Cantrida, stadio delle mie brame

Quale destino per il tempio del calcio fiumano? Impianto avveniristico in arrivo con i grattacieli Rimane tutto com’è? Riflessioni e idee con Marin Račić, architetto, sorvolando sulla politica

0
Cantrida, stadio delle mie brame
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Qual è il destino di Cantrida? Non siamo tenuti a rispettarla pedissequamente, per ora, la “par condicio”, quella norma che i media dovrebbero seguire per consentire a tutte le forze politiche, piccole e grandi, di avere lo stesso trattamento mediatico. Comunque, cercheremo di mantenere un atteggiamento di imparzialità in un momento nel quale la scena politica a Fiume sta vivendo una battaglia di tutti contro tutti, senza esclusione di colpi, anche tra alleati e anche tra gli appartenenti agli stessi partiti o coalizioni.

La campagna elettorale inizierà ufficialmente tra una decina di giorni, ma già da mesi c’è chi cerca di guadagnarsi la pole position con attività e interventi vari. Si sta combattendo in primo luogo sul tema dei parcheggi, quelli che non ci sono, un cavallo di battaglia con il quale si va sul sicuro. Sulla necessità di costruirne in quasi tutti i quartieri della città è un desiderio condiviso da tutti, ognuno con le proprie soluzioni.

Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Fede calcistica e elezioni
C’è un altro tema su cui dovranno esprimersi i candidati sindaci con le rispettive forze politiche che li sostengono. Non è di vitale importanza per il futuro dell’umanità, ma quando si parla di calcio si va a parlare anche di grandi emozioni e di sentimenti, talvolta irrazionali, che possono venire sfruttati a vari fini. Ci troviamo a Cantrida, lì dove c’è il tempio del calcio fiumano, il cuore pulsante della passione calcistica, con un grande valore identitario. Dall’estate 2015 il Rijeka disputa le gare interne a Rujevica in quello che veniva chiamato allora “stadio provvisorio”, realizzato comunque rispettando i canoni delll’UEFA per potervi disputare le competizioni internazionali. È lì che il Rijeka vinse, due anni dopo il trasloco, il suo primo e per ora unico titolo di campione nazionale. Negli anni successivi l’aggettivo “provvisorio” è scomparso, mentre in quel 2015 si parlò di un sicuro ritorno grazie alle risorse messe a disposizione da Gabriele Volpi, partner in affari di Damir Mišković che nel 2013 rilevò la società calcio barcollante per trascinarla verso i più grandi successi della sua storia. C’erano il progetto e i soldi, ma non le modifiche al Piano regolatore e a quello urbanistico generale che avrebbero consentito la costruzione di uno stadio affiancato da una serie di contenuti commerciali, indispensabili per assicurare sia la costruzione che la manutenzione successiva del nuovo impianto sportivo. Seguì l’uscita di scena di Volpi che spense le speranze dei tifosi di tornare a tifare sotto le rocce di Cantrida. I cori della curva dell’Armada si sono a loro volta affievoliti.

La strada di accesso dal lato ovest.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Ritorno alla carica
A inizio di dicembre 2023, alla presenza delle massime autorità locali, regionali e del Governo, mancava solo il premier Plenković, venne presentato un progetto, commissionato da Damir Mišković, proprietario del Rijeka, all’architetto Siniša Zdjelar. Le immagini simulate ricordano Dubai, con uno stadio avveniristico e alcuni grattacieli di 35 piani a pochi metri dal mare. La vendita dei metri quadrati negli appartamenti all’interno delle torri avrebbe consentito di costruire lo stadio. Le reazioni non si fecero attendere anche perché, pochi giorni dopo la presentazione, il Consiglio cittadino approvò con larga maggioranza la proposta di avviare le modifiche e le integrazioni al Piano regolatore e a quello generale in relazione a quest’area che da sportivo-ricreativa andrebbero a consentire la presenza di altri contenuti. Da allora i più determinati contro il progetto, soprattutto nei confronti dei grattacieli, sono stati gli attivisti della GIK (Iniziativa civica Cantrida) che recentemente ha organizzato una petizione raccogliendo 3.300 firme. In tempi recentissimi è scesa in campo la politica, più precisamente Unione del Quarnero con una sorta di quesito referendario in cui si è chiesto ai cittadini di esprimersi a favore o contro lo stadio a Cantrida con i contenuti collaterali, senza specificare quali. È pure recentissima la decisione da parte della Federcalcio croata di cofinanziare la ricostruzione dello stadio Maksimir a Zagabria e il Poljud a Spalato, ritenuti di importanza nazionale. Cantrida e Fiume ne sono rimasti esclusi.
Quindi, non c’è il denaro pubblico, per ora, per poter immaginare uno stadio nuovo a Cantrida e nemmeno l’ipotesi che lo costruisca Damir Mišković con i partner che non verrebbero a Fiume per l’attaccamento ai colori del club fiumano e nemmeno con spirito filantropico.

La palestra di atletica sul lato ovest dello stadio.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

O tutto o niente?
Il progetto di Zdjelar, sicuramente suggestivo, ha incontrato reazioni veementi da parte dei residenti nell’area circostante. C’è chi crede nella decapitazione come rimedio alla forfora, facendo escludere ogni intervento e quelli che sostengono “o tutto o niente”. Ci sono delle soluzioni intermedie, dei compromessi accettabili?
Abbiamo visitato il tempio, non abbandonato, tutt’ora utilizzato, ma non per le competizioni di alto livello, assieme a Marin Račić, membro del Consiglio cittadino come rappresentante del partito Centar e che ritroveremo in una lista civica anche alle amministrative di maggio. Non gli abbiamo posto domande di carattere politico, invitandolo ad aiutarci a comprendere qualche aspetto tecnico. Oggi a Cantrida c’è uno stadio riconosciuto a livello mondiale tra i dieci più curiosi, tra i più interessanti. La posizione, a pochi metri dal mare e le rocce che lo sovrastano ne fanno qualcosa di unico. Ammesso che al suo posto ne debba sorgere uno nuovo, moderno e più funzionale, con o senza grattacieli, alberghi, centri commerciali o altro, ci sono i presupposti tecnici per raggiungere l’area con delle strade idonee? Se il progetto dovesse venire realizzato, spetterà alla Città il compito di assicurare le infrastrutture e quindi anche le vie d’accesso. “Non ci sono soltanto le auto che vi ci porterebbero gli spettatori, ma anche i pullman, i carri dei pompieri… Occorrono le vie d’emergenza… Non dico che tutto ciò sia impossibile, però è questione di costi e di tempi”. Oggi allo stadio si può accedere da due lati attraverso stradine in cui passa a malapena un pullman. Non occorre essere né architetti né ingegneri per capire che per assicurare un’adeguata infrastruttura stradale si andrà a intervenire ben oltre il perimetro dell’area dello stadio che si trova sul livello del mare. Anche la strada principale che sovrasta lo stadio, obiettivamente lascia a desiderare. “In questo senso ci sarebbe un’idea, ottima, ma costosa, cioè quella di scavare una galleria all’altezza dell’ex capolinea dell’autobus che condurrebbe direttamente alla tangenziale. In alternativa, si può puntare a istituire, in occasione delle partite, un sistema efficiente di trasporti pubblici tra le aree riservate per parcheggiare e lo stadio. In questo caso sarebbe necessario cambiare abito mentale e culturale”, spiega Račić.

Marin Račić, architetto fiumano, membro del Consiglio cittadino e tifoso.
Foto: LUCIO VIDOTTO

Stadio senza le rocce in bella vista
Bruno Pizzul, leggendario telecronista sportivo della RAI, scomparso poche settimane fa, definì molti anni fa lo stadio di Cantrida “civettuolo”. Glielo ricordammo, in tempi più recenti e se ne ricordò, soprattutto per l’insolita parete rocciosa. Se al suo posto dovesse sorgere uno stadio simile a quelli più moderni, delle rocce si vedrebbe ben poco, o nulla. Tra le altre cose, per motivi di drenaggio, l’impianto verrebbe costruito da una base posta a 5 metri dal livello attuale. Il tetto, quindi, arriverebbe al livello della strada. “Sul modello dello stadio di Braga – commenta Račić –, si potrebbe concepire un impianto con tre gradinate, senza quella sotto le rocce per un effetto come, per esempio, quello dello spot degli AC/DC per ‘Thunderstuck’, con il pubblico a ridosso e l’eco dalla parete rocciosa. Un’altra idea, alla quale abbiamo accennato Zdjelar e io, è il tetto dello stadio concepito come piazza, da cui scendere verso le tribune”.
Ci fermiamo qui, prima di sconfinare inevitabilmente nella politica e prima di lasciarci travolgere dalla comune fede calcistica. Ci saranno tante occasioni per tornare sul tema e ci sono tanti protagonisti che non resteranno a guardare.

La strad(in)a che dallo stadio porta a via Pola.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ
L’accesso orientale all’area dello stadio.
Foto: ŽELJKO JERNEIĆ

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display