Da Calle della Rovere a Piazza delle Erbe. Ecco gli odonimi che rivedremo in Cittavecchia

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Da Calle della Rovere a Piazza delle Erbe. Ecco gli odonimi che rivedremo in Cittavecchia

Entro la fine dell’anno nel centro storico della città ricompariranno gli odonimi storici indubbi. Un’operazione, quella del posizionamento delle targhe, che rientra nel progetto legato alla valorizzazione del patrimonio toponomastico fiumano sostenuto dal sindaco e caldeggiato dalla Comunità degli Italiani di Fiume in collaborazione con la Società di studi fiumani con sede a Roma. L’intento è di segnalare i nomi che le vie hanno portato nel corso della storia. In altre parole valorizzare la grande tradizione, anche italiana, della città. Il progetto riguarderà una trentina di vie, calli e piazze ubicate nel nucleo storico.

Ma vediamo quali saranno le strade e le piazze della Cittavecchia che riotterranno i loro antichi nomi a fianco di quelli attuali.

OTVORENJE PAVLINSKI TRG 2017 3
Intervento di enorme valenza simbolica

Si inizia da via Andrija Medulić, accanto al cui nome ricomparirà la scritta Calle Ca’ d’Oro. Accanto alla scritta Kirin Kula rivedremo l’odonimo Calle Staio Romano. Via Antonio de Reno, intestata al famoso notaio, scrittore e traduttore nato a Modena e scomparso a Fiume, era e continuerà a essere distinta da questo nome. Accanto a Ulica Antuna Dalmatina rivedremo la scritta Calle della Rovere. Accanto a Krojačka ulica starà scritto Calle dei Sarti. In via Petar Hektorović comparirà la tabella sulla quale leggeremo Calle del Morer. Per Pod Kaštelom servirà un cartello più grande, in quanto in quest’area c’erano una volta Calle del Fortino, Calle del Barbacane, Calle del Castello e Piazetta San Michele. Pod Voltun sarà Calle del Volto; sotto a Ulica Stara Vrata vedremo la scritta Calle Arco Romano. Sotto al nome Via Stipan Konzul Istranin leggeremo Calle dei Rettori; sotto a via Šime Kozičić, Calle San Crescenzio, Tkalačka ulica in italiano era, per cui tornerà a essere Calle dei Tessitori. La strettissima e corta Ulica Šišmiš era detta Calle dei pipistrelli, ma anche Vicolo del frutti e la proposta è di porre in rilievo entrambi gli odonomi. Užarska ulica era Via del Duomo, la leggendaria Calle dei Canapini e lungo un tratto Via San Bernardino. L’odierna via Marko Marulić è Calle San Sebastiano. L’attuale via Marin Držić è Via San Girolamo. In Piazza del latte, in croato Mljekarski trg, rivedremo l’odonimo Piazzetta dei Benzoni. In Gornja Vrata starà scritto Porta San Vito. In Piazza Ivan Kobler dovrà venire sistemato un cartello piuttosto grande sul quale leggeremo Piazza Grande, Piazza del Magistrato, Piazza dei Frutti, Piazza delle Erbe/Povrćarski trg, Piazza Giovanni Kobler. Via Đure Šporera era Vicolo del seminario, ma anche via Torquato Tasso. Via Janez Trdina era via Lodovico Ariosto. Slogin Kula era detta in italiano Fortino (Calle del Fortino) e Vicolo della polveriera. In Via Šime Ljubić tornerà la scritta Via della Marsecchia. In Sokol kula rivedremo gli odonimi Via del pozzo – Via Simonetti. Dinanzi alla Cattedrale, accanto alla tabella Trg Grivica starà scritto Piazza San Vito. Nell’attuale Piazza della Risoluzione fiumana leggeremo su un cartello Piazza del Municipio. Sullo spiazzo antistante la Chiesa dell’Assunta accanto a Pul Vele Crikve comparirà la scritta Via del Duomo. Pavlinski trg era Piazza Muller, ma anche Piazza Tre Re. E accanto a Trg Svete Barbare leggeremo Piazza Santa Barbara.
Si tratterà di un intervento di enorme valenza simbolica, non soltanto per la componente italiana di Fiume, ma per la città intera, la sua storia e le sue tradizioni. Saranno cartelli che contribuiranno a dare rilevanza pubblica alla complessa storia della nostra Fiume; un elemento importante della vita pubblica di una comunità. Accanto alla lingua nazionale, verrà presentata anche quella italiana, storica, parlata da secoli nel territorio e ancora presente, seppure con maggiore fatica. Un incoraggiamento alla diversità culturale per dire al mondo, in vista del 2020, quando Fiume sarà Capitale europea della cultura, che in questo “porto delle diversità” le nostre lingue non hanno colori, sono un patrimonio di tutti, dell’intera comunità. La loro salvaguardia dunque deve essere un valore per chiunque, e non materia di scontro.

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