
Nella mattinata di ieri, a seguito di una lettera aperta inviata a fine aprile e di “incontri inconcludenti con le autorità regionali”, nello spiazzo davanti alla sede municipale della Città di Veglia, un gruppo di operatori sanitari tradotto in personale medico e paramedico, affiancato e sostenuto da volontari, pazienti e autorità locali, ormai visibilmente stanchi e esasperati, si sono riuniti in una sentita protesta tesa a mettere in guardia l’opinione pubblica e le dovute istituzioni sul pericolo di collasso del sistema di assistenza sanitaria ai residenti dell’isola e alle condizioni di lavoro sempre più disagevoli e difficili che questi si trovano quotidianamente ad affrontare.
“Salvate la sanità locale prima che qualcuno perda la vita!”, hanno chiaramente avvertito gli organizzatori dell’iniziativa, nello specifico il dottor Željan Žic e l’infermiera Ljubica Depope dell’Ambulatorio medico di medicina generale di Malinska, affiancati dal presidente del Comitato di sorveglianza del Coordinamento dei medici di famiglia a livello nazionale (KoHom), Leonardo Bressan, dal dottor Ivo Miljanović in rappresentanza del Pronto soccorso vegliota, nonché dai sindaci di Veglia e di Malinska, rispettivamente Darijo Vasilić e Robert Anton Kraljić. Al fine di venire finalmente ascoltati dai responsabili a capo delle istituzioni regionali e ribadendo le motivazioni riportate precedentemente nello scritto di aprile, i camici bianchi hanno denunciato una situazione grave, tesa a testimoniare come il modello di sanità sull’isola stia diventando ogni giorno sempre più insostenibile a causa della carenza di personale, ormai cronicamente ridotta all’osso (6 medici attualmente operanti negli ambulatori di medicina generale andranno in pensione nei prossimi due anni) e con un’organizzazione sempre più complessa da gestire, anche in vista dell’arrivo in massa dei turisti.
Un settore in ginocchio
“Cercate di capirci, siamo distrutti. Nel rivolgerci ai pazienti non siamo aggressivi, arroganti, scortesi, ma semplicemente non ce la facciamo più”, ha rilevato Depope, aggiungendo che si è aspettato fino all’ultimo prima di montare la protesta nella speranza, a seguito di una miriade di incontri con chi di dovere, di avere qualche feedback, ma nessuno si è scomposto. In tale contesto ha aggiunto che “in 45 anni di servizio la mia vocazione è stata quella di aiutare le persone, non di organizzare proteste. Purtroppo siamo arrivati agli sgoccioli e ormai siamo in ginocchio”.
Non meno allarmato, Bressan ha dichiarato che purtroppo si stanno avverando le sue previsioni oscure relative al collasso del sistema di cui va segnalando già da dieci anni, per cui “è arrivato il momento di sederci attorno a un tavolo e di capire come agire nel futuro. Entro la fine di quest’anno la Città di Veglia rimarrà senza ulteriori tre medici per cui, a mio avviso, siamo arrivati a un punto di non ritorno. Di altri professionisti, giovani o liberi, disposti a inserirsi nello stesso, non ce ne sono. In tale contesto, ogni anno se ne laureano una sessantina/settantina, dei quali soltanto una ventina di questa Regione. Quest’anno però, per la prima volta nella storia, non vi è neanche uno studente di Cherso o Lussino iscritto alla Facoltà di Medicina o a quella per infermieri. È palese che i ragazzi già a priori rinunciano ad avvicinarsi a questo settore”.
A confermare la criticità del momento, lo sfinimento e l’emorragia del personale sanitario è stato anche Ivo Miljanović, a detta del quale il grosso problema di sovraccarico degli ambulatori di medicina familiare veglioti si estende anche all’assistenza medica d’emergenza. “Il Pronto soccorso isolano è organizzato bene e funziona, ma la situazione insostenibile inerente alla medicina generale/familiare si riflette regolarmente sul loro lavoro”.
Collasso annunciato
Sulla scia delle sue parole, Žic ha riferito che mentre il numero dei residenti fissi dell’isola si aggira intorno ai 170mila, quello del capoluogo quarnerino risale a 110mila, precisando che lo stesso si avvale di 76 ambulatori e che invece la Città di Veglia non riesce a coprire nemmeno le necessità relative alla popolazione locale. Riallacciandosi a queste considerazioni, Vasilić ha specificato che “il problema basilare è la sottocapacità del sistema. Dei tredici team inseriti nella rete di assistenza primaria attualmente su tutta l’isola ne operano nove, più uno a tempo ridotto. Nonostante gli stessi siano destinati ai 20mila residenti fissi, entro il 15 agosto vi soggiorneranno fino a 150mila persone! A modo di confronto, come già accennato in precedenza, vorrei rilevare che nella Città di Fiume sono operative 76 squadre su un numero di cittadini ben minore, il che descrive al meglio la situazione di disparità e di crisi che ci riguarda. Di estate in estate lo sfoltimento del personale medico si compensa con l’apertura delle cliniche turistiche, però quest’anno sono state avviate appena questa settimana, nello specifico due a Veglia e una a Bescanuova (Baška). Sei anni fa invece, quando la Casa della salute funzionava a livello locale, su un numero decisamente inferiore di residenti ve ne erano addirittura sei. Oggi, purtroppo, nonostante la Città di Veglia abbia messo a disposizione della Casa della salute regionale un budget illimitato relativo a tale esigenza, quest’ultima non ha organizzato nulla”. Nel prosieguo del suo intervento, Vasilić ha affermato che tra due/tre anni, per ragioni relative alle quiescenze del personale, il Comune di Malinska-Dubašnica rimarrà senza un’altra équipe medica, dichiarando che lo stesso ha sin d’ora deciso di mettere a disposizione un appartamento ai futuri professionisti. In tale senso ha aggiunto che “spero che riusciremo a prevenire in tempo un problema potenzialmente ancora maggiore. Faccio appello alla succitata istituzione e alla Regione litoraneo-montana affinché si organizzino meglio e risolvano urgentemente questa situazione, perché se il personale sanitario crolla, non ci salverà più nessuno”.
Personale esausto
A seguire, Kraljić ha affermato che durante i mesi invernali il tutto funziona benissimo con due ambulatori, uno organizzato dalla Casa della salute regionale e l’altro in concessione del dottor Željan Žic, ma con l’avvento dell’alta stagione le cose cambiano. “Se succede, come è effettivamente avvenuto, che per motivi di salute o altro una delle strutture non sia funzionante, un solo team si ritrova a doversi occupare di 30mila pazienti, il che è impossibile, ha ancora aggiunto, segnalando che “le persone sono esauste e se, di conseguenza, succederà qualcosa si dovranno affrontare grandi problemi. Per tale ragione faccio un appello al settore sanitario regionale in toto, come pure ai potenziali dottori desiderosi di raggiungerci, di agire in fretta”.
In conclusione dell’incontro, Ljubica Depope ha affermato che “domani, in luogo del cartello ‘Benvenuti sulla dorata isola di Veglia’, al suo ingresso ne collocheremo un altro riportante la scritta ‘Entrate a vostro rischio e pericolo e caricatevi i medici nel bagagliaio’. È tutto ciò che ci rimane ancora da fare, il resto l’abbiamo detto”.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.