
L’affido familiare è un atto che, in molte occasioni, si configura come una scelta di grande altruismo. La decisione di accogliere un bambino o un adulto in difficoltà non è mai facile, ma chi sceglie d’intraprendere questo percorso diventa un punto di riferimento decisivo nella vita di coloro che si trovano in una situazione di vulnerabilità.
Il team per l’affido della Regione litoraneo-montana, è un esempio d’impegno e dedizione, che sta lavorando per sensibilizzare la comunità e promuovere l’importanza di questa forma di accoglienza, che può realmente cambiare le sorti di molte persone. Quello dell’affido, da noi, è un nuovo dipartimento, istituito all’inizio del 2024 all’interno dell’Istituto nazionale per il lavoro sociale (precedentemente conosciuto come Centro per la previdenza sociale). All’interno dell’Istituto, situato nel rione di Belvedere in via Matko Laginja, operano vari uffici distrettuali che coprono l’intera area della Regione. Ed è proprio lì che opera anche il team per l’affido. Questa formazione vincente, composta da Ivana Car, assistente sociale, dalla legale Martina Mitrović e dalla psicologa Sandra Pandžić, è un esempio perfetto di come il lavoro congiunto di professionisti, unito alla passione per il benessere dei più vulnerabili, possa fare la differenza. Il loro obiettivo è creare un ambiente sicuro e amorevole per i bambini e gli adulti che non possono rimanere con le loro famiglie biologiche, a causa di problematiche legate alla trascuratezza, agli abusi o a difficoltà socio-economiche.
La loro missione è quella di garantire che ogni bambino o adulto in difficoltà abbia la possibilità di crescere in un ambiente stabile e affettuoso. L’affido familiare ricrea un ambiente simile a quello familiare e consente una maggiore continuità affettiva rispetto ad altre forme di istituzionalizzazione come, ad esempio, il brefotrofio.
La nascita di un team specializzato all’interno del Centro per la previdenza sociale della nostra Regione, avvenuta all’inizio del 2024, ha rappresentato un passo importante per migliorare e rendere più efficiente l’intero sistema di affido. Il team, che gestisce circa 109 famiglie affidatarie, è responsabile della selezione e della formazione degli affidatari e si occupa anche del monitoraggio continuo delle situazioni di affido. La loro presenza è fondamentale per garantire che ogni bambino abbia la possibilità di svilupparsi in un contesto protetto e amorevole.
Un impegno continuo per i bambini
Ognuno dei membri del team porta con sé una competenza fondamentale. Ivana Car, ha passato anni a percorrere sentieri difficili in questo campo e ogni giorno affronta situazioni complesse, spesso strazianti, ma lo fa con una passione che non si può descrivere a parole ed è in grado di comprendere le dinamiche familiari più complesse e di intervenire in modo tempestivo. Martina Mitrović, gioca un ruolo fondamentale nel sistema legale che regola gli affidamenti. Il suo compito non è solo quello di interpretare la legge, ma di fare in modo che le decisioni prese nelle aule dal giudice non siano fredde e distanti, ma calate nella realtà delle persone. Sandra Pandžić, psicologa, ha il compito di seguire i bambini e le famiglie affidatarie sotto l’aspetto psicologico, assicurandosi che il benessere emotivo di tutti sia protetto. Questo lavoro multidisciplinare è essenziale per garantire che ogni bambino sia accolto nel miglior modo possibile.
L’affido familiare è una scelta di cuore oltre che di responsabilità. Nella Regione litoraneo-montana, 105 famiglie affidatarie accolgono bambini provenienti da contesti difficili, ma il numero non è sufficiente a soddisfare la crescente domanda. Essere affidatari significa offrire amore, stabilità e affrontare sfide legate ai traumi vissuti dai bambini. Con il giusto supporto, però, è possibile aiutarli a crescere in un ambiente sicuro. L’affido non riguarda solo i minori, ma può rappresentare un’opportunità anche per adulti in situazioni di vulnerabilità, offrendo loro dignità e serenità.
Il futuro dell’affido
Le nostre interlocutrici sottolineano l’importanza di far conoscere l’affido e sensibilizzare la comunità, poiché la mancanza di famiglie affidatarie segna ancora la vita di molti bambini in Croazia.
Il team di affido lavora con passione, supportato dalle istituzioni, per offrire ai minori un futuro migliore. “Se l’intera comunità si unisse, potrebbero avvenire cambiamenti significativi” affermano.
L’affido può essere tradizionale (da parte di estranei), parentale (nonni o zii) o professionale (con compenso). Tuttavia, le risorse economiche sono limitate: lo Stato copre circa 500 euro per le spese del bambino più un compenso di 200 euro agli affidatari, mentre nei brefotrofi il costo supera i 1.000 euro a bambino.
L’obiettivo è attrarre nuovi affidatari attraverso vari canali promozionali, ma restano molte sfide. Alcuni temono il rapporto con i genitori biologici, altri evitano i neonati per l’impegno richiesto. “In tutta la Croazia mancano affidatari per neonati” aggiunge Mitrović.
Attualmente, ci sono 1.302 affidatari per bambini, compresi i parenti, ma oltre 2.000 minori attendono ancora una famiglia. Nella nostra Regione, ci sono 43 famiglie affidatarie tradizionali (48 bambini) e 62 parentali (84 bambini), per un totale di 105 famiglie e 132 bambini.
L’affido dura fino ai 18 anni, estendibile se il giovane studia, ma il sostegno economico cessa. Ai bambini non affidati rimangono i brefotrofi o, in alcuni casi, la permanenza nelle famiglie biologiche, anche se non sempre è la soluzione migliore.
Secondo Sandra Pandžić, il primo obiettivo è migliorare la situazione familiare del minore, ma se ciò non è possibile, l’affido è la migliore alternativa. Tuttavia, non tutte le famiglie affidatarie sono subito pronte: spesso iniziano con visite settimanali per creare un legame graduale con il bambino, soprattutto se proviene da un brefotrofio.
L’obiettivo è un buon adattamento.
Ivana ci spiega che visitano le famiglie affidatarie solo dopo l’inserimento di un bambino per verificare il suo adattamento, mentre il Dipartimento per il Matrimonio segue le famiglie a rischio. “Abbiamo un lavoro più semplice rispetto ai nostri colleghi, perché ci occupiamo di persone altruiste che vogliono accogliere un bambino. Chi lavora nel Dipartimento per il Matrimonio si confronta con genitori in difficoltà, spesso con problemi di salute, dipendenze o trascuratezza dei figli. I problemi finanziari da soli non sono motivo sufficiente per separare un bambino dalla famiglia biologica, ma la negligenza nei bisogni essenziali sì.”
Sui bambini affidati, Ivana spiega: “hanno vissuto situazioni difficili e portano con sé traumi e difficoltà di adattamento. Alcuni, cresciuti in condizioni non adeguate, mostrano inizialmente comportamenti problematici, ma migliorano con il tempo. I neonati che crescono in case famiglia spesso presentano ritardi nello sviluppo, ma una volta affidati a una famiglia, progrediscono rapidamente grazie alle cure individuali.” Nei brefotrofi, gli educatori non possono dedicare abbastanza tempo a ogni bambino. In una famiglia affidataria, invece, ricevono un supporto mirato, con accesso a pediatri, logopedisti e psicologi. Inoltre, mantengono contatti con la famiglia biologica, un aspetto considerato essenziale per il loro benessere.
Quanto ai comportamenti ricorrenti, Car evidenzia che i bambini affidati, nonostante maltrattamenti o trascuratezza, tendono a provare un forte attaccamento ai genitori biologici. Per questo è fondamentale un periodo di adattamento con il giusto supporto.
Un grande aiuto proviene dal Centro per la fornitura di servizi alla comunità di Selce, che offre supporto agli affidatari, alle famiglie biologiche e alle strutture di accoglienza. Organizzano gruppi di formazione e consulenza per gli affidatari, fornendo un sostegno prezioso nel loro percorso.
Come entrare nel sistema di affido?
Per entrare nel sistema di affido, è necessario compilare un modulo sul sito dell’Ufficio croato per il lavoro sociale e inviare la documentazione richiesta. Il team per l’affido della Regione litoraneo-montana fornisce supporto e informazioni: è possibile contattarli al numero 099/16 38 121 o recarsi in via Laginja 11A per un appuntamento.
Il processo prevede una richiesta iniziale, seguita da un’anamnesi sociale e personale, una valutazione psicologica e una verifica dell’ambiente domestico. Dopo una formazione di 40 ore, viene emesso il provvedimento che autorizza l’affido. Il team esamina le richieste di collocamento e cerca di abbinare il bambino con un affidatario adatto, preferibilmente nella stessa area geografica per mantenere il contatto con la famiglia biologica.
Sandra, Martina e Ivana, prima di salutarci, lanciano un appello: “chi ha spazio in casa e un grande cuore può fare la differenza nella vita di un bambino. Invitiamo tutti gli interessati a un colloquio per ricevere informazioni.
Ci sono tante bambine e bambini che meritano una casa.” Per loro, questo lavoro comporta sfide quotidiane, ma la consapevolezza di aiutare chi è meno fortunato rende ogni sforzo prezioso.
Tutti i diritti riservati. La riproduzione, anche parziale, è possibile soltanto dietro autorizzazione dell’editore.
L’utente, previa registrazione, avrà la possibilità di commentare i contenuti proposti sul sito dell’Editore, ma dovrà farlo usando un linguaggio rispettoso della persona e del diritto alla diversa opinione, evitando espressioni offensive e ingiuriose, affinché la comunicazione sia, in quanto a contenuto e forma, civile.