
L’Olocausto come punto di partenza. È questo il titolo dell’ambizioso progetto che si sta svolgendo a Fiume in questi giorni e che coinvolge un gran numero di professori di storia di Italia, Croazia, Slovenia e Francia.
L’incontro è stato organizzato dal Memoriale della Shoah di Parigi, in collaborazione con le Agenzie per l’istruzione dei tre Paesi coinvolti e pure con la Comunità degli Italiani di Fiume, che ha ospitato questa tappa del corso di aggiornamento. Come spiegato da Rina Brumini, vicepresidente della Comunità ebraica di Fiume, nonché relatore per la tappa dedicata al cimitero ebraico e la sinagoga, il convegno coinvolge 15 docenti di ciascuna nazione, con la lingua di lavoro che è l’inglese. “I docenti seguono un programma molto intenso di tre giorni, che prevede sia laboratori che visite guidate. Ci siamo scambiati informazioni e competenze didattiche sul come poter poi applicare queste nuove conoscenze al contesto specifico nel quale ci troviamo a fare lezione sulla Shoah”, ha spiegato Brumini.
La prima parte della giornata di ieri è stata una vera e propria lezione sul campo, guidata da Ivan Jeličić, dell’Università di Fiume, che per spiegare la complessità della storia cittadina fra la fine dell’‘800 e durata poi per gran parte del ‘900 è partito dalla Chiesa di Cosala, definita uno dei simboli della narrazione fascista di Fiume negli anni ‘30 del secolo scorso.
Jeličić ha iniziato la lezione fissando dei punti fermi, portando la comitiva davanti all’entrata del cimitero, dove è posta una lapide dedicata ai partigiani caduti, che è invece il simbolo della narrazione della Jugoslavia socialista subito dopo la fine della Seconda Guerra mondiale.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
“Uno degli obiettivi principali di questa giornata è far capire come la narrazione sia cambiata nel corso degli anni con il cambiare dei regimi e degli stati, ma a volte anche all’interno dello stesso stato in pochi anni”, ha spiegato Jeličić.
Questa situazione appare evidente proprio con la lapide davanti al cimitero, che con il suo bilinguismo e con le sue frasi inneggia all’internazionalità e alla multiculturalità di Fiume. “Nel giro di poco tempo, però, questa narrazione non andava più bene, perché limitava le possibilità della Jugoslavia di annettere la città”, ha affermato Jeličić.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
La storia di Bruno Mondolfo
Il professore è stato estremamente bravo ad aggiungere via via nuovi livelli di complessità, andando a confondere le idee di tutti gli altri ogni volta che pensavano di aver capito quello che stava succedendo a Fiume in quegli anni. Una delle storie raccontate è quella di Bruno Mondolfo, uno degli unici tre ebrei martiri fascisti. “Nel giugno del 1921, in seguito agli accordi del Trattato di Rapallo che assegnarono una parte del porto di Fiume alla Jugoslavia, un gruppo di fascisti decise di assaltare Porto Baross, per evitare che questo venisse consegnato alle autorità jugoslave. Mondolfo faceva parte del partito nazionalista, ma era iscritto anche a quello fascista e faceva da portabandiera. Il porto era però difeso dagli Alpini, che non volevano causare incidenti diplomatici con la Jugoslavia e pertanto aprirono il fuoco. Ci furono sei morti, che vennero sepolti a Cosala, cinque nella parte cristiana del cimitero e uno in quella ebraica. All’inizio degli anni ‘30 ci furono delle commemorazioni e Mondolfo venne dichiarato martire fascista. Eravamo prima dell’introduzione delle leggi razziali e non c’era nulla di strano in tutto ciò”, ha raccontato Jeličić.
Enea Dessardo, presidente della Comunità degli Italiani di Fiume, ci ha spiegato come sia nata questa collaborazione e perché l’evento si svolga in Comunità. “Per noi è un onore poter accogliere un evento tanto prestigioso, sia per l’autorevolezza dell’organizzatore, sia per la bontà dei temi trattati, sia perché fra i relatori ci sono dei nostri connazionali. È per questo che abbiamo dato la disponibilità dei nostri spazi. Inoltre, partecipare a incontri come questo ci dà la possibilità di incidere nella società, contribuendo anche a trattare temi storci di grande attualità parlando di loro dal nostro punto di vista. Credo sia molto importante per la Comunità Nazionale Italiana in generale essere inclusa in progetti di questo tipo”, ha dichiarato Dessardo.
Rina Brumini, che ha guidato poi la visita alla Sinagoga di Fiume, ha parlato anche di come Fiume sia stata la prima città in Croazia a posizionare delle pietre d’inciampo dedicate ad alcune delle vittime dell’Olocausto, portando a termine il progetto in modo bilingue, dando segno di grande civiltà.

Foto: IVOR HRELJANOVIĆ
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