
L’associazione SOS di Fiume, in collaborazione con l’associazione CESI (ovvero Centro per l’educazione, la consulenza e la ricerca) di Zagabria, ha avviato un programma nell’ambito del progetto europeo Impact4Values, con il sostegno finanziario dell’Unione europea. Il programma affronta una delle questioni più urgenti, ma spesso trascurate nella protezione delle vittime di violenza: il loro alloggio abitativo.
Il tema è stato approfondito in un simposio tenutosi recentemente presso la Sala congressi dell’Acquario del Campus universitario di Tersatto, dove sono stati presentati i risultati di una ricerca nazionale e sono intervenute rappresentanti del mondo dell’associazionismo e delle istituzioni. Oltre a Lorena Zec dell’associazione SOS di Fiume, hanno preso la parola Duška Car Drljača dell’associazione UZOR, il vice difensore civico per l’infanzia Tatjana Vlašić e Dženana Kalamujić, anch’essa dell’SOS, che ha presentato i dati dell’indagine di ricerca, svolta su questo tema.
Durante il simposio è emerso chiaramente come l’alloggio per le vittime di violenza rappresenti una questione fondamentale di diritti umani. Tuttavia, in Croazia questa tematica non ha ancora ricevuto l’attenzione normativa e politica che merita. Secondo Lorena Zec, “da oltre dieci anni lavoriamo con donne sopravvissute alla violenza da parte del partner e ci siamo resi conto che molto spesso si interviene solo per ‘spegnere l’incendio’: assistenza legale, supporto psicologico… Tutto inutile se la donna non ha un posto sicuro dove andare”.
L’associazione ha quindi approfondito la questione scoprendo che in Croazia esiste una base giuridica per garantire l’alloggio a donne vittime di violenza domestica. Secondo la normativa, chi soddisfa determinati requisiti ha diritto a un alloggio fornito dallo Stato per un periodo di due anni, prorogabile per altri due. Ma, con sorpresa, è emerso che questa possibilità è scarsamente utilizzata, nonostante l’elevato numero di casi registrati.

Foto: RONI BRMALJ
Ricerca sul territorio
È stata quindi condotta una ricerca su tutto il territorio croato: tramite gli uffici dell’amministrazione statale, sono stati raccolti dati e sono state contattate le vittime di violenza. La ricerca è consistita in un’analisi svolta contattando tutti gli uffici delle varie città con incluso l’ufficio della Città di Zagabria. Sono state poste alcune semplici domande: quante richieste sono state presentate, quante accettate, quante respinte. Ma la parte più importante è stata l’inclusione di una componente qualitativa nella ricerca: a tutti i partecipanti è stato chiesto cosa pensano dell’applicazione della legge. Anche alle beneficiarie è stato chiesto cosa pensano della normativa e cosa dovrebbe cambiare, nonché cosa sarebbe utile per facilitarne l’accesso.
Le beneficiarie e le vittime di violenza hanno condiviso le loro esperienze nella ricerca di un posto in cui alloggiare e nell’esercizio dei propri diritti. “Lo scopo della ricerca è stato fornire agli organi competenti, ai parlamentari e al Ministero competente strumenti affinché in un prossimo futuro si possa modificare la normativa e facilitare l’accesso all’alloggio per le donne vittime di violenza. La nostra proposta è che venga adottata una nuova legge che porti proprio questo nome. In tal modo, anche il sistema di assistenza sociale saprà a chi rivolgersi per ottenere l’aiuto necessario”, ha dichiarato Zec.
Per quanto riguarda la legge in vigore in Croazia, è importante dire che c’è, ma è nascosta all’interno di un’altra legge più ampia: si tratta della Legge sull’alloggio abitativo nelle aree di particolare interesse statale.
Modifica alla legge
In un piccolo paragrafo di questa legge si menzionano anche le vittime di violenza. È davvero indicativo: esiste, ma si trova dove nessuno penserebbe di cercarla. E la cosa interessante è che si applica non solo alle aree assistite, ma a tutta la Croazia. La legge ha subito due modifiche nell’ultimo anno, i criteri sono leggermente migliorati, e le attiviste dell’SOS sperano che dimostrando quanto sia elevato il numero di casi di violenza registrati, si possa capire perché questa possibilità sia poco utilizzata e far conoscere a gran voce che esistono possibilità anche legali.
Informazione come elemento essenziale
È stato detto che l’elemento essenziale è l’informazione, soprattutto verso le vittime di violenza riguardo ai loro diritti, ma anche verso tutte le persone del sistema che non sono consapevoli della legge.
Tra i passaggi fondamentali affinché le vittime possano esercitare i propri diritti, Zec ha dichiarato che bisogna avere prima una sentenza definitiva che dimostri che la vittima ha subito violenza. Proprio questa sentenza definitiva è forse la parte più problematica (non l’unica, come si vedrà in seguito), perché il sistema è lento, e per una sentenza definitiva possono volerci mesi o addirittura anni.
Una delle raccomandazioni rivolte alle autorità competenti è proprio quella di cambiare questo requisito. Che non debba essere necessariamente una sentenza definitiva, ma che si possa agire anche sulla base di una sentenza di primo grado. “Proprio qui a Fiume abbiamo un esempio eclatante: il partner di una beneficiaria è stato condannato a 20 anni di carcere (quindi un caso molto grave), ma poiché quella sentenza attende da tempo di diventare definitiva, quella persona non ha diritto a chiedere l’alloggio dallo Stato”.
Esistono Regioni in cui non ci sono state richieste di alloggio, il che stupisce e dimostra che molte persone non conoscono i propri diritti.
“Per quanto riguarda la situazione nella Regione litoraneo-montana, ci è sembrato che la situazione stia migliorando, che le persone siano sempre più informate e coinvolte. Tuttavia, uno dei principali problemi, non solo per la nostra Regione, ma anche per tutte le zone costiere dove il turismo dilaga almeno per un periodo dell’anno, è trovare una sistemazione adeguata. Le donne vengono spesso discriminate sul mercato immobiliare. È difficile trovare appartamenti dove il proprietario non le sfratti all’inizio della stagione turistica. E tutti sanno quanto la stabilità, in questi casi, possa fare la differenza e sia importante”, ha detto Zec.
Numero insufficiente
“La Repubblica di Croazia non dispone di un numero sufficiente di alloggi per questo scopo e si affida agli affittacamere, il che significa che le donne devono affrontare un vero e proprio… Far West del mercato immobiliare. Ed è forse questo il passaggio più difficile: trovare l’alloggio. Questo processo dura più a lungo di quanto serva alla vittima per esercitare il suo diritto”.
Per chiudere e per la cronaca, il numero di donne che nella Regione litoraneo-montana usufruisce del proprio diritto all’alloggio come vittima di violenza cambia continuamente, ma si può dire con certezza che ogni anno tra le 15 e le 20 donne usufruiscono di questo diritto.
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