ANGOLI CITTADINI Quarnero: il primo stabilimento balneare in Regione

0
ANGOLI CITTADINI Quarnero: il primo stabilimento balneare in Regione
La struttura come si presenta oggi... Foto: IVOR HRELJANOVIĆ

All’inizio del XX secolo, nell’ambito turistico, il capoluogo quarnerino non poteva e non voleva competere con le località balneari e termali quali le vicine Abbazia o Crikvenica. Fiume, al contrario, mirava alla rivalità con Trieste e, in tale senso, numerosi alberghi, negozi, caffè e ristoranti, come pure la ricca offerta culturale, potevano soddisfare le aspettative dei visitatori e degli uomini d’affari i quali, durante i loro soggiorni in città, non cercavano necessariamente l’atmosfera balneare. Gli alberghi, quali il Royal o il Bristol e le spiagge pubbliche, in particolare la Quarnero, erano strutture di carattere rappresentativo, che contribuivano principalmente all’aspetto estetico della città e, agli occhi degli ospiti stranieri, costituivano una tappa di transito e un luogo turistico-commerciale dotato di attrezzature e contenuti che si presumevano all’altezza degli stessi.

Due nuove strutture pubbliche
A detta di Mirjana Kos e Julija Lozzi Barković (da “Il patrimonio balneare quarnerino”), le più antiche strutture balneari erano site lungo la costa cittadina, il che è desumibile dai progetti inseriti nel piano di Fiume e del suo circondario del 1852, firmato da Antonio Pirisi e andati perduti durante un maltempo. Da allora se ne sono abbozzati svariati altri, ma soltanto nell’estate del 1913 i fiumani e i turisti stranieri ebbero modo di riempire il loro tempo libero e la loro permanenza in città con una serie di contenuti balneari. In quell’anno, infatti, furono inaugurati due nuovi stabilimenti pubblici, il Quarnero, ubicato in prossimità del molo Maria Teresa (oggi Molo longo) e il Neptun, nella parte occidentale del capoluogo quarnerino. Gli stessi, però, essendo a contatto con le acque reflue della zona portuale o industriale, non erano particolarmente attraenti per ciò che concerne il contatto con il mare, ma d’altro canto, offrivano una miriade di interessanti contenuti ricreativi, il che richiamava molti bagnanti.

Luppis, Trieste e il progetto
Così, all’inizio secolo, dopo i club di canottaggio Quarnero, Canottieri, Fiumani e Liburnia, nell’agosto del 1913, spuntò il Bagno pubblico Quarnero, con la cui realizzazione, durata un anno, l’Ufficio tecnico quarnerino raggiunse il culmine creativo nell’ambito delle infrastrutture costiere ricreative dell’epoca. Prima della sua progettazione, l’allora ingegnere capo della succitata istituzione, Luigi Luppis, si recò svariate volte a Trieste per studiare sul posto gli stabilimenti balneari locali e servirsi delle loro ingegnose e stilose soluzioni architettoniche. A seguire il rinomato esperto presentò un validissimo progetto, prontamente accettato, relativo alla struttura, il quale, considerati tutti i contenuti articolati su due piani – varie cabine, un piccolo ambulatorio, un ristorante con palco, una scalinata per la discesa in mare e una tettoia – prevedeva il suo innalzamento su solide travi metalliche. Per la sicurezza dei bagnanti, lungo tutto il lato esterno al molo (lungo 150 x 40 metri), pianificò una rete che avrebbe raggiunto la profondità marina di 4 metri, come pure un’area per i bambini e i non nuotatori. L’accesso al lido, oltre da una piattaforma galleggiante, era immaginato attraverso il lungomare, una specie di balcone, il cui postamento ligneo doveva venir spostato al termine della stagione dei bagni e, sotto i sunnominati pilastri, il progetto assicurava un treno che girasse attorno al molo. In seguito a una serie di migliorie e ritocchi l’ambiziosa idea di Luppis prese vita grazie alle aziende R.P.H. Wagner, L. & I. Biro e A. Kurz, il cui rappresentante a Fiume era l’ingegnere Otto Stassny. Gli schizzi relativi alle fondamenta, alla falegnameria e alle piscine furono firmati dalla ditta Münz & Co, di cui i titolari a Fiume erano Theodor e Ludwig Münz. I lavori di costruzione furono terminati nel tempo record di quattro mesi e a Luigi Luppis venne conferito un riconoscimento speciale. Il collaudo generale dell’originale e notevole stabilimento, ritenuto uno dei migliori ed esteticamente più belli della Monarchia, venne effettuato per mano dell’ingegnere Venceslao Celligoi.

Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.

L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.

No posts to display