Teatro Fenice, da mecca culturale a set pubblicitario

In questi giorni Teatro Fenice fa da spazio cinematografico, ma sulla sua sorte futura non vi sono novità

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Teatro Fenice, da mecca culturale a set pubblicitario
Il palazzo in stile Liberty è recintato in quanto il tetto è pericolante. Foto: GORAN ŽIKOVIĆ

Fiume, un po’ per la sua particolare configurazione, un po’ per il clima, le location, i variegati contesti storici e architettonici e per quell’aria mitteleuropea che vi si respira, ha attirato non di rado registi, autori e produzioni cinematografiche e/o pubblicitarie prestandosi a perfetto set cinematografico. Per fare un esempio, svariate scene della pellicola franco-inglese “Isadora” di Karel Reisz (1968), ispirata alla vita della ballerina statunitense Isadora Duncan, con l’indimenticabile Vanessa Redgrave nel ruolo principale, di quella italiana “Uomini contro” (1970), diretta da Francesco Rosi (tratta dal libro “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu), della miniserie “Senza confini” (2001), realizzata da Fabrizio Costa (dedicata a Giovanni Palatucci), del film Usa “La moglie del sicario” (2021) di Patrick Hughes, della serie drammatica inglese “Hotel Portofino” (2022) creata da Matt Baker e tante altre, sono state girate proprio nel capoluogo quarnerino. In tale contesto, da alcuni giorni a questa parte, il Teatro Fenice, gioiello dell’architettura Art Nouveau, sta facendo da scenografia per un’altra serie di riprese. Infatti, all’entrata del palazzo, sono parcheggiati diversi furgoni con targa zagabrese e, sulla sua facciata, sono state installate alcune insegne luminose, a mo’ dei classici ingressi nei cinema. A detta di uno degli uomini addetti alla sicurezza del posto, che abbiamo incrociato passandovi accanto, le stesse sarebbero relative a uno spot pubblicitario, di produzione ignota.
Fatto sta che l’interesse per un’eventuale ristrutturazione dell’imponente stabile, edificato nel 1914 e una volta simbolo di Fiume, se non per situazioni come quella sunnominata, al momento (e da ormai parecchio tempo) appare del tutto inesistente. A partire dagli incendi, terremoti, allagamenti, cambi di proprietà o scambi non andati in porto susseguitisi negli anni, fino all’attuale stato di totale degrado e inagibilità, la sorte del Fenice sembra, purtroppo, segnata. Fino a quando? È difficile dirlo, ma vista l’attuale situazione, attenderemo ancora a lungo prima di vederlo risplendere in tutta la sua bellezza.
“In merito alle attuali riprese non abbiamo alcuna informazione inerente alla tipologia o alla provenienza della loro produzione. Ci sono state chieste le autorizzazioni relative all’installazione di alcune insegne sulla facciata e alla registrazione delle scene, che si articoleranno in tre giornate, nient’altro. In effetti, chi le richiede, non è in dovere di fornircele. Dato che si tratta soltanto della facciata del palazzo, quindi di riprese esterne, che non comportano alcun pericolo, abbiamo concesso il permesso, come hanno fatto pure l’Ufficio per la conservazione dei beni culturali di Fiume e il Dipartimento cittaduno per la cultura”, ci ha riferito l’ex direttore dell’azienda Rijekakino, Dragan Rukavina, proprietaria di maggioranza di Teatro Fenice (il 10 p.c. appartiene alla Città), e che, a sua volta, è di proprietà della privata Amec Rijekatekstil, soggetta attualmente a procedura fallimentare. “Questo, e simili altri momenti, popolarizzandola, non possono che fare del bene alla tematica, caduta ormai nel dimenticatoio. È un storia lunga la cui fine, da come stanno le cose al momento, non sembra possa avere dei risvolti positivi. Fino a quando non si presenterà qualcuno con i soldi, sarà impossibile immaginare qualsiasi futuro per il Fenice. Sia la Città, con la quale avevamo avviato degli accordi, che la Regione e lo Stato, che dovrebbe occuparsene intervenendo con i fondi del Ministero della Cultura e dei Media, in quanto il palazzo è bene culturale della Repubblica di Croazia, sostengono di non avere i mezzi per acquistare il palazzo. Li abbiamo interpellati più volte e siamo sempre stati rifiutati con la medesima spiegazione, al che abbiamo rinunciato. Mi dispiace soprattutto perché, in seguito alla procedura fallimentare, il prezzo era calato tanto, da 7-8 milioni di euro (a quanto ammonta, secondo la valutazione, il valore dell’immobile) a un milione e 300mila euro. Quindi, volendo, l’acquisto era fattibile e, a mio avviso, la necessità di un edificio di questo tipo nel settore culturale ci sarebbe eccome. Pensare che cent’anni fa, Fiume disponeva di una trentina di teatri, come pure di una vivacissima dimensione culturale, che oggidì si concentra in due o tre luoghi, il che mi rattrista molto”, ha concluso Rukavina.

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