CCO: uno sciopero per salari più giusti

Il sindacato «Zajedno» ha indetto uno sciopero nazionale per denunciare gli stipendi bassi e le condizioni di lavoro difficili di una parte del corpo sanitario ospedaliero

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CCO: uno sciopero per salari più giusti
Irislav Šabulić e Aleksandar Petrinić

Da ieri, il sindacato “Zajedno” ha avviato lo sciopero dei lavoratori della sanità, con richieste principali di un aumento del 20% della retribuzione base e una revisione dei coefficienti salariali. Nonostante lo sciopero che si estende a livello nazionale, la maggioranza degli ospedali croati non ha riscontrato disagi significativi nell’erogazione dei servizi sanitari. Lo sciopero ha coinvolto soprattutto i lavoratori danneggiati dalla recente decisione sui salari e i coefficienti.

La riforma dei coefficienti ha unificato gli stipendi tra reparti diversi, ma ha penalizzato chi lavora in condizioni di rischio, come quelli esposti a radiazioni ionizzanti, perdendo il 20% del compenso. Lo sciopero è l’unico modo per far conoscere la difficile situazione dei lavoratori, sottopagati rispetto alla responsabilità del loro lavoro.
Ci siamo recati a colloquio con Irislav Šabulić, ingegnere dell’Istituto Clinico di Medicina nucleare del CCO di Fiume, e lo abbiamo trovato seduto nel suo ufficio assieme al collega Aleksandar Petrinić, il primo rappresentante sindacale del “Zajedno” presso il CCO di Fiume, e dipendente del reparto dei veicoli sanitari del CCO fiumano. Šabulić ha espresso apertamente il suo malcontento menzionando di aver ottenuto il sostegno delle autorità locali e sanitarie per lo sciopero contro il Governo e il Ministero della Salute, promettendo di non fermarsi fino a che non sarà fatta giustizia.
Il reparto di radiologia nucleare è in sciopero totale, insieme a quello per le malattie della tiroide, che manca di tecnologi e può contare solo su medici e infermieri non membri del sindacato. Ieri, il personale medico ha partecipato a un discorso pubblico nel parco dell’ospedale, denunciando la situazione. Il Premier e il Ministero della Salute hanno riconosciuto i rischi a cui sono esposti i radiologi nucleari circa 7-8 mesi fa, ma la questione è rimasta irrisolta.
I radiologi nucleari lavorano in ambienti con radiazioni, in particolare nella medicina nucleare, dove sono presenti fonti aperte di radiazione. Ogni giorno entrano in contatto con pazienti che sono sottoposti alle stesse. Questi pazienti devono essere trattati, sia per diagnosi che per terapie, ma è la terapia che rappresenta un rischio maggiore. In particolare, ci sono pazienti che ricevono dosi elevate di iodio radioattivo (iodio 131) in dosi che vanno da 120 a 150 milicurie. In questi ambienti, sono esposte anche le infermiere e le inservienti, entrando nelle stanze dove si trovano i pazienti trattati con radiazioni.

Salari fino a tre volte più alti all’estero
In passato, sia le infermiere che i tecnologi di medicina nucleare, erroneamente ancora chiamati “tecnici”, ricevevano un supplemento extra per tutto quello che andavano sottoponendosi. Questi tecnici nucleari, come sottolinea Šabulić, hanno anni di esperienza, numerosi certificati e competenze che consentirebbero loro di lavorare all’estero, dove i salari sono molto più alti. Ad esempio, in Slovenia, la loro paga sarebbe almeno 1.000 euro più alta, e se si parla di Germania, Italia, Austria o Scandinavia, il salario sarebbe addirittura tre volte superiore. “Quello che abbiamo adesso è una miseria, nonostante gli aumenti che ci hanno promesso. Grazie a questi aumenti, il mio stipendio è salito di soli 90 euro circa, mentre nello stesso periodo altre persone si sono aumentate lo stipendio del 60-80%, un incremento che corrisponde sicuramente a un aumento superiore alla media di uno stipendio croato. E queste stesse persone ci convincono che stiamo bene. Il problema è che siamo stati dimenticati e che non si fa nulla per correggere questa ingiustizia, nonostante sia evidente. Un altro problema è il presunto aumento della base salariale, che nel mio caso non supera nemmeno i 1.000 euro. Ho lavorato qui per 36 anni, sono invecchiato in questo ambiente, mettendo a disposizione la mia conoscenza, la mia energia e, se vogliamo, anche la mia salute. Sono stato assunto come tirocinante e ho fatto carriera, passando attraverso tutti i livelli, dalla ricezione dei pazienti, al laboratorio radioimmunologico, alla scintigrafia renale, alla scansione con tutte le camere gamma, fino alla più moderna spettroscopia gamma, che quando è stata inaugurata ha visto tutti i ministri e politici venuti per farsi scattare la foto. E ora questi stessi politici hanno paura di dichiarare davanti alle telecamere quanto siamo danneggiati e di metterci la faccia. Il nostro desiderio è che tutto ciò venga risolto pacificamente, tenendo innanzitutto conto dei pazienti. Siamo qui prima di tutto per i pazienti!”

Dignità calpestata
Šabulić ha parlato con i pazienti, promettendo loro che sarebbero stati assistiti anche oggi e domani come lo sono stati ieri, ma ha sottolineato che c’è un limite a tutto, soprattutto quando si tratta di calpestare la dignità umana. Per chi governa, non è un problema curarsi all’estero, ma cosa resta ai cittadini comuni? Cosa succede se anche noi li abbandoniamo?
Il sistema sanitario è in crisi, con danni evidenti per ingegneri in medicina radiologica, tecnologi radiologici e nucleari, ingegneri di laboratorio e conducenti di ambulanze. Gli autisti, che trasportano pazienti in difficoltà motorie, guadagnano meno di un autista del trenino a Plitvice. Un ingegnere in medicina nucleare guadagna solo 8,42 euro all’ora, meno di quanto possa guadagnare una donna delle pulizie in un appartamento estivo. Šabulić esprime la sua delusione, sottolineando che in sanità vengono riconosciuti solo medici e infermieri, mentre i biologi e i tecnici o gli ingegneri di laboratorio sono praticamente invisibili. Inoltre, i colleghi con un master di specializzazione ottenuto all’estero non vedono riconosciuti i loro titoli in Croazia, nonostante facciano parte dell’Unione Europea. Le condizioni di lavoro sono difficili, con turni notturni e festivi, e senza tempo per la famiglia. Questo alimenta il malcontento collettivo e la sensazione che lo Stato non ascolti. “Siamo il pilastro della sanità, ma non ci capiscono”, conclude Šabulić. Molti operatori sanitari hanno sostenuto lo sciopero, nonostante non facciano parte del sindacato, e sono rimasti fieri accanto agli scioperanti, anche se i pazienti si accalcavano nelle sale d’attesa. “Affinché i pazienti non sono danneggiati e non devono aspettare più di qualche minuto, siamo disposti a uscire e dare il nostro supporto ai colleghi”, ha detto uno di quelli che non ha aderito allo sciopero ma appoggia la causa e che ha preferito rimanere anonimo.
Šabulic parla anche dei colleghi che non hanno aderito allo sciopero, rispettando le loro decisioni che potrebbero essere dettate da vari motivi, ma lanciando comunque un appello: “La nostra forza dovrebbe essere quella di unirci sotto lo stesso stendardo, poiché questa è una grande forza per difendere gli interessi e i diritti dei lavoratori, cioè della nostra professione. Personalmente ho riconosciuto il lavoro del sindacato “Zajedno”, perché ho visto che è un vero lavoro fatto da persone della nostra stessa professione, e sottolineo l’importanza che la professione sia rappresentata e difesa da chi appartiene a essa. Per un paziente sano, serve un lavoratore soddisfatto.”

Domani sciopero totale?
Lo sciopero continuerà fino al soddisfacimento delle condizioni richieste e dipende dalle risposte del governo e del ministero. Oggi è l’ultimo giorno per risolvere le emergenze, e se non si arriva a un accordo, mercoledì ci sarà una totale interruzione dei servizi. Gli scioperanti sono pronti a ricorrere alla corte suprema, che, se annullasse la loro decisione, obbligherebbe alla sospensione dello sciopero. Durante tutto il periodo di sciopero, i lavoratori restano in contatto continuo con la sede centrale del loro sindacato “Zajedno”.
Svjetlana Jakovac, tecnico farmaceutico e tecnico principale della farmacia del CCO di Fiume, nonché presidente della Società croata dei tecnici farmaceutici, ha evidenziato che, nonostante non abbiano l’obbligo di aggiornarsi professionalmente, i tecnici farmaceutici si formano costantemente per svolgere il loro lavoro con competenza. Pur ricevendo supporto dalla camera farmaceutica e dai colleghi dell’ospedale, ha sottolineato che i cambiamenti sono lenti e insufficienti. Ha descritto la sua professione con passione, ma ha anche fatto notare che i giovani accantonano l’idea di studiare per questa professione perché non possono emanciparsi con gli stipendi attuali. Inoltre, ha ricordato che, sebbene i professionisti sanitari siano stati visti come eroi durante la pandemia, oggi la loro valorizzazione e le condizioni di lavoro non sono adeguate rispetto all’impegno e alle responsabilità che continuano ad assumere.

Svjetlana Jakovac

Il parere di un paziente
Abbiamo voluto sentire anche il parere di chi sta dall’altra parte e ci siamo imbattuti nel signor Željko Šebalj, arrivato da Otočac: la sua è una diagnosi pesante perché il nostro sorridente interlocutore soffre di leucemia. È uno di quelli che continua a ricevere le cure mediche perché il personale che lo assiste non ha aderito allo sciopero. Ma cosa sarebbe successo se fosse stato altrimenti? “Non oso nemmeno immaginarlo. Comunque anch’io sono un po’ colpito da questa presa di posizione, che a mio parere è giusta da parte del personale medico. Io, infatti, dipendo dalla chemioterapia che mi viene data qui a Fiume e così anche del trasporto con il veicolo sanitario. Oggi mi ha dovuto accompagnare mia figlia a questo controllo. Ma cosa sarebbe successo se non avessi avuto nessuno su cui contare?”, sono state le sue parole. Il signor Željko ha inoltre voluto ribadire un’altra cosa: “sostengo lo sciopero. Faccio tutti i miei i complimenti a quei poveri medici sottopagati. Dall’altra parte i nostri politici comprano armi e pensano alla guerra prima di risolvere le necessità primarie dei propri cittadini, come quella sanitaria. Una situazione veramente desolante, per non parlare dell’aumento dei prezzi dei beni primari. Spero che i medici continuino a fare sciopero fino a ottenere quello che meritano.”

Željko Šebalj, giunto da Otočac

Il parere del dottor Leonardo Bressan
Nella mattinata di ieri abbiamo contattato anche il noto dottore fiumano Leonardo Bressan per una dichiarazione sul tema: “sullo sciopero dei tecnici sanitari non abbiamo una presa di posizione perché non ci riguarda da vicino, tuttavia ognuno ha il diritto di scioperare se lo ritiene opportuno. Ogni presa di posizione è importante!”. Gli abbiamo chiesto anche un commento sull’iniziativa degli esami sanitari preventivi promossa dal Ministero della Sanità e qui ha avuto un commento più esaustivo: “noi salutiamo l’iniziativa ministeriale di dare al medico di famiglia tale ruolo perché questo è il nostro core-business. Vorrei solo trovare uno spiraglio di possibilità per liberare il personale medico dal peso amministrativo della cosa. Noi non abbiamo semplicemente il tempo di occuparci anche di questo. Il sistema informatico si sta stabilizzando è vero ma è una cosa che doveva essere stata fatta 10 anni fa. L’amministrazione ipertrofica che si è sviluppata negli anni non dovrebbe riguardare il nostro operato. La statistica informa che per la visita medica preventiva di un paziente sano devo rimandare 8 pazienti malati, poiché il controllo dura circa un’ora. E con due controlli al giorno si perdono due ore di tempo che potrebbero essere dedicate alla persona malata che ne necessita immediatamente”.

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