Casa nave. Baciata dal sole

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Casa nave. Baciata dal sole

Architettonicamente parlando, il periodo tra le due guerre a Fiume è poco conosciuto, pur essendo eccezionalmente importante per la storia dell’architettura cittadina. In quell’arco di tempo nel capoluogo quarnerino si svolse soprattutto un’intensa attività edilizia, grazie in primo luogo all’E.A.C.E.P. (Ente Autonomo Case Economiche e Popolari) e, attraverso l’Italia, vi penetrarono idee del movimento modernista, che si rifacevano a Le Corbusier, architetto, urbanista, pittore e designer svizzero, naturalizzato francese e alla sua opera “Vers une architecture” (“Verso un’architettura”), ritenuta la “Bibbia” della nuova architettura. Gli eventi sulla scena architettonica italiana dell’epoca si riflettevano in parte anche negli ambienti fiumani, ma Fiume, essendo più piccola delle grandi città del Bel Paese e non dovendosi assoggettare alle loro regole urbanistiche, aveva alcune libertà nell’interpretare il ruolo dell’architettura. Probabilmente questo concetto di libertà era legato anche al fatto che la città era innanzitutto un centro multiculturale nel quale si sovrapponevano la cultura centroeuropea e quella mediterranea. Anche se il capoluogo quarnerino era entrato a far parte del Regno d’Italia nel 1924, una più rilevante attività edilizia iniziò dopo il 1930, quando si stabilizzò la situazione politica e agli investimenti di Stato si affiancarono le iniziative private. Gli architetti che progettavano a Fiume si erano laureati alle Università di Budapest, Vienna, Milano e Padova. Avevano assimilato le idee del Bauhaus, del costruttivismo russo, del neoplasticismo olandese, del funzionalismo. Erano, quindi, a conoscenza dei movimenti d’attualità nell’architettura.

 

Dopo avere studiato a Milano, in città giunsero Raoul Puhali e Nereo Bacci, portando i concetti del razionalismo italiano che troveranno espressione in alcune opere eccezionalmente importanti per il modernismo fiumano.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Due palazzi d’angolo

Bacci, architetto ricco d’inventiva, realizzò in modo assai interessante due case d’angolo, una in modo concavo, l’altra convesso. Passeggiando per il rione di Belvedere, precisamente all’incrocio tra le odierne vie Račić e Laginja (Tintoretto e Buonarotti negli anni ‘40) ci s’imbatte, infatti, in una di esse. È una costruzione che desta curiosità, forse perplessità, diversa dalle altre che la circondano, molto originale la quale, per la forma triangolare del lotto di terreno, ricorda un’imbarcazione. Trattasi della “casa civile”, popolarmente nota come Casa nave, costruita nel 1937 su progetto dell’ingegnere triestino Edoardo Stipanovich e appunto dell’architetto Bacci. La procedura del taglio dell’angolo anteriore e la collocazione di finestre o balconi su una stretta barra angolare, è riscontrabile anche nel condominio adiacente, costruito per i dipendenti delle Ferrovie dello Stato, nonché vi sono esempi in cui il cantone è stato retratto per utilizzare lo spazio del cortile, come quello dell’edificio a tre piani sito in via Matko Laginja 20.

Oltre che per la forma stessa, l’aspetto di Casa nave risulta particolare anche per le ghirlande divisorie poste sulle facciate le quali, oltreché abbellirle, donano loro una certa dinamicità. Per realizzarle, Bacci ha utilizzato e lavorato la pietra costiera locale, che crea un efficace contrasto tra le pareti lisce e il suo bianco naturale. Oltre al pianterenno, rivestito da sasso naturale, e al seminterrato, il palazzo consta di altri sette piani. L’angolo arrotondato e i balconi curvi dell’edificio non sono, però, soltanto una specificità fiumana. Li troviamo spesso proprio in quelle parti d’Italia dove il razionalismo aveva i suoi capisaldi, come ad esempio Milano e Torino.

Piccole idee funzionali

Casa nave era ed è nota per i suoi graziosi appartamenti trilocali, con una disposizione spaziale molto funzionale, caratterizzata da un ingresso con guardaroba, un bagno e una toilette, dalla cucina quadrata con locali di servizio e da un lungo corridoio che sfocia in un generoso soggiorno e in due camere da letto. La novità assoluta dell’epoca era rappresentata dalla forma poligonale del salotto e della stanza da bagno, che ancor oggi si presentano diverse dalle sale alle quali generalmente siamo abituati. Inoltre, l’edificio si differenziava, e si distingue tutt’ora, anche per il suo stretto asse orientale, la cui superficie concava attrae il sole mattutino illuminando, nella facciata meridionale, le camere da letto dotate di balcone.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

Nereo Bacci

Nereo Bacci si era diplomato nel 1923 presso il Dipartimento d’Ingegneria Civile del Politecnico di Milano e, come precedentemente accennato, affiancato da Raoul Puhali (che progettò il Piccolo grattacielo di via Ciotta – la cui forma ricorda appunto quella di Casa nave) e altri, apparteneva alla famosa generazione di architetti chiamati “Gruppo 7”. Il collettivo era costituito all’origine da sette urbanisti del Politecnico di Milano, fondato nel 1926, che aveva portato in Italia le idee del movimento moderno. Si trattava di un nuovo modo di vedere l’architettura, caratterizzato dalla ricerca della forma pura, essenziale, che esprimesse la funzione degli spazi, e dal rigetto dell’ornamento e della decorazione (il percorso di studio era artisticamente orientato e legato alla tradizione dell’Accademia di Brera). Sulla scia di ciò, Bacci, con notevoli influenze del padre Pietro, apprezzato ingegnere, ideò pure altri interessanti progetti concettuali inerenti agli edifici fiumani, quali il grattacielo Albori (l’dierno Grattacielo di Fiume), il palazzo della Compagnia di Assicurazioni di Fiume (non realizzato) in piazza Adria e svariati stabili quali quello della Raffineria (in via dell’Industria) e le case operaie/mezze case del rione di Belvedere.

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