Cancro al colon scarsa l’adesione ai test

Campagna di sensibilizzazione per il programma nazionale per una diagnosi precoce. I numeri sono preoccupanti e il trend è tutt’altro che promettente

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Cancro al colon scarsa l’adesione ai test

Da oltre due anni l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19 ha posto in secondo piano, a livello di attenzione mediatica, tutte le altre malattie. È una realtà con cui stiamo facendo i conti. Dopo quello ai polmoni e al seno, il cancro al colon è il più diffuso in Europa e anche in Croazia. Il mese di marzo viene dedicato alla sensibilizzazione su questa malattia e ieri ne hanno parlato ai media gli “addetti ai lavori”. Uno di questi è Vladimir Mićović, direttore dell’Istituto regionale di salute pubblica che ci aggiorna regolarmente sull’andamento della pandemia e che ieri ci ha informati su quello di un’altra malattia, non contagiosa, ma potenzialmente estremamente grave. Lo ha affiancato la collega dell’Istituto Helena Glibotić Kresina, che guida il Dipartimento di medicina sociale. Il prof. Davor Štimac, a capo della Clinica di gastroenterologia del CCO di Fiume ha parlato dal punto di vista di chi si occupa direttamente di quelle che sono le conseguenze.

Helena Glibotić Kresina è intervenuta spiegando lo scopo dell’incontro con i giornalisti: “Vogliamo fare comprendere quanto sia importante sottoporsi agli esami endoscopici e aderire al programma nazionale in funzione di una diagnosi precoce, prima del verificarsi dei sintomi, quando la cura diventa più complessa e l’esito incerto. Le probabilità di sopravvivenza sono del 90 per cento, cioè del 95 per cento nei cinque anni successivi alla cura”.

Mićović ha aggiunto: “Il numero di malati di cancro al colon, purtroppo, è destinato a salire. Dal 2000, il numero di malati di cancro aumenta dell’1 per cento ogni anno. A causa della pandemia da Covid-19 temiamo che la percentuale possa crescere. A livello regionale vorremmo fare qualcosa per evitarlo. Stiamo parlando di un cancro che colpisce entrambi i sessi, legato a tanti fattori, dall’alimentazione alla vita sedentaria fino allo stress.Ogni giorno in Croazia dieci persone scoprono di averlo. È bene se viene scoperto in una fase precoce quando è curabile in modo efficace. Nella nostra Regione la situazione è migliore rispetto alla media del resto del Paese, ma comunque sotto i livelli dell’Unione europea. Il 75-80 per cento dei pazienti in cui è stato diagnosticato il cancro al colon non ha avuto casi in famiglia o altri fattori di rischio”.

Anche se ci sono gli strumenti e una campagna di prevenzione nazionale, l’adesione dei cittadini è a dir poco modesta. Lo conferma il prof. Štimac che esorta la popolazione a prendere seriamente in considerazione questa malattia che si sviluppa in modo subdolo, manifestando dei sintomi soltanto quando è in una fase avanzata: “Nel 2008 abbiamo avviato un programma per la fascia d’età dai 50 ai 75 anni in cui c’è la maggiore incidenza della malattia. Attraverso un semplice test, con l’invio di tre campioni delle feci si può scoprire la presenza di sangue e quindi procedere immediatamente con una colonscopia che permette di avere una diagnosi precoce. Abbiamo concluso quattro cicli del programma nazionale. Il nostro obiettivo era quello che vi aderisse tra il 45 e il 60 per cento della popolazione. Nei quattro cicli effettuati non siamo andati oltre il 20-25 per cento in media. È pochissimo! Nel corso dell’ultimo ciclo, concluso nel 2021, era stato chiesto via lettera ai cittadini se fossero disposti a sottoporsi al test. Il 37 per cento in Croazia ha risposto di sì, praticamente ogni terzo, ma poi ha aderito ogni quarto. Per questo motivo la malattia non viene scoperta in tempo. Se lo è la prospettiva di guarigione è praticamente del 100 per cento. Se si scopre quando è già in metastasi, le prospettive sono ben altre e la vita può venire accorciata notevolmente”.

Quando venne avviata la campagna con i test individuali domestici la Regione litoraneo-montana era tra le migliori, nell’ultimo ciclo tra le peggiori. Nel 2020 sono state effettuate a Fiume 176 colonscopie legate al programma, mentre nel 2021 si è scesi a 76. Il numero complessivo di esami colonscopici in generale, è salito nello stesso periodo da 3.316 a 3.539. “Pertanto – conclude Štimac –, gran parte dei tumori li scopriamo quando sono già in fase avanzata. Tutto ciò avviene anche se si dispone di strumenti semplici e gratuiti per non arrivare a questo punto”.

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