziata dal Congresso degli Stati Uniti, dalla Fondazione nazionale della scienza, e dal Ministero dell’energia del Paese.Hanno partecipato inoltre alcune corporazioni americane, tra cui Google. In tutto, i costi di costruzione e di funzionamento dell’Osservatorio ammontano a quasi due miliardi di dollari. L’Ateneo fiumano, l’Università di Zagabria e l’Istituto “Ruđer Bošković” della capitale fanno parte del gruppo dei collaboratori esterni provenienti dalla Croazia. In tutto, sono 500 i gruppi scientifici che hanno preso parte al progetto LSST.
Il telescopio installato all’interno dell’Osservatorio permette una capacità di osservazione del cielo senza paragoni, diventando così uno strumento molto prezioso per la ricerca scientifica, particolarmente per quella astrofisica. In pratica gli studiosi dell’universo, delle stelle e dei processi fisici che rendono il nostro universo quello che è, potranno così testare le proprie teorie e, in base alle immagini concrete che verranno realizzate, scoprire nuovi modelli fisici che spiegano con più esattezza come funziona tutto il creato. Non si possono escludere infine, data la potenza di questo complesso scientifico, applicazioni di carattere pratico quali la precisa sorveglianza di vari satelliti, missili e corpi celesti presenti nell’orbita della Terra – dati sicuramente appetibili alle forze militari dei Governi coinvolti nella costruzione dell’Osservatorio.

Il «Bura» strumento essenziale
A salutare gli ospiti, nell’ambiente afoso e (ahinoi) privo di aria condizionata dell’Aula consiliare di Fiume, è stato il vicesindaco Aleksandar Saša Milaković che ha voluto condividere, visto il suo background scientifico, l’emozione che accompagna ogni studioso in occasioni del genere.
La prima a parlare è stata la facente funzione di prorettrice per la scienza, l’arte e la digitalizzazione dell’Università di Fiume, Senka Maćešić. La ricerca dei misteri dell’universo – ha sottolineato – incute in tutti le domande più difficili, più paurose e di carattere esistenziale: l’esistenza, la morte, la bontà, la bellezza. “Il cielo notturno sublima tutto questo, e nei prossimi dieci anni, verrà fotografato quello che succede in esso”. Maćešić ha ricordato il ruolo del super-computer “Bura” (“Bora”) dell’Università, che darà il suo contributo all’elaborazione e all’interpretazione dei dati che perverranno dal nuovo Osservatorio.
È seguito l’intervento di Saša Zelenika, prorettore per i progetti strategici dell’Università di Fiume, il quale si è soffermato sulle caratteristiche tecniche del nuovo telescopio. Il suo cuore è la lente di 8,4 metri, capace di fare ogni 30 secondi la foto di una parte del cielo con una risoluzione di 3.200 megapixel, pari all’immagine di circa 1.400 televisioni di alta definizione (Full HD). In tre giorni, tramite questo telescopio, sarà possibile fotografare l’intero emisfero meridionale. Ogni notte di scatti produrrà 20 TB di dati, l’equivalente della capacità di archiviazione di 10-20 computer tipicamente in uso.
La preside della Facoltà di Fisica, Rajka Jurdana-Šepić ha auspicato che vengano trovate nuove risposte a domande che l’uomo si è posto sin dall’alba dei tempi. “Siamo figli delle stelle, siamo stati creati dalla materia stellare e ogni elemento chimico è nato mediante un processo legato alle stelle. Ed è forse questo il paradosso: seppure non siamo in grado di risolvere certi nostri problemi morali e sanitari, siamo interessati alle cose che stanno più lontano da noi”.
Gli alunni della “Mohorovičić” hanno poi presentato una relazione sulle caratteristiche tecniche dell’Osservatorio e del telescopio e hanno raccontato la vita della scienziata Vera C. Rubin, a cui è stato dedicato l’Osservatorio. È stato spiegato, tra l’altro, che i dati prodotti verranno trasferiti e immagazzinati fra vari datacenter sparsi fra l’America del Nord, il Sudamerica e l’Europa, alcuni di proprietà di Google, previo processo di “censura” allo scopo di non svelare pubblicamente oggetti nello spazio di carattere militare. Le foto saranno disponibili al pubblico.

La prima immagine proiettata nell’Aula consiliare.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Misurazioni rivoluzionarie
Tomislav Jurkić, docente di fisica dell’Ateneo fiumano, ha ripetuto a grandi linee quello che gli alunni hanno presentato in precedenza nella relazione. Il lavoro di mappatura del cielo stellato dell’Osservatorio durerà dieci anni, durante i quali verranno ripresi 20 miliardi di galassie. Si potranno avere così nuove intuizioni sulle proprietà della materia e dell’energia oscura, ovvero quegli elementi del mondo materiale che non sono visibili con i metodi di osservazione tradizionali. Verranno osservati i fenomeni più spettacolari come le esplosioni stellari (supernove) nonché l’evoluzione dell’universo. Più da vicino, si mapperanno i milioni di asteroidi presenti nel Sistema solare. L’impresa dell’Osservatorio Vera C. Rubin è la più grande nel suo genere mai intrapresa nel campo dell’astronomia e dell’astrofisica. “Qualcuno ha detto che questo telescopio rappresenta la fine dell’astronomia”, perché “siamo all’incirca nella situazione in cui ci siamo trovati a inizio XX secolo, quando c’era soltanto una manciata di esperimenti che non rientravano nel quadro della fisica tradizionale”. Jurkić ha auspicato però “una nuova storia”, alla pari di quella che è avvenuta con la scoperta della fisica quantistica. “Abbiamo dieci anni a disposizione”, ha annunciato Jurkić.

La prima immagine
Il live della cerimonia trasmesso su YouTube ha presentato solo un’immagine e molti discorsi d’accompagnamento. I rappresentanti dei vari dicasteri del Governo Usa hanno presentato le peculiarità del progetto con un linguaggio molto simile a quello fatto a Fiume, sottolineando la “supremazia” della tecnologia statunitense. Da rilevare che la foto che presentata, come hanno affermato i relatori nel live, è solo un frammento di quella completa, indice dell’altissimo livello di risoluzione del sensore e di conseguenza delle possibilità che aprirà agli astrofisici e agli scienziati e appassionati di astronomia in generale.

Un momento dell’incontro.
Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

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