«Bisogna investire di più sui giovani»

A Palazzo Modello secondo appuntamento del ciclo «Nelle fauci della politica» organizzato dall’Associazione «Da štima svima». Stavolta si è parlato di demografia

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«Bisogna investire di più sui giovani»

Secondo i risultati del Censimento appena conclusosi, la popolazione nella Repubblica di Croazia è in decrescita. È un dato di fatto che preoccupa non poco i demografi e restituisce un “potenziale quadro di crisi”, di cui si sta parlando molto. La problematica è stata affrontata anche nel corso della seconda tavola rotonda del ciclo “Nelle fauci della politica” al titolo “La demografia e i giovani”, tenutasi nel Salone delle Feste di Palazzo Modello, organizzata dall’Associazione “Da Štima svima”. A parlarne in qualità di ospiti, moderati da Leonida Domijan Fišter, che si occupa delle pubbliche relazioni dell’Associazione, sono stati il demografo dell’Istituto di Scienze Sociali “Ivo Pilar”, prof. Nenad Pokos e il politologo dell’Istituto per la ricerca sociale di Zagabria, Marko Kovačić.

 

A detta di Pokos, che subito in apertura ha espresso le preplessità dei cittadini in merito alla presenza o assenza di alcune domande all’interno del questionario loro proposto (come ad esempio quelle inerenti le competenze informatiche) e la scelta, da parte dell’Istituto Statale di Statistica e Censimento, di effettuare il procedimento in agosto, quando molti sono in vacanza, definendole tutt’altro che azzeccate. “Rispetto al 2011, a livello di Paese, il calo demografico è pari al 25 p.c. Molti politici non ammetteranno di esserne sorpresi e che un risultato come questo era prevedibile, anche se quattro/cinque anni fa, quando avevamo espresso la nostra preoccupazione per il fatto che eravamo meno di 4 milioni, avevano sorriso dicendo che non corrispondeva a verità. In merito alla Regione litoraneo-montana, sempre a confronto con il 2011, la stessa ha perso il 15,6 p.c. dei residenti”, ha puntualizzato il demografo.

Marko Kovačić, che da molti anni si occupa della tematica inerente ai giovani, ha spiegato che non si hanno ancora dei dati concreti ma che, in base alle prime valutazioni registrate, la riduzione della percentuale degli stessi ammonta al 17 p.c., il che è abbastanza preoccupante, dato che rappresentano la parte più vitale della popolazione. Ha affermato che “la fascia dei giovani (nella quale rientrano coloro che hanno dai 15 ai 30 anni d’età, nda), essendo la più creativa e apportatrice di idee e novità, dovrebbe essere l’antesignana delle innovazioni sociali. Ciò è possibile e riduce il problema, ma è molto più difficile nel caso in cui il contingente è davvero piccolo e le politiche rivolte ai giovani non seguono i trend demografici”.

Davor Štimac, Nenad Pokos, Leonida Domijan Fišter, Marko Kovačić e Maša Magzan

Che cosa fare?

A detta di Nenad Pokos si sono perse già tre occasioni importanti (legate a tre documenti chiave per lo sviluppo di strategie nazionali, il primo risalente al 1995, il secondo al 2003 e il terzo al 2006) per risollevare la problematica inerente al calo della demografia e, nello specifico, quello dei giovani. A detta sua, se non vi sarà l’intervento di una combinazione di politiche efficaci, il problema diventerà grave. “Finora nulla è stato realizzato. La ragione indotta quale principale, è stata la mancanza di mezzi finanziari. Ai tempi della coalizione Kukuriku si era preparato un altro documento proponente una strategia con la quale affrontare la stessa, ma è finito nel cassetto. Successivamente, con il Ministero della Demografia, abbiamo stilato 110 disposizioni, ma nemmeno in quel caso le cose sono andate in porto. Nell’ultimo anno e mezzo tutto è fermo con la scusa, da parte dell’Ufficio centrale per la demografia, che si sta effettuando la revisione delle suddette misure. Tra queste, avevamo proposto ad esempio l’introduzione dei manuali gratuiti a livello nazionale, l’iscrizione gratuita negli asili, un alleggerimento dei prezzi del trasporto, soprattutto per gli studenti, l’abbassamento delle tasse in alcune zone, l’affitto dei terreni in decadimento, ecc. Non abbiamo ricevuto risposta”, ha affermato.

Sulla scia delle sue parole, il politologo Kovačić ha rilevato che, in riferimento alla tematica dei giovani, si sono fatte molte strategie e preparati svariati documenti, che non hanno mai visto la luce del giorno. “Per ciò che riguarda Fiume, devo dire che si è rilevata un’ambivalenza. Da un lato, in rapporto agli altri, l’unità di autogoverno locale è molto avanti. Pensiamo solo al fatto che vi è un Consiglio dei giovani, che la comunicazione con loro è molto efficace, che viene effettuata una concreta collaborazione con le associazioni. D’altra parte, però, le loro idee e iniziative spesso non vengono realizzate per mancanza di mezzi o interesse da parte degli autogoverni locali”, ha dichiarato, evidenziando che bisognerebbe ascoltarli e investire di più nella fascia giovanile.

Anche gli interventi delle consigliere Iva Rinčić e Maša Magzan, del medico ed ex direttore del Centro clinico-ospedaliero di Fiume, Davor Štimac, dell’architetto Marin Račić e dei giovani presenti alla tribuna, hanno espresso preoccupazione per l’inattività presente in Città nei confronti dei giovani, per il fatto che il loro desiderio di realizzazione personale e familiare rimanga inespresso, per la mancanza, nonostante gli sforzi di molti docenti e dell’Università, di un’educazione di qualità equa e inclusiva come pure di un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti, per l’accresciuta propensione a emigrare all’estero, per lo spreco di risorse e talenti, e altro.

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